Generali: soci italiani già in manovra per rinnovo presidenza (Mi.Fi.)
13 Agosto 2018 - 9:14AM
MF Dow Jones (Italiano)
Cercasi, anche se con largo anticipo, presidente delle Generali.
Lo statuto pone il tetto di 70 anni per ricoprire la carica e
l'attuale chairman Gabriele Galateri di Genola ne avrà 72 ad aprile
2019, quando bisognerà rinnovare il cda. Chi lo sostituirà? In
alcuni ambienti milanesi riservati circola già un nome: Domenico
Siniscalco, managing director e vicepresidente di Morgan Stanley
international, ex ministro del Tesoro, candidato nel 2010 alla
presidenza del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo e di
recente, per qualche ora, nuovamente ministro del Tesoro in
pectore, quando sembrava che la maggioranza Lega-M5S volesse
puntare su Giulio Sapelli premier.
Siniscalco - scrive Milano Finanza - è un manager di alto
profilo, che ha le credenziali giuste per ricoprire quel ruolo dal
punto di vista anagrafico (64 anni), reputazionale e delle
relazioni anche all'interno della compagnia, dove è gradito dai
soci italiani, tra cui Francesco Gaetano Caltagirone, secondo
azionista dietro Mediobanca, con il 4%. A gennaio prossimo comunque
verrà dato l'incarico a un head hunter per individuare una rosa di
nomi. Ma sarà una specie di foglia di fico per coprire i grandi
giochi di potere nell'ex salotto buono, dove le azioni adesso si
contano e non si pesano più.
Mediobanca non è più lo snodo di un tempo, e il reticolo di
partecipazioni incrociate è governato da un patto da cui quasi
certamente Unicredit uscirà a fine settembre: la governance a
Trieste, comunque, stuzzica appetiti. Ci sarà da contare anche il
3% detenuto da Mediobanca nel Leone, che verrà venduto entro giugno
2019. Alberto Nagel, il primo agosto, illustrando il brillante
bilancio 2017-2018 di Mediobanca, ha sfoderato tre opzioni: vendita
sul mercato, fuori mercato o utilizzare il pacchetto nel concambio
di qualche acquisizione dell'asset management e advisory.
Mediobanca venderà le azioni a un prezzo superiore a 17 euro. Nella
seconda opzione, la vendita fuori mercato, le azioni potrebbero far
gola ai soci italiani del Leone, a cominciare proprio da
Caltagirone . Chi è vicino al costruttore romano a capo di un quasi
impero che va dal cemento, agli immobili, all'editoria, assicura
che ha l'ambizione di salire fino al 7% per poter sovrastare
Edizione del gruppo Benetton, che è al 3% e vorrebbe crescere fino
al 5%. Caltagirone, Benetton, Delfin (Leonardo Del Vecchio) oggi al
3,15 e Dea Capital potrebbero ripartirsi la quota di Mediobanca,
sempre che i valori di borsa dovessero convenire. Ma a quale prezzo
politico-economico e di potere potrebbe avvenire l'operazione?
Sicuramente in cambio di maggior peso nel prossimo cda, che deve
far i conti con i paletti statutari.
Oltre della soglia massima dei 70 anni per diventare presidente,
c'è quella dei 77 per entrare nel board, con Caltagirone che ne
avrà 76 e punta alla riconferma alla vicepresidenza. Ed Edizione,
oggi non rappresentata, quasi certamente chiederà spazio,
aumentando il peso dei soci italiani. Ma anche sulle strategie e
l'organizzazione dove serve una convergenza di visioni non semplice
da trovare. Di recente per esempio, la nomina di Frèdèric de
Courtois a general manager (anche se non formale), seppure passata
all'unanimità, ha fatto nascere qualche riserva per la
francesizzazione del top management, e si sa che i soci italiani,
ossia Caltagirone , Benetton, Lorenzo Pellicioli per De Agostini,
sono concordi sull'utilizzo degli 1,5 miliardi in cassa delle
dismissioni per la crescita del Leone ed eventualmente potrebbero
anche ricorrere a un aumento se servisse per consentire a Trieste
di espandersi in Europa.
red/cce
(END) Dow Jones Newswires
August 13, 2018 02:59 ET (06:59 GMT)
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