L'Avvocatura generale dello Stato ha risposto: da ieri pomeriggio il parere chiesto dal ministro dello Sviluppo Economico

Luigi Di Maio sulle "possibili anomalie" relative alla procedura di gara per la cessione dell'Ilva, è sulla sua scrivania. Lo scrive Il Messaggero aggiungendo che il ministro probabilmente non resterà particolarmente soddisfatto delle cose che leggerà: l'Avvocatura infatti nel parere elenca i principi giuridici applicabili alla materia, ma rimette al governo la scelta se quegli stessi principi sono tali da far annullare la gara, se esiste un interesse pubblico attuale e concreto all'annullamento, oppure se alla fine le conseguenze sono tali da far considerare non conveniente rimettere tutto in discussione.

In sintesi: qualche vizio procedurale c'è, ma non è tale da far annullare automaticamente la gara. Anche perché i vincitori, in ogni caso, hanno agito in buona fede. La decisione spetta comunque al ministro. Per Di Maio resta quindi il problema di fondo: accontentare i

tanti grillini "no Ilva" e ricominciare tutto daccapo su basi diverse

(il fantomatico piano B, di cui non si conoscono i dettagli); chiudere

progressivamente il siderurgico di Taranto; oppure contrattare il più possibile con gli attuali aggiudicatari della gara, la newco Am Investco Italy capitanata dal colosso dell'acciaio Arcelor Mittal, per ottenere ancora più garanzie soprattutto sul piano occupazionale. Sempre che naturalmente gli indiani si mostrino ancora disponibili.

Di Maio non ha molto tempo per prendere una decisione. Il contratto

di cessione firmato dai commissari straordinari con l'aggiudicatario

scadeva a luglio, ed è stato prorogato fino a metà settembre. Più o meno in quel momento finirà anche l'ossigeno in cassa Ilva e non ci saranno nemmeno più i soldi per pagare gli stipendi dei 14.000 dipendenti:

un'ulteriore proroga è particolarmente problematica, perché il governo

dovrebbe varare un nuovo decreto ad hoc con le risorse. Qualunque

sia la decisione, Di Maio dovrà comunicarla anche ai sindacati, da giorni in attesa di una nuova convocazione al Mise. Se l'assegnazione dovesse essere considerata valida, bisognerà infatti ancora trovare un punto di accordo sull'occupazione: gli indiani già nell'ultima riunione dell'era Calenda avevano fatto capire di essere disponibili ad assumere nella nuova Ilva 10.500 persone, rispetto ai 10.000 offerti precedentemente,

ma non ancora soddisfacente per i sindacati che chiedono zero esuberi.

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

August 22, 2018 04:00 ET (08:00 GMT)

Copyright (c) 2018 MF-Dow Jones News Srl.