L'acquisizione miliardaria (30 miliardi di sterline) di Sky Plc da parte di Comcast da un lato. La crescita di Netflix e degli altri over-the-top dall'altro. Se il mercato televisivo europeo è in fibrillazione, i broadcaster indipendenti, attivi soprattutto in ambito nazionale, sono costretti a correre ai ripari.

Per questo Mediaset, scrive MF, dopo aver detto addio al progetto con Vivendi (c'è una causa in corso con i francesi), da tempo sta lavorando, sottotraccia, alla creazione di un polo europeo della televisione generalista free, il ritrovato core business di Cologno Monzese.

L'idea di dare vita a una aggregazione internazionale è stata ribadita più volte, in questi ultimi mesi, da Pier Silvio Berlusconi. E se come anticipato lo scorso 1 maggio da MF-Milano Finanza, il candidato ideale era (e resta) la tedesca ProsiebenSat.1, il progetto è stato poi allargato alla francese TF1, antagonista di Vivendi e in qualche modo di Canal+.

Con questi due operatori esteri, il Biscione da oltre un anno ha definito un accordo commerciale che gli altri due operatori televisivi legato a Studio 71, il principale multichannel network in Europa (sviluppa oltre 6 miliardi di video visti al mese ed è presente in cinque Paesi). Ma, secondo gli esperti del settore e le banche d'affari che da tempo studiando il futuro di Mediaset , tutto questo non basta. Perché per sostenere la concorrenza dei big d'Oltreoceano bisogna mettere a fattore comune l'attività industriale. Tanto più che i tre broadcaster coprono un bacino rilevante nel Vecchio Continente: Italia, Spagna, Francia e Germania.

red/fch

 

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November 08, 2018 02:50 ET (07:50 GMT)

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