Brent In Caduta

- Modificato il 16/3/2020 08:37
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
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281 di 336 - 20/10/2016 15:58
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Petrolio, le indicazioni di Goldman Sachs

Gli analisti di Goldman Sachs ritengono che ci siano maggiori probabilità di un taglio alla produzione di greggio, alla luce delle recenti dichiarazioni provenienti dall’Arabia Saudita e dalla Russia. Tuttavia, gli esperti hanno sottolineato che le possibilità di successo di questa strategia sono ancora basse, in seguito all’incremento della produzione di petrolio in Libia, Nigeria e Iraq.

Goldman Sachs ha evidenziato che la prossima riunione dell’OPEC in programma per il prossimo 30 novembre possa fornire indicazioni più precise in merito all’accordo sul taglio alla produzione.

2ky6m
282 di 336 - 20/10/2016 16:38
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
La Russia si unirà all’OPEC nel blocco alla produzione? Ne dubito


Se l’OPEC riuscirà a trovare un accordo per congelare la produzione, si unirà anche la Russia? Ci si interroga ancora sulla possibilità che i membri OPEC riescano realmente a trovare un accordo, ma senza la partecipazione della Russia non c’è alcuna speranza di intervenire sul problema dell’eccesso di scorte. Nonostante le dichiarazioni di Putin, gli investitori devono chiedersi se la Russia sia davvero intenzionata a prendere parte ad un eventuale accordo OPEC-Non-OPEC sul congelamento della produzione.

Durante il Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta a prendere parte alle misure congiunte per limitare la produzione”. Tuttavia, Putin (così come i leader di altri paesi produttori di petrolio) è noto per le sue dichiarazioni che creano delle impennate speculative sul prezzo del greggio, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Lo stesso giorno, l’AD di Rosneft (MCX:ROSN) Igor Sechin ha dichiarato alla stessa platea che il maggiore produttore di petrolio russo non ridurrà la produzione. Successivamente, un portavoce Rosneft ha ritrattato queste dichiarazioni ed ha aggiunto che se la Russia e l’OPEC troveranno un accordo, Rosneft si atterrà. Certamente, Rosneft non può contraddire Putin saldamente a capo della Russia, ma le prime dichiarazioni di Sechin indicano che la possibilità di un accordo è piuttosto remota. Pubblicamente, i produttori russi di petrolio supportano la linea del governo pro-congelamento, ma a livello aziendale la questione non è decisa.

Nel frattempo, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato un incontro per il 22 e 23 ottobre. L’ultima volta che il ministro del petrolio russo, Novak ed il suo omologo saudita al-Falih si sono incontrati (nell’ambito dei lavori del G20), la speculazione sulla possibilità che l’incontro potesse tradursi in un accordo per il congelamento della produzione ha causato un’impennata del 4% dei prezzi. Questa volta, gli investitori dovrebbero essere meno creduloni. Sotto questo accordo di cooperazione, i sauditi non faranno altro che sfoggiare (possibilmente intimidendo i Russi) le loro avanzatissime infrastrutture petrolifere. NON aspettatevi nessun accordo sulla produzione da questo meeting.

Le ultime mosse della Russia dovrebbero fornire qualche indicazione su quelli che sono i piani futuri. Rosneft recentemente ha avviato le trattative con Trafigura per l’acquisto del colosso indiano della raffineria Essar Oil. L’acquisto fornirebbe a Rosneft una grande rete per la distribuzione del suo greggio nel mercato emergente indiano. Questo accordo indica che Rosneft sta iniziando ad imitare la strategia di diversificazione globale di Aramco.

Negli ultimi dieci anni, Aramco ha fatto acquisiti strategici di raffinerie e punti di distribuzione in Cina, Corea e America, che gli hanno assicurato la rete per distribuire il proprio greggio. Infatti, a febbraio, anche Aramco ha preso in considerazione la presentazione di un’offerta per l’acquisizione del 49% di Essar Oil. L’acquisizione da parte di Rosneft indica che, se non altro, l’azienda sta pianificando di aumentare la produzione di petrolio e sta cercando nuovi mercati.

Anche la recente storia della Russia offre un altro suggerimento importante. Nel 2008 e 2009, l’Arabia Saudita ha convinto la Russia a ridurre la produzione insieme ai paesi OPEC. Dopo che la Russia ha aderito all’accordo, Igor Sechin di Rosneft non si è attenuto. Se i sauditi sono scettici sulle intenzioni della Russia, allora dovrebbero esserlo anche gli investitori.

Ellen R Wald PhD


2kyid
283 di 336 - 26/10/2016 15:15
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #282 - 20/Ott/2016 14:38
La Russia si unirà all’OPEC nel blocco alla produzione? Ne dubito

Se l’OPEC riuscirà a trovare un accordo per congelare la produzione, si unirà anche la Russia? Ci si interroga ancora sulla possibilità che i membri OPEC riescano realmente a trovare un accordo, ma senza la partecipazione della Russia non c’è alcuna speranza di intervenire sul problema dell’eccesso di scorte. Nonostante le dichiarazioni di Putin, gli investitori devono chiedersi se la Russia sia davvero intenzionata a prendere parte ad un eventuale accordo OPEC-Non-OPEC sul congelamento della produzione.

Durante il Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta a prendere parte alle misure congiunte per limitare la produzione”. Tuttavia, Putin (così come i leader di altri paesi produttori di petrolio) è noto per le sue dichiarazioni che creano delle impennate speculative sul prezzo del greggio, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Lo stesso giorno, l’AD di Rosneft (MCX:ROSN) Igor Sechin ha dichiarato alla stessa platea che il maggiore produttore di petrolio russo non ridurrà la produzione. Successivamente, un portavoce Rosneft ha ritrattato queste dichiarazioni ed ha aggiunto che se la Russia e l’OPEC troveranno un accordo, Rosneft si atterrà. Certamente, Rosneft non può contraddire Putin saldamente a capo della Russia, ma le prime dichiarazioni di Sechin indicano che la possibilità di un accordo è piuttosto remota. Pubblicamente, i produttori russi di petrolio supportano la linea del governo pro-congelamento, ma a livello aziendale la questione non è decisa.

Nel frattempo, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato un incontro per il 22 e 23 ottobre. L’ultima volta che il ministro del petrolio russo, Novak ed il suo omologo saudita al-Falih si sono incontrati (nell’ambito dei lavori del G20), la speculazione sulla possibilità che l’incontro potesse tradursi in un accordo per il congelamento della produzione ha causato un’impennata del 4% dei prezzi. Questa volta, gli investitori dovrebbero essere meno creduloni. Sotto questo accordo di cooperazione, i sauditi non faranno altro che sfoggiare (possibilmente intimidendo i Russi) le loro avanzatissime infrastrutture petrolifere. NON aspettatevi nessun accordo sulla produzione da questo meeting.

Le ultime mosse della Russia dovrebbero fornire qualche indicazione su quelli che sono i piani futuri. Rosneft recentemente ha avviato le trattative con Trafigura per l’acquisto del colosso indiano della raffineria Essar Oil. L’acquisto fornirebbe a Rosneft una grande rete per la distribuzione del suo greggio nel mercato emergente indiano. Questo accordo indica che Rosneft sta iniziando ad imitare la strategia di diversificazione globale di Aramco.

Negli ultimi dieci anni, Aramco ha fatto acquisiti strategici di raffinerie e punti di distribuzione in Cina, Corea e America, che gli hanno assicurato la rete per distribuire il proprio greggio. Infatti, a febbraio, anche Aramco ha preso in considerazione la presentazione di un’offerta per l’acquisizione del 49% di Essar Oil. L’acquisizione da parte di Rosneft indica che, se non altro, l’azienda sta pianificando di aumentare la produzione di petrolio e sta cercando nuovi mercati.

Anche la recente storia della Russia offre un altro suggerimento importante. Nel 2008 e 2009, l’Arabia Saudita ha convinto la Russia a ridurre la produzione insieme ai paesi OPEC. Dopo che la Russia ha aderito all’accordo, Igor Sechin di Rosneft non si è attenuto. Se i sauditi sono scettici sulle intenzioni della Russia, allora dovrebbero esserlo anche gli investitori.

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284 di 336 - 29/10/2016 12:52
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #283 - 26/Ott/2016 13:15
Quotando: giola - Post #282 - 20/Ott/2016 14:38
La Russia si unirà all’OPEC nel blocco alla produzione? Ne dubito

Se l’OPEC riuscirà a trovare un accordo per congelare la produzione, si unirà anche la Russia? Ci si interroga ancora sulla possibilità che i membri OPEC riescano realmente a trovare un accordo, ma senza la partecipazione della Russia non c’è alcuna speranza di intervenire sul problema dell’eccesso di scorte. Nonostante le dichiarazioni di Putin, gli investitori devono chiedersi se la Russia sia davvero intenzionata a prendere parte ad un eventuale accordo OPEC-Non-OPEC sul congelamento della produzione.

Durante il Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta a prendere parte alle misure congiunte per limitare la produzione”. Tuttavia, Putin (così come i leader di altri paesi produttori di petrolio) è noto per le sue dichiarazioni che creano delle impennate speculative sul prezzo del greggio, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Lo stesso giorno, l’AD di Rosneft (MCX:ROSN) Igor Sechin ha dichiarato alla stessa platea che il maggiore produttore di petrolio russo non ridurrà la produzione. Successivamente, un portavoce Rosneft ha ritrattato queste dichiarazioni ed ha aggiunto che se la Russia e l’OPEC troveranno un accordo, Rosneft si atterrà. Certamente, Rosneft non può contraddire Putin saldamente a capo della Russia, ma le prime dichiarazioni di Sechin indicano che la possibilità di un accordo è piuttosto remota. Pubblicamente, i produttori russi di petrolio supportano la linea del governo pro-congelamento, ma a livello aziendale la questione non è decisa.

Nel frattempo, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato un incontro per il 22 e 23 ottobre. L’ultima volta che il ministro del petrolio russo, Novak ed il suo omologo saudita al-Falih si sono incontrati (nell’ambito dei lavori del G20), la speculazione sulla possibilità che l’incontro potesse tradursi in un accordo per il congelamento della produzione ha causato un’impennata del 4% dei prezzi. Questa volta, gli investitori dovrebbero essere meno creduloni. Sotto questo accordo di cooperazione, i sauditi non faranno altro che sfoggiare (possibilmente intimidendo i Russi) le loro avanzatissime infrastrutture petrolifere. NON aspettatevi nessun accordo sulla produzione da questo meeting.

Le ultime mosse della Russia dovrebbero fornire qualche indicazione su quelli che sono i piani futuri. Rosneft recentemente ha avviato le trattative con Trafigura per l’acquisto del colosso indiano della raffineria Essar Oil. L’acquisto fornirebbe a Rosneft una grande rete per la distribuzione del suo greggio nel mercato emergente indiano. Questo accordo indica che Rosneft sta iniziando ad imitare la strategia di diversificazione globale di Aramco.

Negli ultimi dieci anni, Aramco ha fatto acquisiti strategici di raffinerie e punti di distribuzione in Cina, Corea e America, che gli hanno assicurato la rete per distribuire il proprio greggio. Infatti, a febbraio, anche Aramco ha preso in considerazione la presentazione di un’offerta per l’acquisizione del 49% di Essar Oil. L’acquisizione da parte di Rosneft indica che, se non altro, l’azienda sta pianificando di aumentare la produzione di petrolio e sta cercando nuovi mercati.

Anche la recente storia della Russia offre un altro suggerimento importante. Nel 2008 e 2009, l’Arabia Saudita ha convinto la Russia a ridurre la produzione insieme ai paesi OPEC. Dopo che la Russia ha aderito all’accordo, Igor Sechin di Rosneft non si è attenuto. Se i sauditi sono scettici sulle intenzioni della Russia, allora dovrebbero esserlo anche gli investitori.

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285 di 336 - 31/10/2016 14:03
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #284 - 29/Ott/2016 10:52
Quotando: giola - Post #283 - 26/Ott/2016 13:15
Quotando: giola - Post #282 - 20/Ott/2016 14:38

La Russia si unirà all’OPEC nel blocco alla produzione? Ne dubito

Se l’OPEC riuscirà a trovare un accordo per congelare la produzione, si unirà anche la Russia? Ci si interroga ancora sulla possibilità che i membri OPEC riescano realmente a trovare un accordo, ma senza la partecipazione della Russia non c’è alcuna speranza di intervenire sul problema dell’eccesso di scorte. Nonostante le dichiarazioni di Putin, gli investitori devono chiedersi se la Russia sia davvero intenzionata a prendere parte ad un eventuale accordo OPEC-Non-OPEC sul congelamento della produzione.

Durante il Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta a prendere parte alle misure congiunte per limitare la produzione”. Tuttavia, Putin (così come i leader di altri paesi produttori di petrolio) è noto per le sue dichiarazioni che creano delle impennate speculative sul prezzo del greggio, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Lo stesso giorno, l’AD di Rosneft (MCX:ROSN) Igor Sechin ha dichiarato alla stessa platea che il maggiore produttore di petrolio russo non ridurrà la produzione. Successivamente, un portavoce Rosneft ha ritrattato queste dichiarazioni ed ha aggiunto che se la Russia e l’OPEC troveranno un accordo, Rosneft si atterrà. Certamente, Rosneft non può contraddire Putin saldamente a capo della Russia, ma le prime dichiarazioni di Sechin indicano che la possibilità di un accordo è piuttosto remota. Pubblicamente, i produttori russi di petrolio supportano la linea del governo pro-congelamento, ma a livello aziendale la questione non è decisa.

Nel frattempo, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato un incontro per il 22 e 23 ottobre. L’ultima volta che il ministro del petrolio russo, Novak ed il suo omologo saudita al-Falih si sono incontrati (nell’ambito dei lavori del G20), la speculazione sulla possibilità che l’incontro potesse tradursi in un accordo per il congelamento della produzione ha causato un’impennata del 4% dei prezzi. Questa volta, gli investitori dovrebbero essere meno creduloni. Sotto questo accordo di cooperazione, i sauditi non faranno altro che sfoggiare (possibilmente intimidendo i Russi) le loro avanzatissime infrastrutture petrolifere. NON aspettatevi nessun accordo sulla produzione da questo meeting.

Le ultime mosse della Russia dovrebbero fornire qualche indicazione su quelli che sono i piani futuri. Rosneft recentemente ha avviato le trattative con Trafigura per l’acquisto del colosso indiano della raffineria Essar Oil. L’acquisto fornirebbe a Rosneft una grande rete per la distribuzione del suo greggio nel mercato emergente indiano. Questo accordo indica che Rosneft sta iniziando ad imitare la strategia di diversificazione globale di Aramco.

Negli ultimi dieci anni, Aramco ha fatto acquisiti strategici di raffinerie e punti di distribuzione in Cina, Corea e America, che gli hanno assicurato la rete per distribuire il proprio greggio. Infatti, a febbraio, anche Aramco ha preso in considerazione la presentazione di un’offerta per l’acquisizione del 49% di Essar Oil. L’acquisizione da parte di Rosneft indica che, se non altro, l’azienda sta pianificando di aumentare la produzione di petrolio e sta cercando nuovi mercati.

Anche la recente storia della Russia offre un altro suggerimento importante. Nel 2008 e 2009, l’Arabia Saudita ha convinto la Russia a ridurre la produzione insieme ai paesi OPEC. Dopo che la Russia ha aderito all’accordo, Igor Sechin di Rosneft non si è attenuto. Se i sauditi sono scettici sulle intenzioni della Russia, allora dovrebbero esserlo anche gli investitori.

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Greggio in discesa, paesi non-OPEC non si impegnano in piano tetto offerta

Quotazioni del greggio in flessione stamani sulla piazza londinese: i produttori non-Opec non hanno preso impegni specifici per unirsi a quelli Opec nel piano volto a limitare i livelli di produzione e far risollevare i prezzi, segnalando la volontà che questi ultimi trovino prima un'intesa tra di loro.

Gli stessi membri Opec venerdì scorso non hanno infatti concordato su come implementare un accordo globale di limitazione dell'offerta dopo che, secondo alcune fonti, l'Iran si è dimostrato riluttante a congelare la produzione.

Funzionari ed esperti dei paesi Opec e di quelli non-Opec come Azerbaijan, Brasile, Kazakhstan, Messico, Oman e Russia si sono incontrati per consultazioni a Vienna sabato e hanno solo concordato di incontrarsi di nuovo a novembre prima della regolare riunione dell'Opec in programma il 30 novembre.

Intorno alle 12,15 ora italiana il derivato sul greggio Brent con consegna dicembre tratta in calo di 35 centesimi a 49,36 dollari il barile dopo aver chiuso in ribasso di 76 cent venerdì. Il futures WTI sul greggio Usa con consegna dicembre arretra di 26 centesimi a 48,43 dollari dopo aver terminato in flessione di oltre un dollaro venerdì.

"I prezzi del greggio hanno iniziato la settimana in calo dopo che l'incontro fra i paesi Opec e non-Opec non ha prodotto nessun accordo nel fine settimana", si legge in una nota di Commerzbank.


2nzdi
286 di 336 - 01/11/2016 08:16
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #285 - 31/Ott/2016 13:03
Quotando: giola - Post #284 - 29/Ott/2016 10:52
Quotando: giola - Post #283 - 26/Ott/2016 13:15
Quotando: giola - Post #282 - 20/Ott/2016 14:38

La Russia si unirà all’OPEC nel blocco alla produzione? Ne dubito

Se l’OPEC riuscirà a trovare un accordo per congelare la produzione, si unirà anche la Russia? Ci si interroga ancora sulla possibilità che i membri OPEC riescano realmente a trovare un accordo, ma senza la partecipazione della Russia non c’è alcuna speranza di intervenire sul problema dell’eccesso di scorte. Nonostante le dichiarazioni di Putin, gli investitori devono chiedersi se la Russia sia davvero intenzionata a prendere parte ad un eventuale accordo OPEC-Non-OPEC sul congelamento della produzione.

Durante il Congresso Mondiale sull’Energia di Istanbul Putin ha dichiarato che “la Russia è pronta a prendere parte alle misure congiunte per limitare la produzione”. Tuttavia, Putin (così come i leader di altri paesi produttori di petrolio) è noto per le sue dichiarazioni che creano delle impennate speculative sul prezzo del greggio, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Lo stesso giorno, l’AD di Rosneft (MCX:ROSN) Igor Sechin ha dichiarato alla stessa platea che il maggiore produttore di petrolio russo non ridurrà la produzione. Successivamente, un portavoce Rosneft ha ritrattato queste dichiarazioni ed ha aggiunto che se la Russia e l’OPEC troveranno un accordo, Rosneft si atterrà. Certamente, Rosneft non può contraddire Putin saldamente a capo della Russia, ma le prime dichiarazioni di Sechin indicano che la possibilità di un accordo è piuttosto remota. Pubblicamente, i produttori russi di petrolio supportano la linea del governo pro-congelamento, ma a livello aziendale la questione non è decisa.

Nel frattempo, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato un incontro per il 22 e 23 ottobre. L’ultima volta che il ministro del petrolio russo, Novak ed il suo omologo saudita al-Falih si sono incontrati (nell’ambito dei lavori del G20), la speculazione sulla possibilità che l’incontro potesse tradursi in un accordo per il congelamento della produzione ha causato un’impennata del 4% dei prezzi. Questa volta, gli investitori dovrebbero essere meno creduloni. Sotto questo accordo di cooperazione, i sauditi non faranno altro che sfoggiare (possibilmente intimidendo i Russi) le loro avanzatissime infrastrutture petrolifere. NON aspettatevi nessun accordo sulla produzione da questo meeting.

Le ultime mosse della Russia dovrebbero fornire qualche indicazione su quelli che sono i piani futuri. Rosneft recentemente ha avviato le trattative con Trafigura per l’acquisto del colosso indiano della raffineria Essar Oil. L’acquisto fornirebbe a Rosneft una grande rete per la distribuzione del suo greggio nel mercato emergente indiano. Questo accordo indica che Rosneft sta iniziando ad imitare la strategia di diversificazione globale di Aramco.

Negli ultimi dieci anni, Aramco ha fatto acquisiti strategici di raffinerie e punti di distribuzione in Cina, Corea e America, che gli hanno assicurato la rete per distribuire il proprio greggio. Infatti, a febbraio, anche Aramco ha preso in considerazione la presentazione di un’offerta per l’acquisizione del 49% di Essar Oil. L’acquisizione da parte di Rosneft indica che, se non altro, l’azienda sta pianificando di aumentare la produzione di petrolio e sta cercando nuovi mercati.

Anche la recente storia della Russia offre un altro suggerimento importante. Nel 2008 e 2009, l’Arabia Saudita ha convinto la Russia a ridurre la produzione insieme ai paesi OPEC. Dopo che la Russia ha aderito all’accordo, Igor Sechin di Rosneft non si è attenuto. Se i sauditi sono scettici sulle intenzioni della Russia, allora dovrebbero esserlo anche gli investitori.

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Greggio in discesa, paesi non-OPEC non si impegnano in piano tetto offerta

Quotazioni del greggio in flessione stamani sulla piazza londinese: i produttori non-Opec non hanno preso impegni specifici per unirsi a quelli Opec nel piano volto a limitare i livelli di produzione e far risollevare i prezzi, segnalando la volontà che questi ultimi trovino prima un'intesa tra di loro.

Gli stessi membri Opec venerdì scorso non hanno infatti concordato su come implementare un accordo globale di limitazione dell'offerta dopo che, secondo alcune fonti, l'Iran si è dimostrato riluttante a congelare la produzione.

Funzionari ed esperti dei paesi Opec e di quelli non-Opec come Azerbaijan, Brasile, Kazakhstan, Messico, Oman e Russia si sono incontrati per consultazioni a Vienna sabato e hanno solo concordato di incontrarsi di nuovo a novembre prima della regolare riunione dell'Opec in programma il 30 novembre.

Intorno alle 12,15 ora italiana il derivato sul greggio Brent con consegna dicembre tratta in calo di 35 centesimi a 49,36 dollari il barile dopo aver chiuso in ribasso di 76 cent venerdì. Il futures WTI sul greggio Usa con consegna dicembre arretra di 26 centesimi a 48,43 dollari dopo aver terminato in flessione di oltre un dollaro venerdì.

"I prezzi del greggio hanno iniziato la settimana in calo dopo che l'incontro fra i paesi Opec e non-Opec non ha prodotto nessun accordo nel fine settimana", si legge in una nota di Commerzbank.

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2o5ds
287 di 336 - 01/11/2016 14:55
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
L’Opec non frena la produzione e il greggio ritorna sotto i 50 dollari (La Repubblica)

La Repubblica ha dato ampio risalto al nuovo calo del prezzo del petrolio che ieri è scivolato ben al di sotto della soglia psicologica dei 50 dollari al barile. In attesa della nuova riunione dei paesi dell’OPEC in calendario per la fine di novembre, che dovrebbe dare il via agli accordi di produzione del greggio, gli incontri informali tenutisi lo scorso week-end a Vienna hanno evidenziato alcune crepe tra i componenti del cartello.

Uno scenario che potrebbe complicare il raggiungimento dell’accordo nell’incontro di fine mese. La Repubblica evidenzia che il comparto si mantiene su un equilibrio precario, a cui i paesi dell’OPEC non possono sfuggire.

“Se i depositi si svuotano un po’ e il prezzo torna vicino ai 60 dollari, come spera l’Opec, ripartono in massa gli americani dello shale e la bolla si rigonfia”, ha evidenziato il quotidiano, che, tuttavia, ha aggiunto “Gli investimenti nel settore, adesso, sono fermi e, presto, il mancato rimpiazzo dei pozzi esauriti si farà sentire. Ma non è detto che, nel prossimo decennio, il petrolio trovi più la domanda degli anni passati”.

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2o995
289 di 336 - 02/11/2016 17:29
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #287 - 01/Nov/2016 13:55

L’Opec non frena la produzione e il greggio ritorna sotto i 50 dollari (La Repubblica)

La Repubblica ha dato ampio risalto al nuovo calo del prezzo del petrolio che ieri è scivolato ben al di sotto della soglia psicologica dei 50 dollari al barile. In attesa della nuova riunione dei paesi dell’OPEC in calendario per la fine di novembre, che dovrebbe dare il via agli accordi di produzione del greggio, gli incontri informali tenutisi lo scorso week-end a Vienna hanno evidenziato alcune crepe tra i componenti del cartello.

Uno scenario che potrebbe complicare il raggiungimento dell’accordo nell’incontro di fine mese. La Repubblica evidenzia che il comparto si mantiene su un equilibrio precario, a cui i paesi dell’OPEC non possono sfuggire.

“Se i depositi si svuotano un po’ e il prezzo torna vicino ai 60 dollari, come spera l’Opec, ripartono in massa gli americani dello shale e la bolla si rigonfia”, ha evidenziato il quotidiano, che, tuttavia, ha aggiunto “Gli investimenti nel settore, adesso, sono fermi e, presto, il mancato rimpiazzo dei pozzi esauriti si farà sentire. Ma non è detto che, nel prossimo decennio, il petrolio trovi più la domanda degli anni passati”.

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290 di 336 - 03/11/2016 16:16
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #289 - 02/Nov/2016 16:29
Quotando: giola - Post #287 - 01/Nov/2016 13:55

L’Opec non frena la produzione e il greggio ritorna sotto i 50 dollari (La Repubblica)

La Repubblica ha dato ampio risalto al nuovo calo del prezzo del petrolio che ieri è scivolato ben al di sotto della soglia psicologica dei 50 dollari al barile. In attesa della nuova riunione dei paesi dell’OPEC in calendario per la fine di novembre, che dovrebbe dare il via agli accordi di produzione del greggio, gli incontri informali tenutisi lo scorso week-end a Vienna hanno evidenziato alcune crepe tra i componenti del cartello.

Uno scenario che potrebbe complicare il raggiungimento dell’accordo nell’incontro di fine mese. La Repubblica evidenzia che il comparto si mantiene su un equilibrio precario, a cui i paesi dell’OPEC non possono sfuggire.

“Se i depositi si svuotano un po’ e il prezzo torna vicino ai 60 dollari, come spera l’Opec, ripartono in massa gli americani dello shale e la bolla si rigonfia”, ha evidenziato il quotidiano, che, tuttavia, ha aggiunto “Gli investimenti nel settore, adesso, sono fermi e, presto, il mancato rimpiazzo dei pozzi esauriti si farà sentire. Ma non è detto che, nel prossimo decennio, il petrolio trovi più la domanda degli anni passati”.

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291 di 336 - 05/11/2016 15:08
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #290 - 03/Nov/2016 15:16
Quotando: giola - Post #289 - 02/Nov/2016 16:29
Quotando: giola - Post #287 - 01/Nov/2016 13:55

L’Opec non frena la produzione e il greggio ritorna sotto i 50 dollari (La Repubblica)

La Repubblica ha dato ampio risalto al nuovo calo del prezzo del petrolio che ieri è scivolato ben al di sotto della soglia psicologica dei 50 dollari al barile. In attesa della nuova riunione dei paesi dell’OPEC in calendario per la fine di novembre, che dovrebbe dare il via agli accordi di produzione del greggio, gli incontri informali tenutisi lo scorso week-end a Vienna hanno evidenziato alcune crepe tra i componenti del cartello.

Uno scenario che potrebbe complicare il raggiungimento dell’accordo nell’incontro di fine mese. La Repubblica evidenzia che il comparto si mantiene su un equilibrio precario, a cui i paesi dell’OPEC non possono sfuggire.

“Se i depositi si svuotano un po’ e il prezzo torna vicino ai 60 dollari, come spera l’Opec, ripartono in massa gli americani dello shale e la bolla si rigonfia”, ha evidenziato il quotidiano, che, tuttavia, ha aggiunto “Gli investimenti nel settore, adesso, sono fermi e, presto, il mancato rimpiazzo dei pozzi esauriti si farà sentire. Ma non è detto che, nel prossimo decennio, il petrolio trovi più la domanda degli anni passati”.

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2pc8a
292 di 336 - 08/11/2016 14:51
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
PETROLIO BRENT

2pw2l
293 di 336 - 12/11/2016 16:01
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #292 - 08/Nov/2016 13:51PETROLIO BRENT

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SI'. SECONDO ROSS HOOK!

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294 di 336 - 17/12/2016 14:58
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Petrolio: trend rialzista di fondo tiene

I prezzi del petrolio (analizzato tramite il future sul Crude Oil) stanno come atteso consolidando nell’area di supporto poco sotto 52 dollari al barile. Il trend primario rimane moderatamente bullish, e gli indicatori confermano i segnali di acquistare sulle correzioni, puntando ad un successivo recupero all’interno della tendenza principale. Il sistema parabolico resta nettamente distante dal punto di inversione al ribasso, e l’oscillazione grafica in area 50-52 dollari pone le basi per un successivo tentativo di rafforzamento. Target di medio periodo a ridosso di 53,50 dollari prima e 55-56 dollari successivamente. Preferibili di riflesso impostare acquisti sulle correzioni piuttosto che tentare short in controtendenza.

(MILANO FINANZA)

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295 di 336 - 25/1/2017 20:17
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Usa, scorte petrolio: +2,8 mb al 20 gennaio 2017

Le scorte di petrolio sono aumentate di 2,8 milioni di barili (mb) nella settimana che si è conclusa il 20 gennaio. Lo ha comunicato oggi la Energy Information Administration (EIA). Secondo i dati divulgati ieri dalla American Petroleum Institute, le scorte di petrolio sarebbero cresciute di 2,9 mb.

Le attese degli analisti erano per una crescita di 1,9 mb.

Ancora secondo i dati EIA, le scorte di benzina sono salite di 6,8 milioni di barili, quelle degli altri distillati sono rimaste invariate.

35282
296 di 336 - 26/1/2017 17:01
peppedj N° messaggi: 16214 - Iscritto da: 27/9/2007
si sale effetto trump
297 di 336 - 11/3/2017 13:46
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Il prezzo del petrolio affonda nello shale Usa (MF)

Il quotidiano finanziario mette sotto la lente il petrolio e le sue ultime performance. La corsa dopo i tagli della produzione dell’Opec è già finita, con il Wti tornato ieri per la prima volta dal dicembre scorso sotto la soglia psicologica dei 50 dollari al barile.

Alla base dello scivolone, secondo MF, l’ultimo dato settimanale sulle scorte americane di petrolio, aumentate di oltre 8,2 milioni di barili a 528,4 milioni, livello più alto dal 1982.

Un segnale che i tagli Opec non sono stati sufficienti ad abbattere il livello delle scorte mondiali e che, come osserva qualche osservatore, lo shale oil è tornato.

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298 di 336 - Modificato il 01/4/2017 12:45
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotazione petrolio un andamento destinato a rimanere tra i 50 e i 60 dollari?

Quotazione petrolio che come era lecito aspettarsi è salita di circa il 20% dal giorno in cui l’OPEC ha comunicato l’accordo per la riduzione della produzione. Ne hanno beneficiato le Oil Companies (sul listino italiano ENI), e le service companies (vedi Saipem che dopo aver superato i 0,4e euro ha raggiunto quotazioni ben più alte).

Andiamo ad esaminare cosa c’è alla base del rialzo (accordo paesi OPEC e non OPEC, scendendo nei dettagli), e proviamo a capire cosa può succedere in futuro.

Quotazione petrolio: la decisione dei paesi OPEC

L’OPEC ha deciso per un taglio di 1,2 milioni di barili giorno per 6 mesi. Il primo taglio alla produzione dopo 8 anni. Prima dell’annuncio di Vienna si erano diffuse voci circa un pieno disaccordo tra i membri, cosa che aveva portato nettamente al ribasso la quotazione petrolio e determinato l’apertura di numerose posizioni short. Sembra che i membri OPEC siano diventati molto abili con la comunicazione, facendo trapelare notizie ad hoc. In questo caso le notizie di difficoltà nell’accordo hanno determinato l’accumulo di short con un conseguente short squeeze e forte rialzo della quotazione petrolio all’annuncio dell’accordo.

Quotazione petrolio: la svolta saudita

Il paese membro più influente dell’OPEC è senz’altro l’Arabia Saudita. Ricordiamo che nel novembre 2014 la sua decisione di mantenere le quote di mercato rinunciando a qualsiasi controllo della produzione è stata la causa che ha innescato il crollo della quotazione petrolio dai massimi oltre i 100 dollari. Ma tanto è cambiato nel regno mediorientale. Innanzitutto le casse del paese che seppure sempre ricche e piene di denaro accumulato negli anni d’oro, iniziano a risentire degli ultimi anni difficili. Per coprire i buchi di bilancio statale si è dovuto ricorrere alle casse stesse. Alla guida del ministero del petrolio c’è un nuovo protagonista Khalid Al-Falih, che ha rimpiazzato la vecchia volpe Ali Al-Naimi.

Al Naimi aveva dichiarato qualche mese fa che non importava se la quotazione del petrolio avesse raggiunto i 20, i 30 o i 40 dollari al barile, l’Arabia avrebbe continuato la sua politica di mantenimento delle quote di mercato senza curarsi delle fluttuazioni dei prezzi. Il nuovo ministro scommette invece che un piccolo taglio della produzione può tradursi in un sensibile e duraturo aumento della quotazione petrolio, a tutto beneficio delle casse statali. A quanto pare la svolta si è avuta trattando l’Iran come un caso speciale. All’Iran sarà consentito di aumentare la produzione giornaliera a 3,9 milioni di barili. Precedentemente l’Arabia aveva chiesto che l’Iran arrivasse a 3,7 milioni di barili. Ad accollarsi la maggior parte del taglio di produzione sarà l’Arabia Saudita stessa.

Quotazione petrolio: i paesi non OPEC

L’Arabia Saudita, e l’OPEC sapevano benissimo che il taglio della produzione da parte loro avrebbe avvantaggiato gli altri paesi produttori. Pertanto hanno spinto per trovare un accordo trasversale anche ad altri paesi. In primis con la Russia che ha acconsentito ad effettuare un taglio della produzione di 300 mila barili a partire da inizio 2017. E poi con altri paesi NON OPEC che hanno acconsentito al taglio di ulteriori 258 mila barili rispetto alla Russia. A contribuire Messico, Oman, Azerbaijan, ma anche il Kazakhstan che proprio in questi mesi sta avviando il campo giant di Kashagan.

Quotazione petrolio: le incognita USA, Libia, Russia

Considerando che le quotazioni sono quasi prossime ai 60 dollari al barile è difficile per il momento aspettarsi ulteriori importanti rialzi. Rispetto agli accordi di cui si è parlato prima, ci sono dei grandi esclusi dal concistoro quali USA, Brasile, Cina, Canada, Norvegia. Sappiamo bene e lo abbiamo spiegato nei mesi scorsi quale è il ruolo degli USA. Le produzioni shale sono state alla base del crollo della quotazione petrolio degli ultimi 2 anni. Nonostante nell’ultimo anno la produzione USA abbia perso 1 milione di barili, la stessa è pur sempre a livelli medi molto alti rispetto alla produzione americana di 5 anni fa. In questi anni c’è stata una selezione naturale di campi efficienti e di metodi di estrazione efficienti portando ad abbassare notevolmente il punto di pareggio di bilancio per gli investitori.

E’ chiaro che una quotazione petrolio media più elevata riporterà nuovi e vecchi operatori shale a produrre. C’è da dire che uno degli elementi diversi rispetto agli anni passati è il costo del denaro. Dopo il rialzo dei tassi di dicembre 2016, se si dovesse proseguire con un ritmo serrato di rialzi, potrebbero cambiare le condizioni di costo del denaro e quindi ridurre la convenienza ad effettuare certi investimenti. Venendo alla Libia, invece, c’è da dire che negli ultimi giorni è ripreso l’export di petrolio da due suoi importanti terminali: Es-Sider and Zueitina, che a breve possono arrivare a 270 mila barili giorni. Ricordiamo che la Libia sta producendo ai suoi minimi storici a causa della intricata situazione politica interna e relativi disordini. 270 mila sono solo una piccola parte della produzione che la Libia recupererebbe, ed ammonterebbe ad ¼ di tutti i tagli decisi dall’OPEC. La Russia invece rappresenta una variabile impazzita.

Nonostante abbia aderito all’accordo con l’OPEC, tutto fa pensare che nel 2017 la Russia possa produrre più che nel 2016. Nei prossimi post parleremo invece di come potrebbero influire sulla quotazione petrolio la nomina a segretario di stato USA di Rex Tillerson ex CEO di EXXON e dei nuovi possibili rapporti con la Russia.

Quotazione petrolio: il taglio della produzione OPEC per 6 mesi potrebbe non bastare

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Prima che la quotazione petrolio possa essere stabilmente sopra i 60 dollari è necessario da un lato il requilibrio di domanda ed offerta e dall’altro una forte riduzione delle scorte. Sappiamo che l’accordo OPEC è destinato a durare 6 mesi, con possibilità di estensione. Sono iniziate a circolare voci circa la riluttanza da parte dei paesi membri più influenti a prolungare la riduzione della produzione oltre i 6 mesi previsti. Alcune simulazioni riportano il possibile andamento delle scorte nei due casi. Il primo quello in cui vi sia un’estensione della riduzione della produzione per 1 anno, il secondo quello in cui la riduzione della produzione fosse limitata a 6 mesi. Nel secondo caso si vede come le scorte tornerebbero nuovamente ad accumularsi annullando i benefici ottenuti dai primi 6 mesi di sacrificio.

Quotazione petrolio: dollaro forte e domanda di petrolio

Nel gioco dell’equilibrio tra domanda e offerta occorre considerare che gran parte dell’aumento della domanda è previsto essere dovuto ai paesi emergenti. Qualora il dollaro dovesse continuare ad apprezzarsi diventerebbe sempre più costoso per questi paesi approvvigionarsi di petrolio. Per cui è lecito aspettarsi che se il dollaro dovesse continuare ad apprezzarsi la domanda può ridursi, contribuendo anche in questo caso a ridurre il potenziale di rialzo della quotazione petrolio.

Quotazione petrolio: che fare?

In definitiva considerando le incognite sopra menzionate riteniamo non opportuno posizionarsi al rialzo o al ribasso con strumenti diretti sul petrolio. E’ vero invece che qualora i prezzi medi del petrolio dovessero attestarsi in un range ben più elevato rispetto al 2016 (ad esempio tra 50 e 60 o tra 55 e 65) le compagnie petrolifere se ne avvantaggerebbero. Pertanto può essere più interessante guardare a questo tipo di investimento, cercando magari di entrare su ribassi.

http://www.italiasalva.it
299 di 336 - 06/5/2017 15:01
GIOLA N° messaggi: 30045 - Iscritto da: 03/9/2014
Il petrolio può crollare senza la proroga dei tagli Opec

The Wall Street Journal Europe

Gli analisti concordano nell’affermare che i mercati hanno già ampiamente scontato un'estensione dei termini dell'accordo di Vienna di fine 2016

di Georgi Kantchev - traduzione di Giorgia Crespi


Secondo gli analisti, il prezzo del petrolio corre il rischio di essere investito da una repentina ondata di vendite generalizzate se entro maggio l’Opec e gli altri principali produttori non una proroga della riduzione di produzione di greggio.

I mercati petroliferi hanno largamente scontato un ampliamento dell’accordo concluso tra Opec, Russia e altri alla fine dell'anno scorso.

Se l’accordo non verrà prorogato, a sentire alcuni analisti, i prezzi potrebbero scendere sotto i 40 dollari, livello che non si vedeva da più di un anno.

Se i tagli alla produzione saranno confermati in occasione dell’incontro tra l'Opec e altri produttori fissato per il 25 maggio, il petrolio arriverà a 60 dollari al barile entro la fine dell’anno.

Stando a un’indagine del Wall Street Journal che ha coinvolto 14 banche d'investimento a fine aprile, quest’anno il Brent toccherà una media di 57 dollari al barile, raggiungendo i 60 dollari nel quarto trimestre; scenario sostanzialmente invariato rispetto al precedente rilevamento. Inoltre le banche pronosticano che quest’anno il West Texas Intermediate avrà un livello medio di 55 dollari al barile. L’anno prossimo il Brent salirà a una media di 62 dollari al barile l'anno prossimo e 65 dollari al barile nel 2019.

"Il mercato sembra avere già incorporato nei prezzi un accordo su ulteriori tagli alla produzione", riferisce Warren Patterson, commodity strategist di ING Bank. "In assenza di una simile intesa non è escluso un aggressivo selloff".

Ma nei primi scambi di mercoledì 3 maggio, il Brent trattava a 50,80 dollari al barile, mentre il Wti a 47,90 dollari al barile.

Le quotazioni del petrolio sono aumentate di quasi il 10% da quando l’Opec e altri produttori hanno deciso di tagliare di circa il 2% la produzione globale alla fine dell'anno scorso. E si incontreranno a Vienna per decidere se prolungare l'accordo per altri sei mesi.

La maggior parte degli analisti prospetta una riuscita. I quasi tre anni di surplus di produzione continuano a pesare sul greggio, che generalmente ha trattato oltre quota 50 dollari al barile quest'anno, ma si trova ancora a meno della metà dei livelli del giugno 2014, quando è iniziata la depressione.

Il ministro saudita dell’Eenergia, Khalid al-Falih, il mese scorso ha dichiarato che è stato raggiunto un accordo preliminare, ma mancano ancora le firme di alcuni membri del cartello.

La revisione è ben lungi dall’essere cosa fatta. Il fatto che includa tanti Paesi è il suo tallone d’Achille, secondo gli analisti di JP Morgan. Se anche solo un affiliato Opec respingesse la proroga, il resto del gruppo rivedrebbe rapidamente la propria strategia per aumentare l'output. Ciò avrebbe "implicazioni drammatiche per i prezzi", secondo la banca.

E anche se l'Opec trovasse un consenso, l'accordo continuerà a dipendere dall’adesione degli 11 fornitori esterni presenti il dicembre scorso. In caso di fallimento dei negoziati, gli analisti di Citigroup e J.P. Morgan pronosticano che i prezzi del petrolio caleranno sotto i 40 dollari al barile.

In aggiunta, tutti questi soggetti devono anche gestire la sfida rappresentata da un attore che non sarà presente a Vienna: i produttori americani di petrolio da scisto.

Se la proroga del trattato farà salire i prezzi del petrolio, i produttori di shale oil saranno incentivati a intensificare l’attività, aggiungendo nuovi barili all’eccesso di offerta. La produzione petrolifera americana è in aumento da settembre e la Us Energy Information Administration prevede un’ascesa a 9,9 milioni di barili al giorno per il prossimo anno, il massimo storico.

"Le azioni di oggi a sostegno dei prezzi stanno gettando le basi per l'eccesso di offerta di domani", ha sintetizzato J.P. Morgan.

La velocità con cui lo shale ha la capacità di aumentare il pompaggio è maggiore rispetto a gran parte della produzione petrolifera e questo metterà un tetto ai prezzi in futuro, dicono gli analisti.

Per Citigroup, "La rivoluzione rappresentata dai produttori non convenzionali sembra inarrestabile".
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