Wall Street prosegue la seduta contrastata, mentre gli
investitori restano in attesa di capire l'evoluzione delle diverse
offensive commerciali intraprese dal presidente degli Stati Uniti,
Donald Trump.
Il Dow Jones è in lieve rialzo dello 0,19%, l'S&P 500 dello
0,1%, mentre il Nasdaq Composite cede lo 0,20%.
L'atteggiamento conflittuale degli Stati Uniti nei confronti di
Cina e Messico porterá il commercio globale a crescere massimo
dello 0,3% nel 2019, il livello peggiore dal 2009, affermano gli
esperti di Ing. Il presidente americano, Donald Trump, ha affermato
che il mercato azionario è il barometro del suo successo politico,
ma "la risposta negativa del mercato azionario alla sua decisione
di aumentare le tariffe sulle importazioni cinesi non gli ha
impedito di attuare questa misura", sottolinea l'analista Raoul
Leering. Il leader di Washington sta, pertanto, dando la prioritá
alle promesse elettorali, come ad esempio quella di ottenere
migliori condizioni commerciali per gli Stati Uniti e di ridurre
l'immigrazione clandestina, conclude l'esperto.
Sul fronte dei dazi tra Stati Uniti e Messico, oggi dovrebbero
proseguire i colloqui tra i funzionari dei due Paesi, per
scongiurare l'imposizione di una tariffa del 5% su tutti i beni
messicani importati negli Usa. Se i dazi dovessero entrare in
vigore, questo si tradurrebbe in un immediato aumento dei prezzi
delle automobili, riducendo la domanda di veicoli. "Sebbene
l'elasticitá della domanda sul mercato auto sia difficile da
calcolare, è possibile immaginare che una tariffa del 25%
taglierebbe la domanda di 3 milioni di unitá", commenta Emmanuel
Rosner, economista di Deutsche Bank.
Per quanto riguarda invece l'escalation delle relazioni tra
Washington e Pechino, Trump, ha avvertito il Governo cinese di un
altro possibile aumento di tariffe, nonostante abbia definito
"interessanti" gli sviluppi dei colloqui. Per il presidente, gli
Usa stanno "giá guadagnando il 25% su 250 miliardi di dollari e
possono aumentare almeno ad altri 300 miliardi" ha detto Trump ai
reporter, a Shannon, in Irlanda, prima di partire per la Francia in
occasione del 75esimo anniversario del D-Day.
"Temo che le autoritá di Pechino stiano sottovalutando il
sentiment anti-cinese" che si sta diffondendo a Washington, afferma
Tim Adams presidente dell'Institute of International Finance. Anche
se l'attuale amministrazione americana è responsabile di aver
condotto la guerra doganale nei confronti della Cina, infatti,
"quasi tutti" i 24 democratici che si candideranno alle
presidenziali del 2020 "hanno una sorta di sentiment anti-cinese",
relativo al commercio o ad altri fattori. "Washington è diventata
decisamente" ostile a Pechino, conclude l'esperto.
Le numerose incertezze sull'outlook economico, insieme ad alcuni
dati deboli, stanno inoltre alimentando le speculazioni su un
taglio dei tassi da parte della Fed per sostenere l'economia. I
future prezzano una probabilitá del 60% che questa misura venga
attuata durante la prossima riunione del Fomc del 31 luglio,
affermano gli esperti di Unicredit.
Crediamo tuttavia che le speculazioni su un ulteriore
allentamento della politica monetaria americana siano eccessive,
soprattutto perchè i segnali di rallentamento dell'economia
dovrebbero diventare piú evidenti nel corso di quest'anno e del
prossimo, precisano gli analisti. Una riduzione del costo del
denaro è diventata solo una questione di tempo, concludono da
Unicredit.
"Ora il mercato prezza quasi tre tagli dei tassi di 25 punti
base ciascuno per quest'anno da parte della Federal Reserve. Solo
una settimana fa, le attese erano per una sola riduzione", afferma
Keith Wade di Schroders. "La nostra" opinione "è che la Fed
allenterá la politica monetaria, ma non prima dell'anno prossimo,
quando il rallentamento dell'attivitá economica sará divenuto piú
evidente".
Sul fronte dei dati macroeconomici, il costo unitario del lavoro
negli Stati Uniti, nel 1* trimestre, è calato dell'1,6% t/t, al di
sotto del consenso degli economisti e della lettura preliminare al
-0,9%. L'indice di produttivitá nei settori non agricoli negli
Stati Uniti, sempre nel 1* trimestre, è cresciuta del 3,4% t/t
(+3,5% il consenso), rispetto al 3,6% del dato preliminare.
La produttivitá del lavoro negli Stati Uniti è rimasta forte nel
primo trimestre, sebbene sia cresciuta ad un ritmo leggermente piú
lento di quanto era stato inizialmente stimato. Nello specifico, la
produttivitá dei settori non agricoli è stata rivista dal 3,6% al
3,4%, rimanendo tuttavia sui massimi dal terzo trimestre 2014.
Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli
Stati Uniti (dato destagionalizzato) sono rimaste invariate a quota
218.000 (212.000 il consenso degli economisti contattati dal Wsj).
Il dato della scorsa settimana è stato rivisto da 215.000 a 218.000
unitá. La media mobile nelle ultime quattro settimane, considerata
piú attendibile dal mercato perchè meno volatile, è a 215.000
unitá, in calo di 2.500 unitá rispetto al dato di sette giorni fa,
rivisto invece a 217.500, dalle 216.750 unitá precedenti.
Le esportazioni degli Stati Uniti sono diminuite del 2,2% ad
aprile e la produttivitá del lavoro è stata rivista, ma nessuno dei
due dati è in grado di intaccare il contesto generale di crescita
economica, afferma John Hill di Bmo Capital Markets. "Inoltre, le
richieste di sussidio di disoccupazione" a 218.000 unitá questa
settimana "continuano ad evidenziare un mercato del lavoro
relativamente in salute", conclude l'esperto.
Infine, la bilancia commerciale degli Stati Uniti ha registrato
ad aprile un deficit di 50,79 mld usd, in calo rispetto al dato del
mese precedente a 51,9 mld usd, rivisto leggermente al ribasso da
50 mld usd.
Il dato è inferiore al disavanzo atteso dagli economisti, pari a
51 mld usd.
Sul valutario, il cambio euro/usd tratta a 1,1282.
Sull'obbligazionario, il rendimento del T-Note a due anni è del
1,843% e quello del decennale a 2,098%.
voc/lus
(END) Dow Jones Newswires
June 06, 2019 11:06 ET (15:06 GMT)
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