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WALL STREET: dati macro tengono a galla listini ma resta problema Trump

Venerdì 16 Marzo 2018

MILANO (MF-DJ)--I solidi dati macro tengono a galla Wall Street ma sul sentiment continuano a pesare diverse incertezze: i dati Usa, che potrebbero sfociare in una guerra commerciale, le sanzioni contro la Russia, gli avvicendamenti nello staff della Casa Bianca e la richiesta da parte del procuratore speciale Robert Mueller alla Trump Organization di alcuni documenti inerenti alla Russia e che sarebbero relativi alle attivitá commerciali del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Inoltre l'inquilino della Casa Bianca ha inoltre deciso che anche il suo consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, deve dimettersi.

Il Dow Jones avanza dello 0,36%, l'S&P 500 dello 0,4% e il Nasdaq Composite dello 0,31%, mentre i prezzi del petrolio viaggiano intorno alla parità, senza una direzione precisa.

Sul fronte macro, la produzione industriale negli Usa è cresciuta dell'1,1% a livello mensile a febbraio, battendo le attese del consenso (+0,4% m/m). Il tasso di utilizzo degli impianti si è poi attestato al 78,1%, sopra il consenso degli economisti al 77,6%. Tuttavia il dato sulla produzione industriale di gennaio è stato rivisto al ribasso dal -0,1% al -0,3%.

Bene poi l'indice di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Universitá del Michigan, che, secondo la lettura preliminare di marzo, si è attestato a 102 punti, al di sopra del consenso a quota 97 punti. Il sotto-indice relativo alle aspettative si è attestato a 88,6 punti, mentre quello relativo alla situazione corrente è risultato pari a 122,8 punti.

"Trump" però "non sta certo dando ai mercati un gran sollievo", afferma Bas van Geffen, analista di Rabobank. "Speravamo che la nomina di Kudlow a consigliere economico avrebbe riportato un pò di stabilitá nei ranghi della Casa Bianca, ma il nostro è rimasto solo un desiderio", aggiunge l'esperto.

"La geopolitica tende a essere una delle peggiori guide nel processo decisionale in materia di investimenti", aggiunge Fahad Kamal, senior strategist di Kleinwort Hambros.

"L'amministrazione Trump ha reso la politica commerciale un punto cruciale di questo anno di elezioni di metá mandato. Infatti, il recente allargamento del deficit commerciale degli Stati Uniti, a 57 miliardi di dollari (tasso annuale destagionalizzato), ha aumentato il senso di urgenza dell'amministrazione Trump per un commercio giusto e reciproco. E mentre i recenti dazi dell'amministrazione Trump su alluminio e acciaio hanno assorbito la maggior parte dell'attenzione pubblica", avvertono Libby Cantrill (Managing Director e Head of Public Policy) e Tiffany Wilding (U.S. Economist) di Pimco, "azioni commerciali con un potenziale impatto economico ancor piú significativo devono ancora verificarsi".

Per gli esperti "gli investitori dovrebbero quindi tenere a mente che, sebbene gli effetti diretti delle nuove tariffe sull'economia degli Stati Uniti siano limitati, se le ritorsioni aumentassero, i dazi potrebbero avere implicazioni piú ampie per la crescita degli Stati Uniti e per le principali relazioni commerciali". Inoltre, secondo gli esperti di Pimco, "devono ancora concretizzarsi sviluppi commerciali che potrebbero avere un impatto notevole, come ad esempio i risultati dell'indagine sulle pratiche commerciali cinesi nell'ambito della sezione 301 del Trade Act".

Gli investitori restano poi in attesa del Fomc che, nella riunione di politica monetaria della prossima settimana, quasi sicuramente alzerá i tassi di interesse di 25 punti base, mossa largamente attesa dal mercato.

Pertanto, secondo Bernd Weidensteiner, analista di Commerzbank, l'attenzione degli investitori si focalizzerá piú che altro sulla proiezioni del braccio operativo della Federal Reserve relative ai prossimi aumenti del costo del denaro. Per gli esperti la Fed potrebbe incrementare da tre a quattro i rialzi dei tassi previsti nel 2018.

Sul valutario il dollaro si è apprezzato dopo la pubblicazione degli ottimi dati Usa, con il cambio euro/usd che ha aggiornato il minimo intraday a 1,2268. Sull'obbligazionario invece il rendimento del Treasury biennale tratta al 2,295% e quello del decennale al 2,85%.

Ci sono una serie di ragioni per ritenere che i tassi di interesse e i rendimenti saliranno, afferma Chris Iggo di Axa Investment Managers, secondo il quale il costo di finanziamento del Treasury decennale salirá sopra il 3% a metá anno. "L'outlook della politica monetaria indica rischi al rialzo per i rendimenti", conferma l'esperto.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it

 

(END) Dow Jones Newswires

March 16, 2018 10:52 ET (14:52 GMT)

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