Csp International - Csp.Mi (CSP)

- 14/4/2017 10:47
magamago N° messaggi: 2888 - Iscritto da: 24/3/2012
Grafico Intraday: CSP InternationalGrafico Storico: CSP International
Grafico IntradayGrafico Storico

CSP International Fashion Group SpA is an Italy-based company engaged in the apparel sector. The Company is primarily active in the production and trade of hosiery, lingerie, swimwear, body wear and sports socks. The Company and its subsidiaries distribute textile products under various brand names, including Sanpellegrino, Oroblu, Lepel, Liberti, Le Bourget, Liberti, Cagi and Well. CSP International Fashion Group SpA operates in Italy, through sales networks, agents and merchandisers, and in France, through sales networks, agents and promoters, as well as in the United States, among others. The Company is active through its subsidiaries, including wholly-owned Csp Paris Fashion Group SAS, Oroblu Germany GmbH and Oroblu USA LLC.



Lista Commenti
304 Commenti
 ...    15 
MODERATO marianna9 (Utente disabilitato) N° messaggi: 7011 - Iscritto da: 31/5/2020
MODERATO marianna9 (Utente disabilitato) N° messaggi: 7011 - Iscritto da: 31/5/2020
MODERATO FRANCO FRANCHINO (Utente disabilitato) N° messaggi: 5293 - Iscritto da: 21/7/2023
MODERATO FRANCO FRANCHINO (Utente disabilitato) N° messaggi: 5293 - Iscritto da: 21/7/2023
MODERATO FRANCO FRANCHINO (Utente disabilitato) N° messaggi: 5293 - Iscritto da: 21/7/2023
MODERATO FRANCO FRANCHINO (Utente disabilitato) N° messaggi: 5293 - Iscritto da: 21/7/2023
MODERATO FRANCO FRANCHINO (Utente disabilitato) N° messaggi: 5293 - Iscritto da: 21/7/2023
288 di 304 - Modificato il 17/1/2024 11:23
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023
Fullscreen buttonIl Sole 24 Ore


La Perla, la storia (e il declino) di 70 anni di lingerie di lusso Made in Italy

La Perla, la storia (e il declino) di 70 anni di lingerie di lusso Made in ItalyLa Perla, la storia (e il declino) di 70 anni di lingerie di lusso Made in Italy© Fornito da Il Sole 24 Ore
«Povera La Perla, mi dispiace per i dipendenti. Il mondo è pieno di aziende comprate da fondi di investimento che si sono trovati in mano cose che non sanno gestire. Peccato, perché La Perla era una bella opportunità, una bella azienda italiana». Sono le parole con cui Sandro Veronesi, il patron di Calzedonia oggi Oniverse, si dichiarava sconfitto 11 anni fa, uscendo dal Tribunale di via Farini.

Allora con una controfferta di tre milioni di euro più alta (69 milioni contro i 66 proposti dal re italiano dell’intimo, dopo 24 rilanci d’asta) mister Fastweb Silvio Scaglia gli strappava lo storico marchio bolognese di lingerie di lusso finito in concordato preventivo. Con la promessa di riportare alla grandeur l’azienda simbolo di biancheria Made in Italy, a suon di investimenti milionari non di competenze nel settore.
Parole profetiche, quelle di Veronesi. La Perla arriverà a spegnere quest’anno le 70 candeline solo se riuscirà a finire in amministrazione straordinaria, dopo essere stata rimbalzata per 17 anni da un fondo all’altro con fatturati e organici passati dai 250 milioni di euro e i 1.500 dipendenti di inizio Millennio a poche decine di milioni e 500 dipendenti senza stipendio dallo scorso ottobre (di cui 300 in Italia), senza mai un bilancio in utile.

C’è attesa per l’udienza in Tribunale a Bologna del prossimo 19 gennaio: se non arriveranno i commissari governativi si aprirà lo scenario della liquidazione e del licenziamento collettivo. Una storia che è l’ennesima conferma del fatto che non sono i fantamilioni della finanza a salvaguardare la manifattura artigianale nel mercato reale. Men che meno se si tratta di una produzione di nicchia nell’alto di gamma, come quella creata nel 1954 dalla bustaia Ada Masotti in un piccolo laboratorio di Bologna, perché oggi come allora sono l’abilità, l’esperienza e la sapienza di mani femminili (umane, non robotiche) a garantire la qualità dei capi e il successo tra la sofisticata clientela globale high-spending.
E chi ha provato a delocalizzare le produzioni in Paesi low-cost, come gli americani di JH Partners - che nel 2007 rilevarono dalla famiglia marchio e asset, già allora in crisi - sono dovuti tornare indietro e passare il testimone, incapaci di risollevare le sorti nonostante gli oltre 50 milioni di euro spesi nel rilancio. Pure i costi commerciali per aprire a tappeto monomarca in giro per il mondo e giocare con modelle da schianto sulle passerelle dell’alta moda e nei maxischermi pubblicitari non si ripagano, se il valore aggiunto è sempre quello custodito nei piccoli numeri e nel know-how della fabbrica-laboratorio di via Mattei, come ha capito Scaglia dopo aver investito 350 milioni di euro senza fare margini.
Tanto da arrendersi in soli quattro anni e passare la palla, nel 2017, a un finanziere ancora più spregiudicato di lui, Lars Windhorst, che con il suo fondo Sapinda, poi Tennor, ha disatteso ogni impegno ufficiale preso con il Governo tricolore per un piano di rilancio credibile e sostenibile. E oggi l’ex enfant prodige della finanza tedesca ufficialmente nullatenente (ma gira in jet privato sfuggendo a istituzioni, sindacati e media che lo inseguono) è protagonista di un interessante caso di scuola per il diritto internazionale, con giudici inglesi e italiani che si contendono le redini della liquidazione giudiziale.
La società è inglese (i fondi hanno trasferito da subito marchio e holding a Londra) ma La Perla senza Made in Italy è una scatola vuota.La sfida del giudice Maurizio Atzori della sezione fallimentare del Tribunale civile di Bologna, che oggi come nel 2013 si ritrova a gestire il default di La Perla, non è più decidere tra i due contendenti più generosi per ripagare al meglio i creditori, ma cercare di averla vinta sui liquidatori d’Oltremanica aprendo la porta ai commissari straordinari, per riportare in patria quel che resta dei 70 anni di corsetteria italiana, rimettere insieme produzione, gestione e marchio e sperare che un industriale serio ed esperto del settore si faccia carico di riscrivere un nuovo capitolo di La Perla riportando in equilibrio costi e ricavi. Con la consapevolezza che le giovani generazioni Z della piazza globale e virtuale riconoscono Victoria’s Secret e non La Perla come sinonimo di lingerie del desiderio.
È il 1954 quando la bustaia Ada Masotti apre il suo atelier di lingerie a Bologna, battezzandolo “La Perla” perché le sue creazioni erano racchiuse, come gioielli, in cofanetti rivestiti di velluto rosso. Biancheria intima lavorata con il pizzo Leavers, il ricamo Cornely, il merletto macramé, tecniche di soutache e frastaglio (cordoncini e intaglio) sinonimo di esclusività e femminilità. Ma è negli anni Sessanta, quando entra in azienda il figlio di Ada, Alberto Masotti, classe 1937 (che lascia la specializzazione in Medicina e le corsie dell’ospedale Sant’Orsola per far crescere il laboratorio di famiglia), che le “Forbici d’oro” della madre – questo il suo soprannome – diventano famose nel mondo. Seguono decenni di crescita esponenziale. Alberto Masotti, presidente del gruppo dagli anni Ottanta, è affiancato dalla moglie Olga Cantelli, alla direzione creativa, e dalla figlia Anna per la parte commerciale. La capacità di intercettare e anticipare il gusto femminile trasformando la biancheria in elemento di sensualità e bellezza fanno di La Perla un’icona dell’alta moda.
Nel 1995 Alberto Masotti viene nominato Cavaliere del lavoro dall’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, nel 2004 riceve l’Oscar della moda. È l’apice del successo, ma la formula magica con la globalizzazione della domanda e dei mercati si inceppa. Il giro d’affari tracolla velocemente dai 210 milioni del 2005 (con risultati negativi per 25 milioni), ai 186 milioni del 2006 (23 milioni di perdite) e porta alla decisione di aprire il capitale a partner esterni per iniettare finanza.
Nel 2007, schiacciata da 70 milioni di debiti, la famiglia Masotti cede prima il 70% del capitale e poi la totalità delle azioni a JH Partners, società con sede a San Francisco specializzata negli investimenti in Pmi del settore consumer la cui serietà sembra garantita dalle università di Yale, Harvard, Princeton, Stanford e MIT come investitori istituzionali. «È stato un gesto di cuore e di cervello. Ritenevamo che una volta arrivati a 70 anni, con l’avanzare di nuove generazioni – ha spiegato Masotti a chi, col senno di poi, gli chiedeva ragioni della cessione – non fossimo all’altezza delle sfide della globalizzazione».
Non lo sono stati neppure i grandi fondi internazionali, perché «mutande e lusso è un binomio difficile da declinare», come ben sapeva lo scafato Masotti, che per restituire un po’ della sua fortuna al territorio bolognese ha poi fondato nel 2015 la Fondazione FRI-Fashion research Italy, per aiutare giovani stilisti e Pmi della moda sui temi di heritage, sostenibilità e digitalizzazione.
I primi cinque anni di guida americana sono fallimentari dal punto di vista operativo e finanziario, anche se non intaccano la struttura produttiva. La Perla con i suoi 1.500 dipendenti, circa la metà in Italia, porta nel 2013 i libri in tribunale con l’istanza di concordato preventivo e vale un assegno di 69 milioni di euro firmato da Scaglia, con il suo fondo lussemburghese Pacific Global Management, la sua agenzia internazionale di modelle Elite, e la promessa di altri 120 milioni di euro di investimenti per spingere lo sviluppo commerciale aprendo nuove boutique in Asia.
I monomarca La Perla superano le 200 unità, da via Montenapoleone a Milano a Rodeo Drive a Los Angeles fino a Aoyama a Tokyo. Arrivano stilisti di fama alla direzione artistica, come Pedro Lourenço e Julia Haart, viene lanciata la prima linea di pret-a-porter oltre all’atelier su misura e le consolidate divisioni di lingerie, underwear, nightwear e beachwear, il fatturato torna a salire a 150 milioni di euro ma il traguardo dei 200 milioni fissato dall’ingegnere di Fastweb per il breakeven è troppo lontano e dopo aver iniettato oltre 300 milioni di euro di finanza propria (c’è chi dice 350 milioni) anche Scaglia si arrende.
Iniziano nel 2017 le trattative con i cinesi di Fosun International (proprietario anche del Club Med) che si prende 30 giorni di esclusiva per portare avanti la due diligence con l’obiettivo di acquistare una quota di controllo. Ma c’è il colpo di scena: i cinesi si fanno da parte ed è la holding anglo-olandese Sapinda guidata da Lars Windhorst a rilevare il 100% dell’azienda, che chiude il 2017 con 100 milioni di euro di perdite.Il declino diventa inesorabile, i tavoli di crisi al ministero del Lavoro per la riorganizzazione e i tagli di organici si infittiscono con il Covid e il tracollo dei conti: il 2018 chiude con un buco di 60 milioni (su un fatturato di un centinaio di milioni), il 2019 in piena emergenza sanitaria segna 89 milioni di euro di perdite su 86 milioni di fatturato.
Lo sbarco, nel settembre di quell’anno, alla Borsa di Parigi «per aumentare la visibilità di La Perla nel mondo e migliorare l’accesso al capitale», dichiarava l’allora ceo Pascal Perrier, è un’inutile farsa. Il nome di Windhorst finisce nella bufera per altri scaldali legati a emissioni obbligazionarie e conferma l’inaffidabilità del personaggio, che in Italia tampona via via le situazioni emergenziali senza mai presentare un piano industriale e senza farsi più vedere. Il resto è triste cronaca degli ultimi tre anni con un’inutile attesa da parte di istituzioni, sindacati e dipendenti di una ripartenza a suon di finanza che non ci sarà. E a rimetterci sono come sempre è l’economia reale fatta di fornitori non pagati e lavoratori senza stipendi.
289 di 304 - 10/2/2024 20:17
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Da oltre 60 anni al fianco delle nostre donne. Una lunga storia d’amore, nata nel 1955, nel cuore della città partenopea, come espressione di femminilità, bellezza e funzionalità.

Un concetto di intimo che fonde la tradizione con l’innovazione, alla continua ricerca di materie prime pregiate e delle ultime tendenze per un design in continua evoluzione.

Chi sceglie Clara cerca:clara-chi-siamo.jpg

  1. un intimo sensuale, elegante e seducente;
  2. un tessuto che l’avvolge e la modella, senza alcuna costrizione;
  3. un capo che la valorizza e ne esalta ogni forma e curva.
Clara è l’espressione concreta di una nuova identità dell’intimo, che garantisce la completa libertà pur modellando la silhouette.
Un intimo che attrae, seduce e conquista ogni donna, che sceglie Clara come testimone per tutta la sua vita.
290 di 304 - 10/2/2024 20:21
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Linea Sposa

Nel giorno più importante di tutte le donne, Clara è la damigella d’onore per condividere attimi indimenticabili. Un intimo seducente, elegante e funzionale, che valorizza la bellezza femminile. Scegli l’intimo per il tuo matrimonio!

291 di 304 - 10/2/2024 20:22
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Body

Se desideri un intimo che valorizzi la silhouette femminile, modelli le forme ed esalti le curve, scegli i nostri body. Il segreto di tutte le donne per donare al corpo bellezza, femminilità e sensualità. Scopri la nostra collezione!

SCOPRI DI PIÙ

292 di 304 - Modificato il 10/2/2024 20:41
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Reggiseni

I nostri reggiseni sono studiati nel dettaglio per valorizzare ogni tipologia di seno, esaltando il décolleté e supportandolo correttamente. Potrai scegliere tra coppe soft e preformate, tra ferretto e senza ferretto, con un’ampia selezione di taglie e colori. Scopri di più!

SCOPRI DI PIÙ

293 di 304 - Modificato il 10/2/2024 20:45
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Mutande Clara a prova di Baccata nel Lume....

SCOPRI DI PIÙgirl

Mutande a vita, sopravita, alte al seno e con gamba: scopri tutte le tipologie del nostro intimo, per una perfetta contenzione, una massima igiene e un confort unico. Potrai scegliere tra molteplici modelli, con un’ampia selezione di taglie e colori!

294 di 304 - 10/2/2024 20:31
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023
Mutande Clara a prova di Baccata nel Lume girl




Per garantire un effetto ventre piatto, per supportare l'intera silhouette e assicurare una perfetta avvolgenza all'addome,
ecco la nostra collezione di mutande: scegli la contenzione, la bellezza e l'eleganza del nostro intimo.

295 di 304 - 10/2/2024 20:33
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Storia del body: chi ha inventato questo capolavoro della lingerie?

da Federica Zingarelli | Set 4, 2023 | Emozioni | 0 commenti

Il body è un indumento versatile e affascinante che ha rivoluzionato l’abbigliamento intimo di ogni donna offrendo una combinazione perfetta di stile, comfort e praticità.

Oggi esploreremo la storia di questo innovativo capo d’abbigliamento e scopriremo chi ha avuto l’intuizione di creare un’icona senza tempo di cui oggi è impossibile fare a meno.

296 di 304 - 10/2/2024 20:34
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Com’è nato il body?

Body Grace Clara Intimo

Il body è stato introdotto nel mondo dell’intimo alla fine degli anni ’60 ed è stato rivoluzionario rispetto al suo predecessore, il corsetto. L’idea di combinare reggiseno e slip in un unico capo garantendo l’avvolgenza e la contenzione – decisamente più sostenibile e confortevole – simile a quella dei corsetti, sono stati gli aspetti vincenti del capo di lingerie.

Il merito di averlo introdotto nel mondo della moda va a un talentuoso designer francese di nome Louis Réard. Nel 1946, Réard aveva già fatto scalpore con il lancio del bikini e il suo desiderio di innovare l’abbigliamento femminile non si è certo fermato lì.

Nel 1958, Réard presentò al mondo il primo body, unendo reggiseno e mutandine in un unico capo d’abbigliamento. La sua creazione rivoluzionaria ha dimostrato di essere un successo immediato, svelando un nuovo modo di indossare l’intimo che ha catturato l’immaginazione di donne di tutto il mondo.

Da allora, il body è diventato un elemento iconico della moda che ha attraversato decenni di evoluzione stilistica, adattandosi ai cambiamenti delle tendenze e alle esigenze delle donne di tutti i tempi.

Oggi, dal body con spalline sottili da indossare sotto una blusa elegante al body in pizzo sensuale per una serata speciale, questo capo d’abbigliamento continua a essere una scelta sempre più amata e versatile.

297 di 304 - 10/2/2024 20:34
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Come si usa il body?

Body nero Clara Intimo

L’utilizzo del body dipende dalle esigenze personali ma, come già detto, la sua versatilità consente di renderlo perfetto per una molteplicità di occasioni e look.

I suoi ruoli principali riguardano la capacità di contenzione e avvolgenza delle forme: è un elemento indispensabile da indossare sotto gli abiti aderenti, per evitare che si notino fastidiosi inestetismi o il classico rotolino che spesso è nemico di noi donne.

Inoltre, può diventare un vero e proprio capo d’abbigliamento da abbinare a jeans, gonne, pantaloncini e ad abiti eleganti per il lavoro.

Scopri come abbinare il body per i tuoi look.

Si tratta di un must have talmente apprezzato che proprio negli ultimi anni è ritornato in auge anche al mare: infatti, sono sempre di più le donne che scelgono con entusiasmo il costume intero rispetto al classico bikini.

Se prima veniva considerata una scelta demodè fatta soprattutto dalle signore di una certa età, oggi sarà facile invece trovare almeno un costume intero nell’armadio delle donne di qualsiasi età.

298 di 304 - Modificato il 10/2/2024 20:41
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

L’evoluzione del corsetto: perché il body è migliore?

Body bianco Clara Intimo
Il body è generalmente considerato più confortevole rispetto a un corsetto, poiché offre la giusta contenzione delle forme senza esasperare o limitare i movimenti di chi lo indossa. Elimina la necessità di indossare separatamente reggiseno e mutandine, offrendo praticità e comodità in un unico indumento.
Sebbene un corsetto possa offrire un supporto più strutturato, alcuni body sono progettati con pannelli o inserti specifici per fornire un leggero effetto di contenzione maggiore. Questo può contribuire a creare una silhouette più tonica senza l’intensità e la rigidità del classico corsetto.

299 di 304 - Modificato il 10/2/2024 20:46
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Lingerie e autostima: il body coltiva l’amor proprio

Body nero Clara Intimo
Il body può svolgere un ruolo significativo per l’autostima di chi lo indossa. Grazie alla sua vestibilità aderente e modellante, può aiutare a definire e mettere in risalto le forme del corpo. Questo può far sentire la donna più sicura e soddisfatta della propria immagine con qualsiasi look scelga dall’armadio.
Offre una vasta gamma di stili, design e dettagli, consentendo alle persone di esprimere il proprio stile unico. Indossare un body che rispecchia il gusto personale può far sentire una persona più autentica e sicura di sé.
Scegliendo modelli caratterizzati da dettagli come pizzi e trasparenze, si coltiva la sensualità e si riscopre la propria femminilità. Questo può avere un impatto positivo sull’autostima, promuovendo una maggiore consapevolezza del proprio corpo.
Scopri in quest’articolo i nostri consigli per esaltare la tua femminilità con la lingerie adatta a te.



Leggi anche di più fin quanto vuoi tugirl

300 di 304 - 10/2/2024 20:41
maria stella 1 N° messaggi: 4595 - Iscritto da: 29/10/2023

Il body può essere femminile come un completino?

Il body, proprio come un completino spezzato, può essere estremamente sensuale e femminile. Entrambi i capi d’abbigliamento intimo offrono la possibilità di esprimere la propria femminilità in modo unico e personale. Ogni donna deve sentirsi libera di scegliere ciò con cui potersi sentire maggiormente a proprio agio e che sappia valorizzarla al meglio.

Se desideri dei consigli per scegliere il body o il completino intimo più adatti alla tua fisicità, contatta i nostri esperti. Siamo a tua disposizione per aiutarti a individuare l’intimo che, guardandoti allo specchio, ti faccia sentire sempre la versione migliore di te. Slip a vita alta: perché indossarli

304 Commenti
 ...    15 
Titoli Discussi
BIT:CSP 0.29 -0.3%
CSP International
CSP International
CSP International
Indici Internazionali
Australia 1.4%
Brazil 0.9%
Canada 0.1%
France 0.8%
Germany 1.3%
Greece 0.1%
Holland 0.9%
Italy 0.6%
Portugal 0.9%
US (DowJones) 0.3%
US (NASDAQ) -0.0%
United Kingdom 1.1%
Rialzo (%)
BIT:WNUS24 0.19 72.7%
BIT:WIDNTT 0.15 42.8%
BIT:WMAPS 0.42 37.7%
BIT:WSBCC 0.20 19.0%
BIT:MEV 0.91 16.7%
BIT:WABTG 0.31 16.4%
BIT:MAPS 2.68 16.0%
BIT:SGF 3.07 13.7%
BIT:1IFX 36.30 13.1%
BIT:1DDD 3.57 11.7%

Accedendo ai servizi offerti da ADVFN, ne si accettano le condizioni generali Termini & Condizioni

ADVFN Network