Ubi B.: Tiraboschi, rinnovamento con nuovo patto (Mi.Fi.)
04 Novembre 2019 - 8:29AM
MF Dow Jones (Italiano)
Gran parte delle banche italiane è diventata public company che
hanno fisiologicamente allentato il legame con gli azionisti
storici. Ubi fa eccezione, come testimonia la recente nascita di un
patto parasociale che riunisce le diverse anime del gruppo,
ricomponendo le contrapposizioni del passato. Molte le dinastie
imprenditoriali nella compagine, a conferma non solo di un saldo
legame culturale ma anche di una particolare attenzione per
l'evoluzione del rapporto tra banca e azienda. Un rapporto che,
secondo il vicepresidente esecutivo di Brembo Matteo Tiraboschi, è
cambiato profondamente negli ultimi anni, ma che oggi sarebbe il
caso di ripensare.
Domanda. Tiraboschi, perché la famiglia Bombassei, che controlla
una multinazionale come Brembo , ha scelto di investire in una
banca?
Risposta. Soprattutto per ragioni storiche e, per certi versi,
affettive. Da una delle banche che hanno dato vita a Ubi Brembo
ottenne il primo finanziamento oltre 50 anni fa. Da allora il
legame con il gruppo è stato forte e l'iniziativa presa nelle
scorse settimane con il nuovo patto parasociale certifica una volta
di più questa vicinanza. L'iniziativa testimonia infatti un forte
senso di appartenenza e la chiara volontà di mettere insieme
soggetti economici diversi del Nord Italia.
D. Una scelta fatta in vista di un possibile consolidamento del
settore bancario?
R. Il contesto economico e le scelte di politica monetaria della
Bce pongono le banche davanti a diverse opzioni strategiche. Ubi ha
un ottimo management, che saprà fare le scelte giuste per creare
valore.
D. Vero è che il rapporto tra banca e impresa è cambiato
profondamente negli ultimi dieci anni. Con che conseguenze?
R. La crisi del 2008-2009 è stata uno spartiacque che ha
cambiato profondamente la relazione. Prima prevaleva un rapporto di
fiducia in cui il banchiere si sforzava di capire i progetti
dell'imprenditore e prendeva le decisioni sulla base della loro
effettiva valenza industriale. La crisi ha cambiato questo
paradigma, condizionando di conseguenza l'accesso al credito.
D. L'accesso al credito è peggiorato?
R. Oggi il banchiere è un tecnico chiamato dalla
regolamentazione a sottoporre il business plan dell'imprenditore a
una verifica asettica. Il progetto dietro a un investimento viene
valutato attraverso griglie interpretative che ne trascurano le
specificità, in nome di un assestment puramente numerico. Tutto
questo mette molti vincoli al banchiere e limita fortemente
l'accesso al credito. Con questo non voglio criticare la categoria,
ma porre un problema di metodo.
D. Eppure le politiche espansive della Bce mirano proprio a
portare liquidità nell'economia reale. Il meccanismo di
trasmissione non funziona?
R. La Bce ha fatto molto, ma le rigidità del sistema bancario
hanno reso faticosa la trasmissione. Penso ad esempio alla scelta
di ignorare le peculiarità strutturali di ogni Paese. Che piaccia o
meno, in Italia il rispetto delle scadenze sui pagamenti è sempre
stato più lasco che in Nord Europa. Dalla pubblica amministrazione
in giù i ritardi sono all'ordine del giorno: è un problema non solo
di processi ma anche di cultura. Irrigidire le tempistiche
imponendo la stessa disciplina a tutti i Paesi è una forzatura che
ha finito per penalizzare banche e imprese.
D. La disponibilità a erogare mostrata in passato dalle banche
italiane ha però creato il macigno degli npl, senza contare alcune
degenerazioni dell'approccio relazionale al credito. Non crede che
il vecchio modello avesse delle vulnerabilità?
R. Gli npl sono stati il costo che il sistema bancario ha pagato
per sostenere l'economia italiana negli anni della crisi. Senza
quello sforzo il Paese si sarebbe bloccato, come forse si
bloccherebbe oggi se si ripresentasse una recessione di quel tipo
nel nuovo contesto regolamentare. Detto questo, in alcune banche ci
sono stati episodi di mala gestio, ma si è trattato di casi isolati
che nulla tolgono all'impegno complessivo profuso dal sistema.
D. Insomma, le imprese vorrebbero investire ma non trovano
banche disposte a finanziarle?
R. Al di là dello specifico momento di contrazione che stiamo
attraversando in questi mesi, non c'è dubbio che le imprese
italiane investirebbero di più in un diverso contesto. L'accesso al
credito è diventato molto più problematico che in passato.
Addirittura alcune volte l'azienda non va più a chiedere
finanziamenti perché sa che se li vedrebbe rifiutare.
D. Il problema riguarda soprattutto le pmi?
R. Non è tanto un problema di dimensione, ma di track record. Se
una piccola impresa ha sempre avuto i conti in ordine può ancora
ottenere credito, ma se in passato ha avuto problemi il processo si
rivela molto più complesso. L'errore oggi è tollerato molto meno
che in passato.
D. Eppure le aziende avrebbero a disposizione strumenti
alternativi al debito bancario. Perché non li sfruttano?
R. Sicuramente i cambiamenti intercorsi in questi anni hanno
permesso alle imprese di affinare le strategie e di diversificare
le fonti di finanziamento. Scelte virtuose perché dipendere
eccessivamente dal debito bancario non è una strategia prudente.
Non dobbiamo però nasconderci che per una piccola azienda resta
ancora difficile accedere al mercato obbligazionario o alla borsa o
al private equity. Indipendentemente dalla qualità del bilancio, il
fattore dimensionale resta un ostacolo significativo. Ecco perché
rimane essenziale la relazione con una banca che conosca il settore
e il territorio di riferimento.
D. Ha ancora senso parlare di Banca del territorio nel 2020?
R. Mai come in questo momento storico per la banca è essenziale
conoscere a fondo l'azienda. In termini non solo contabili, ma
soprattutto industriali e strategici. Pensiamo ad esempio al
delicato problema dell'internazionalizzazione; oggi sono pochissime
le banche che accompagnano le imprese italiane all'estero, eppure
ci sarebbe bisogno di servizi di questo genere per fare il salto di
qualità. Ecco perché tra banca e azienda occorre recuperare una
relazione che non guardi solo a parametri contabili, ma anche al
respiro industriale dei progetti.
red
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November 04, 2019 02:14 ET (07:14 GMT)
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