"No, questo è volutamente falso. Ho sempre sostenuto che l'Italia abbia assolutamente bisogno del mercato comune. Quanto è successo dal trattato di Roma in poi conferma la sua importanza per la crescita italiana. Per avere un mercato unico, è necessario avere una moneta unica, senza la quale l'unità del mercato sarebbe rotta. La mia posizione è che la costruzione del Trattato del 1992 è incompleta e dovrebbe essere migliorata se l'Europa intende superare i suoi tormenti interni e fare i conti da un punto di vista geopolitico e geoeconomico. Naturalmente, queste riforme non possono essere attuate da un giorno all'altro. È necessario attendere la Commissione e trovare un accordo, un consenso, tra i partner".

Risponde così il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, in un'intervista a ilsussidiario.net, a chi osserva che è stato accusato di essere contro l'euro e di proporre "QuItaly", la versione italiana della Brexit in cui l'Italia avrebbe abbandonato la moneta unica.

"L'Italia deve riconoscere l'importanza della Germania sulla scena mondiale - prosegue il ministro -. Le debolezze dei Paesi membri dell'Unione si riflettono nel futuro geopolitico della Germania e, pertanto, è nel suo stesso interesse aiutare quei Paesi a uscire dalle loro situazioni negative. Se la Germania si limita a sollevare problemi e imporre vincoli invece di indicare soluzioni, i movimenti antieuropei saranno rafforzati, potrebbero destabilizzare l'Europa e riaprire vecchie ferite che non sono ancora state sanate. La soluzione ideale potrebbe essere che la Ue offra nuove soluzioni per guidare le forze di crescita, soddisfacendo le esigenze di molti Paesi europei, tra cui l'Italia. Gli Stati Uniti non hanno intenzione di ripetere la loro intelligente e costosa politica e le prestazioni del dopoguerra per aiutare l'Europa a uscire dalle ferite che si è autoinflitte. Questa volta dobbiamo affrontare i problemi da soli".

"L'Italia è una solida potenza industriale colpita da un profondo dualismo (territoriale, settoriale, legato alle dimensioni delle imprese) che non può essere risolto con restrizioni poste sull'uso delle risorse - spiega il ministro -. Le famiglie italiane sono grandi risparmiatori. Hanno assets finanziari e reali pari ad almeno quattro volte il debito sovrano. Contrariamente a quello che a volte sentiamo, potremmo dire che noi italiani viviamo al di sotto dei nostri mezzi, come dimostrato dall'eccedenza delle partite correnti del 2,7% del Pil, o circa 50 miliardi di euro, che è l'importo che di fatto manca alla nostra domanda interna. Il bilancio nazionale ha un avanzo primario. Pur avendo contemporaneamente due eccedenze gemelle, un tasso di disoccupazione del 10% (quello attuale in Italia) è il paradosso logico generato dall'aver deciso che i parametri di Maastricht sono l'obiettivo dell'Unione".

"Pertanto, penso che sia necessario invertire l'ordine di importanza rispetto all'oggetto dell'accordo ribadito all'articolo 3 del trattato di Lisbona - conclude Savona -. L'accordo ampio e dettagliato sottolinea la necessità di una crescita globale ben oltre i piccoli vincoli di alcuni parametri fiscali. Riconosce la necessità della piena occupazione e del progresso sociale. I due parametri fiscali invece sono diventati i veri obiettivi dell'accordo".

gug

 

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June 21, 2018 11:47 ET (15:47 GMT)

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