Luci e ombre sul comparto dell'editoria, sia italiano che
mondiale. Se infatti negli ultimi 5 anni i ricavi sono
progressivamente calati, nel 2017 si intravedono timidi segnali di
un lieve miglioramento in termini di redditivitá.
E' quanto emerge dall'indagine dell'Area Studi Mediobanca
R&S sui principali otto gruppi editoriali italiani cui fanno
capo i maggiori quotidiani nazionali, attraverso i conti del
periodo 2013-2017 e dei primi nove mesi 2018.
Nel 2017 il giro d'affari mondiale è risultato in diminuzione,
attestandosi a 150 mld di dollari complessivi, -2,2% sul 2016 e
-8,6% sul 2013. La raccolta di pubblicitá cartacea, con un -30,8%
sul 2013, registra una performance molto deludente, ma a fare da
contraltare ci sono gli aumenti della diffusione cartacea (+3,4%),
della pubblicitá digitale (+41,3%) e soprattutto della diffusione
digitale (+179%).
Nonostante la crescita del digitale, nel 2017 l'89,5% del giro
d'affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata, segno di
come a livello globale la gran parte degli investimenti
pubblicitari e delle vendite si concentri ancora sui canali
tradizionali.
I dati confermano il cambiamento in atto del business model dei
grandi gruppi editoriali internazionali. I proventi da diffusione,
che rappresentano nel 2017 il 58,1% dei ricavi totali, hanno ormai
superato quelli pubblicitari.
In Italia, nel 2017 i principali otto grandi editori hanno
registrato ricavi complessivamente per 3,5 mld, in calo del 6% sul
2016 e del 20,2% sul 2013. I primi tre, Mondadori (fatturato di
1.268 mln), Rcs (896 mln a cui si aggiungono 89 mln di Cairo
Editore, entrambi consolidati dalla Cairo Comm.) e Gedi (634 mln).
A seguire il gruppo Sole 24 Ore (230 mln ), Monrif (153),
Caltagirone Ed. (138 mln ), Cairo Editore (89 mln) e Class E. (62
mln). Class Editori, insieme a DowJones & Co., controlla questa
agenzia.
I maggiori gruppi editoriali italiani hanno cumulato nel periodo
2013-2017 perdite nette per 1,2 mld e solo Cairo Editore chiude il
quinquennio in positivo (38 mln). Nel 2017 alcuni gruppi sono però
in miglioramento: in particolare, Rcs ha fatto registrare un utile
netto di 71 mln (rispetto ai 4 mln del 2016), Mondadori 30,4 mln
(22,5 mln nel 2016) e Il Sole 24 Ore 7,5 mln (-92,6 mln nel
2016).
Buone notizie sul versante redditivitá industriale che a livello
aggregato segna un'inversione di tendenza nel quinquennio: Ebit
Margin 4,1% nel 2017 rispetto al -5,7% del 2013. Nel 2017 spiccano
le performance di Cairo Editore (12,4%), Rcs (10,8%) e Gedi (5,8%).
In coda Il Sole 24 Ore (-19,5%) e Class Editori (-25,2%).
La struttura finanziaria è mediamente solida, con i mezzi propri
che in media sono 1,7 volte i debiti finanziari, ma è anche
eterogenea. Se Cairo Editore, che non ha debiti finanziari, è la
societá piú solida del 2017 seguita da Caltagirone Ed. (debiti
finanziari pari all'1,8% del capitale netto), sono invece fragili
Monrif e Class E. (debiti finanziari pari, rispettivamente, a 3,7 e
4,8 volte i mezzi propri). Le difficoltá economiche dell'editoria
sono evidenti anche nel drastico calo degli investimenti: sono 13 i
milioni di euro investiti in meno rispetto al 2013 (- 40%).
Anche in Borsa, negli ultimi cinque anni, il settore editoria ha
deluso, con performance inferiori rispetto alle societá industriali
(+3% contro il +24,8%).
Per quanto riguarda i primi 9 mesi del 2018, la classifica per
fatturato vede un avvicendamento al vertice: Rcs, con un giro
d'affari di 713 mln, sostituisce in prima posizione Mondadori (658
mln), fortemente ridimensionata in seguito agli accordi di
dismissione della divisione Periodici Francia. I grandi gruppi
editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato
nei tre trimestri considerati, anche se Rcs (-0,3%) e Class Editori
(stabile) hanno limitato i danni.
Nel 2018 l'Ebit margin aggregato delle principali societá
editoriali italiane al 30/9/2018 è del 5,3%, in miglioramento
rispetto al 4,1% del 2017.
Per quanto riguarda la diffusione in Italia, le vendite
continuano a diminuire, con il settore digitale che non riesce
minimamente a compensare la disfatta del cartaceo. Nel quinquennio
2013-2017, le copie cartacee dei quotidiani sono calate del 40,5%,
scendendo da 3,7 a 2,2 milioni al giorno. Considerate le 335 mila
copie digitali, pari al 13% del totale, nel 2017 la diffusione
totale si e' attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie.
Anche sul fronte della diffusione il 2019 mostra qualche timido
segnale di rallentamento del trend negativo: le vendite nei primi 9
mesi hanno registrato una flessione del 6,3%, a fronte del -15,4%
del 2017.
A livello mondiale, invece, nel 2017 la diffusione su carta è
rimasta stabile: -0,1% sul 2016, grazie alla performance dei paesi
asiatici che compensa i cali nei mercati maturi. Oggi la diffusione
dei quotidiani italiani vale lo 0,4% di quella mondiale, meno di
quella del primo quotidiano tedesco e britannico insieme.
La top 10 dei quotidiani d'informazione italiani vede in testa
il Corriere della Sera, con 227mila copie giornaliere nel 2017. Sul
podio troviamo, inoltre, La Repubblica (191mila copie), seguita da
un altro quotidiano del Gruppo Gedi, La Stampa (146mila). Chiudono
la classifica Avvenire (102mila), Il Messaggero (101mila), QN-Il
Resto del Carlino (99mila), Il Sole 24 Ore (91mila), QN-La Nazione
(73mila), Il Giornale (60mila) e Il Gazzettino (51mila).
Quanto ai prezzi, i quotidiani italiani sono mediamente meno
cari rispetto a quelli europei e registrano l'incremento di prezzo
più contenuto nel 2013-2017. Bild, Sun e Daily Mail costano meno
della metà e hanno una diffusione mediamente di quasi sei volte
superiore a quella dei primi due quotidiani d'informazione dei
principali paesi europei.
fch
(END) Dow Jones Newswires
December 13, 2018 13:00 ET (18:00 GMT)
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