Italia In Ordine Sparso (FTSEMIB)

- Modificato il 21/2/2018 15:09
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
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1 di 31 - 13/1/2015 16:45
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Il governo intende costituire una società a capitale pubblico che prenda in affitto gli impianti dell'Ilva per continuare a produrre acciaio, dopo che l'azienda siderurgica avrà avuto accesso all'amministrazione controllata.

Lo ha detto oggi il commissario straordinario dell'Ilva Piero Gnudi.

"Il percorso studiato è che si va in amministrazione straordinaria, poi viene costituita una società a capitale pubblico che dovrebbe teoricamente prendere in affitto quest'azienda [Ilva]. Tra due o tre anni l'azienda può essere messa comodamente sul mercato", ha detto Gnudi nel corso di un'audizione presso le commissioni Industria e Ambiente al Senato sul nuovo decreto per l'Ilva varato dal governo prima di Natale.

Rispondendo successivamente a una domanda di Reuters, Gnudi ha detto che si tratta di "un'intesa che è venuta fuori all'interno del governo", e che dipende dall'eecutivo se nella newco possano entrare anche una o più società tra quelle che negli ultimi mesi hanno espresso interesse per Ilva.

Nei giorni scorsi, una fonte governativa ha detto a Reuters che l'esecutivo vede con interesse l'ipotesi che ArcelorMittal (MT.EQ) e Marcegaglia intendano entrare nella newco. Ma il gigante mondiale dell'acciaio, che insieme al gruppo italiano aveva presentato un'offerta non vincolante per Ilva, non ha voluto finora commentare tale possibilità.

Secondo Gnudi, che ha citato il piano industriale predisposto dall'azienda, Ilva - che a novembre perdeva 12-13 milioni al mese - tornerebbe in pareggio nel corso del 2016 e andrebbe in attivo nel 2017.

Al termine del periodo di affitto, Ilva spa in amministrazione controllata riprenderebbe in mano l'azienda, ha spiegato Gnudi, e a quel punto la metterebbe sul mercato.

Prima, coi soldi ricevuti dovrebbe pagare i numerosi debiti: quelli per l'attività aziendale, definiti da Gnudi "rilevanti ma non rilevantissimi", poi i debiti determinati dai risarcimenti dei danni per l'inquinamento, il cui importo, ha detto ancora l'ex ministro, "non è assolutamente prevedibile".

Quel che Gnudi ha escluso, rispondendo ai senatori, è che ai proprietari di Ilva - in particolare la famiglia Riva, che ne detiene il 90% - possano venire degli utili dall'operazione: "Se alla fine del fallimento rimangono dei soldi quelli sono del fallito, è vero, ma nella storia della Repubblica non è mai successo, e in questo caso c'è una tale montagna di debiti che è matematico".
2 di 31 - Modificato il 13/1/2015 17:00
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Gli investimenti e le riforme strutturali potrebbero dare più margine ai paesi non in linea alle regole europee sul bilancio, come la Francia o l'Italia, riducendo la probabilità di sanzioni nei loro confronti
E' quanto emerge da un documento della Commissione europea, che risponde alle richieste di Francia e Italia di un maggiore spazio temporale per consolidare i propri conti pubblici e di utilizzare tutta flessibilità prevista dalle regole per stimolare la debole crescita economica.

Roma, che pure ha un deficit inferiore al 3%, dunque in linea ai parametri Ue, ha chiesto più tempo per ridurre un debito pubblico oltre che viaggia intorno al 130% del Pil e aspetta con la Francia il giudizio definitivo di Bruxelles sulla legge di stabilità.

"Stiamo fornendo un'interpretazione del Patto di stabilità e Crescita, non stiamo cambiando o emendando nessuna delle regole del patto", ha detto a Reuters Valdis Domobrovskis, vice presidente della Commissione Ue.
3 di 31 - 14/1/2015 10:50
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Lo scambio automatico di informazioni tra tutte le banche dei Paesi dell'Unione europea a partire dal 1 gennaio 2017, che di fatto sancisce la fine del segreto bancario, porterà a un "cambiamento strutturale complessivo" che si tradurrà in "maggior gettito complessivo per lo Stato" e in "un abbassamento della pressione fiscale" per i cittadini.

Ne è convinto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che durante uno speciale su Radio1 sulla chiusura del semestre di presidenza italiano dell'Unione europea ha precisato che il conseguimento di questi risultati dipenderà "dall'efficienza dei sistemi nazionali". Quanto all'integrazione fiscale dell'Unione europea, il ministro ritiene che ci siano vari modi di svilupparla: uno è quello di costruire una base imponibile comune e lasciare ai singoli Paesi la possibilità di definire le aliquote. Su questo modello di integrazione, ha spiegato, sono stati fatti già dei passi avanti.

Padoan ha anche ribadito che il piano Junker "colma un vuoto impressionante" dato dalla caduta degli investimenti in molti anni in Europa e non solo. "Finché gli investimenti non si riprenderanno in modo significativo non ci sarà ripresa in Europa". E il piano Junker, oltre a rimettere in moto risorse pubbliche sia provenienti da bilanci europei sia provenienti dalla banca europea degli investimenti, indica anche priorità strategiche: dalle reti di trasporto alle reti informatiche, e darà sostegno agli investimenti delle Pmi, le più colpite dalla crisi.

Peraltro oggi lo stesso presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha dato atto al premier italiano, Matteo Renzi, di avere avuto un ruolo importante per il decollo della proposta del piano per gli investimenti da 315 miliardi di euro in tre anni, sulla base delle garanzie europee per 16 miliardi e di 5 miliardi di euro freschi della Bei. Juncker ha parlato di "entusiasmo" della presidenza italiana per dare un nuovo corso alle politiche europee.

Padoan ha così augurato al suo successore nel nuovo semestre di presidenza europea di continuare lungo la strada indicata dalla presidenza italiana, una strada orientata a crescita, investimenti e occupazione. "Mi auguro che si voglia continuare in questa direzione", ha detto, "con misure concrete per cambiare il quadro macroeconomico europeo perché è sicuramente insufficiente", ha concluso.
4 di 31 - 14/1/2015 10:53
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato oggi le dimissioni a meno di due anni dalla sua rielezione aprendo la strada alla delicata fase politica della sua successione.

Lo si legge in una nota del Quirinale.

Napolitano, 90 anni a giugno, aveva già annunciato che avrebbe lasciato l'incarico in anticipo, a conclusione del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea conclusosi ieri.

"Napolitano ha firmato questa mattina, alle ore 10,35, l'atto di dimissioni dalla carica. Il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, sta provvedendo a darne ufficiale comunicazione ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati e al Presidente del Consiglio dei Ministri", dice la nota del Quirinale.

La scelta del successore metterà alla prova la leadership del presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico Matteo Renzi che dovrà essere in grado di far eleggere il proprio candidato.

Dopo le elezioni politiche del febbraio 2013 dalle quali non era uscita una netta maggioranza, il Parlamento non era stato in grado di eleggere i due candidati proposti dall'allora segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Uno di questi, l'ex premier e presidente della Commissione europea Romano Prodi, viene ancora citato come uno dei possibili candidati ma i giochi sono del tutto aperti.

Entro 15 giorni, il presidente della Camera Laura Boldrini dovrà convocare il Parlamento in seduta congiunta integrato da 58 rappresentanti delle Regioni per l'elezione del successore.

Nelle prime tre votazioni servono i due terzi dei 1.009 elettori mentre dalla quarta servirà la maggioranza assoluta di 505 voti.

Il Partito democratico può contare su circa 450 grandi elettori.
5 di 31 - 14/1/2015 10:53
dibbo1 N° messaggi: 2826 - Iscritto da: 08/10/2013
Quotando: giola - Post #3 - 14/Jan/2015 09:50Lo scambio automatico di informazioni tra tutte le banche dei Paesi dell'Unione europea a partire dal 1 gennaio 2017, che di fatto sancisce la fine del segreto bancario, porterà a un "cambiamento strutturale complessivo" che si tradurrà in "maggior gettito complessivo per lo Stato" e in "un abbassamento della pressione fiscale" per i cittadini. Ne è convinto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che durante uno speciale su Radio1 sulla chiusura del semestre di presidenza italiano dell'Unione europea ha precisato che il conseguimento di questi risultati dipenderà "dall'efficienza dei sistemi nazionali". Quanto all'integrazione fiscale dell'Unione europea, il ministro ritiene che ci siano vari modi di svilupparla: uno è quello di costruire una base imponibile comune e lasciare ai singoli Paesi la possibilità di definire le aliquote. Su questo modello di integrazione, ha spiegato, sono stati fatti già dei passi avanti. Padoan ha anche ribadito che il piano Junker "colma un vuoto impressionante" dato dalla caduta degli investimenti in molti anni in Europa e non solo. "Finché gli investimenti non si riprenderanno in modo significativo non ci sarà ripresa in Europa". E il piano Junker, oltre a rimettere in moto risorse pubbliche sia provenienti da bilanci europei sia provenienti dalla banca europea degli investimenti, indica anche priorità strategiche: dalle reti di trasporto alle reti informatiche, e darà sostegno agli investimenti delle Pmi, le più colpite dalla crisi. Peraltro oggi lo stesso presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha dato atto al premier italiano, Matteo Renzi, di avere avuto un ruolo importante per il decollo della proposta del piano per gli investimenti da 315 miliardi di euro in tre anni, sulla base delle garanzie europee per 16 miliardi e di 5 miliardi di euro freschi della Bei. Juncker ha parlato di "entusiasmo" della presidenza italiana per dare un nuovo corso alle politiche europee. Padoan ha così augurato al suo successore nel nuovo semestre di presidenza europea di continuare lungo la strada indicata dalla presidenza italiana, una strada orientata a crescita, investimenti e occupazione. "Mi auguro che si voglia continuare in questa direzione", ha detto, "con misure concrete per cambiare il quadro macroeconomico europeo perché è sicuramente insufficiente", ha concluso.

Giola,ma questi( Padoan et similia...) credono davvero alla cifra monstre dei 315 mld ? Saranno 315 briciole...
6 di 31 - 14/1/2015 11:33
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: dibbo1 - Post #5 - 14/Gen/2015 10:53
Quotando: giola - Post #3 - 14/Jan/2015 09:50Lo scambio automatico di informazioni tra tutte le banche dei Paesi dell'Unione europea a partire dal 1 gennaio 2017, che di fatto sancisce la fine del segreto bancario, porterà a un "cambiamento strutturale complessivo" che si tradurrà in "maggior gettito complessivo per lo Stato" e in "un abbassamento della pressione fiscale" per i cittadini.

Ne è convinto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che durante uno speciale su Radio1 sulla chiusura del semestre di presidenza italiano dell'Unione europea ha precisato che il conseguimento di questi risultati dipenderà "dall'efficienza dei sistemi nazionali". Quanto all'integrazione fiscale dell'Unione europea, il ministro ritiene che ci siano vari modi di svilupparla: uno è quello di costruire una base imponibile comune e lasciare ai singoli Paesi la possibilità di definire le aliquote. Su questo modello di integrazione, ha spiegato, sono stati fatti già dei passi avanti.

Padoan ha anche ribadito che il piano Junker "colma un vuoto impressionante" dato dalla caduta degli investimenti in molti anni in Europa e non solo. "Finché gli investimenti non si riprenderanno in modo significativo non ci sarà ripresa in Europa". E il piano Junker, oltre a rimettere in moto risorse pubbliche sia provenienti da bilanci europei sia provenienti dalla banca europea degli investimenti, indica anche priorità strategiche: dalle reti di trasporto alle reti informatiche, e darà sostegno agli investimenti delle Pmi, le più colpite dalla crisi.

Peraltro oggi lo stesso presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha dato atto al premier italiano, Matteo Renzi, di avere avuto un ruolo importante per il decollo della proposta del piano per gli investimenti da 315 miliardi di euro in tre anni, sulla base delle garanzie europee per 16 miliardi e di 5 miliardi di euro freschi della Bei. Juncker ha parlato di "entusiasmo" della presidenza italiana per dare un nuovo corso alle politiche europee.

Padoan ha così augurato al suo successore nel nuovo semestre di presidenza europea di continuare lungo la strada indicata dalla presidenza italiana, una strada orientata a crescita, investimenti e occupazione. "Mi auguro che si voglia continuare in questa direzione", ha detto, "con misure concrete per cambiare il quadro macroeconomico europeo perché è sicuramente insufficiente", ha concluso.


Giola,ma questi( Padoan et similia...) credono davvero alla cifra monstre dei 315 mld ? Saranno 315 briciole...



Lo credo anch'io dibbo1.
7 di 31 - 14/1/2015 11:34
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Pietro Grasso è il capo dello Stato supplente; c'è chi l'ha messo in questi giorni anche nelle rose delle candidature.

Rose che ogni giorno acquistano e perdono nuovi petali mentre i commentatori si divertono a ricordare come, talvolta, eletto è risultato chi non era mai entrato nelle previsioni della vigilia, come è successo anche l'ultima volta nell'aprile 2013 proprio con il bis di Giorgio Napolitano.

Altro punto all'ordine del giorno è che l'elezione avviene mentre il Parlamento sta votando riforme istituzionali fondamentali anche per il ruolo del Capo dello Stato che sarà ridimensionato per quanto riguarda il compito di scegliere e nominare il presidente del Consiglio ma rafforzato nei ruoli di garanzia, dovendo bilanciare anche le garanzie che ha offerto finora il bicameralismo sulla formazione delle leggi.

Sarà dunque un capo dello Stato chiamato a interpretare un ruolo nuovo e rinnovato. Questa caratteristica sarà fondamentale nel disegnare l'identikit ed è questo il ragionamento che ha portato il direttore del Foglio Giuliano Ferrara a mettere Pier Luigi Bersani fra i migliori interpreti dell'identikit.

Ma l'incertezza sul voto per il Quirinale invita alla prudenza e molti dei nomi che vengono fatti oggi sono citati solo per poterli bruciare più in fretta.

C'è un ultimo fatto da tenere presente. Da oggi Giorgio Napolitano è nella lista dei grandi elettori e giocherà un ruolo da non sottovalutare di consigliere e suggeritore per individuare il candidato.
8 di 31 - 14/1/2015 11:41
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Il Ftse Mib guadagna lo 0,24% a 18.752 punti. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato questa mattina, alle 10h35, l'atto di dimissioni dalla carica. Questa, sottolinea JPMorgan, era una notizia ampiamente attesa. "Crediamo che ci sia un'alta probabilita' che il nuovo Presidente della Repubblica sara' eletto dai voti del Pd e di Forza Italia, rafforzando cosi' il processo fino ad ora laborioso delle riforme istituzionali", affermano gli analisti. Tuttavia, "non e' escluso il rischio di prendere buche. L'elezione di un candidato contro Berlusconi (eventualmente con il supporto del Movimento 5 Stelle di Grillo) potrebbe compromettere ulteriori progressi nelle riforme istituzionali, soprattutto se la nuova legge elettorale non sara' approvata prima del voto presidenziale", aggiungono gli analisti.
9 di 31 - 15/1/2015 10:55
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
L'Italia potrà godere di un certo margine di azione nel bilancio pubblico per poter contrastare la recessione e avviare riforme strutturali che spingano la crescita, secondo il vice presidente della Commissione europea Jyrki Katainen.

"È difficile valutare la situazione italiana perché non conosciamo ancora le previsioni di inverno, ma posso immaginare che l'Italia possa beneficiare della flessibilità come altri Paesi", ha detto il commissario finlandese parlando in inglese a margine di una audizione parlamentare.

Alla domande se sia dunque possibile che l'Italia abbia qualche spazio di manovra nei propri conti pubblici rispetto alle regole europee, che tra l'altro impongono un disavanzo non superiore al 3% del Pil, Katainen ha risposto: "È possibile".

Nel corso dell'audizione alla Camera il vice di Jean-Claude Juncker ha espresso apprezzamento per la legge delega sul mercato del lavoro in via di attuazione.

"So che la questione è controversa ma il Jobs Act, secondo me, aiuterà ad assumere ed è anche più equo per i giovani", ha detto Katainen.
10 di 31 - 15/1/2015 11:32
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Il voto politico in Grecia sarà quattro giorni appena prima di quello per il nuovo presidente della Repubblica italiano.

Quello greco è un voto al quale guardano con particolare attenzione sia i mercati, sia la comunità internazionale a iniziare dall'Unione europea per il peso che potrà avere sui destini dell'Unione. La pressione dei mercati sulla Grecia avrebbe effetti sui Paesi periferici dell'area euro, Italia compresa.

E' un fattore, dunque, che entrerà in gioco alla vigilia dell'elezione del futuro presidente della Repubblica italiana, una personalità che dovrà contribuire in maniera determinante ai rapporti dell'Italia con il resto del mondo.

Una settimana prima del voto italiano e tre prima di quello greco, la Bce prenderà, il 22, una attesa decisione su modalità e intensità del suo supporto all'economia dell'area euro (il cosiddetto quantitative easing), decisione che inciderà parimenti su fiducia dei mercati e degli investitori con particolare attenzione all'Italia.

Sono due fattori, Grecia e Bce, che alle 15 del 29 gennaio quando il Parlamento si riunirà in seduta congiunta integrato dai rappresentanti delle Regioni per le elezioni del Quirinale, avranno fatto sentire il loro peso anche sul dibattito politico.
11 di 31 - 19/1/2015 11:43
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
L'elezione del nuovo presidente della Repubblica di fine mese ha un pericoloso effetto collaterale. Sta riportando la legislatura esattamente laddove si era incartata al suo inizio: nella mancanza di una netta e chiara maggioranza in entrambe le Camere e negli scontri interni ai vari gruppi.

Anzi proprio sulla confusione dei singoli raggruppamenti le cose si sono ulteriormente incagliate. Nel Pd è emersa una netta maggioranza renziana mala confusione e lo sbandamento regnano sovrani a sinistra, con il rischio di una scissione accentuato dalle veementi polemiche liguri e dall'abbandono del partito da parte dello sconfitto dalle primarie locali, Sergio Cofferati.

Il Pdl non solo si è dissolto in due. Ora assistiamo a un riavvicinamento degli scissionisti dell'Ncd di Angelino Alfano al quale corrisponde per contro l'ulteriore frantumazione di Forza Italia.

Il centro non esiste più con lo sbriciolamento di Scelta Civica. I problemi dei grillini e le loro divisioni sono note.

Se Matteo Renzi riuscirà dunque ora a risolvere la partita del Quirinale, rafforzerà ulteriormente la sua leadership. Sulla sua strada ci sono anche le tensioni sulle riforme, elettorale e del Senato, sulle quali si addensano le spaccature nel Pd e in Forza Italia e la tenuta del cosiddetto Patto del Nazareno.

Renzi deve consolidare sul Quirinale il cammino avviato in quest'anno di governo o si tornerà al punto di partenza.
12 di 31 - 19/1/2015 11:54
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Il premier Matteo Renzi vedrà questo pomeriggio i senatori del Partito democratico alla vigilia delle votazioni sulla legge elettorale a Palazzo Madama, ma le acque nel Pd sono nuovamente agitate dopo l'uscita polemica dal partito di Sergio Cofferati, che potrebbe mettere alla prova l'unità del partito nell'elezione del nuovo presidente della Repubblica.

L'ex leader Cgil ed europarlamentare del Pd ha annunciato sabato scorso l'uscita dalla casa madre dopo essere stato battuto alle primarie per il candidato governatore della Liguria da una concorrente renziana, denunciando gravi irregolarità che a suo dire non sono state prese in considerazione dai vertici del partito.

L'ala sinistra del Pd ha subito spalleggiato Cofferati, cogliendo l'occasione per innescare una nuova polemica con Renzi, mentre diversi quotidiani e il leader della Fiom Maurizio Landini hanno già ipotizzato per Cofferati un futuro da leader di una nuova sinistra italiana,che raccolga anche scissionisti dal Pd, sul modello del greco Alexis Tsipras.

Cofferati ha ribadito ancora oggi che esce ma non per fondare un nuovo partito e ha rinfocolato lo scontro con Renzi, dicendo che nel Pd "si sono cancellati i valori fondativi, c'è un problema morale".

Il problema politico per Renzi, che oggi commenterà il caso con i suoi senatori, è riassorbire la scossa per superare le prove dei prossimi 15 giorni, in cui sono attesi nell'ordine il passaggio al Senato della legge elettorale, quello alla Camera sulla legge costituzionale che abolisce il bicameralismo paritario e, infine, dal 29 gennaio l'elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Non sono esclusi strappi sulla legge elettorale. Dopo l'incontro con Renzi, i senatori della minoranza, una trentina, hanno annunciato una conferenza stampa sui loro emendamenti non condivisi dal premier. La riforma elettorale potrebbe comunque passare nell'impianto attuale (prima di tornare alla Camera), se Forza Italia confermerà il suo appoggio, come ha detto il suo leader Silvio Berlusconi nel week end.

Il deputato della minoranza Stefano Fassina ha detto anche che il caso Cofferati avrà ripercussioni soprattutto sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica, mettendo in dubbio l'unità dei grandi elettori del partito al momento dell'elezione.

"Non vedo essuna relazione, non credo proprio", ha risposto oggi il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, "perché nella maggioranza elettorale che haeletto Renzi segretario ci sono molte figure importanti che vengono da quella storia e da quella sinistra".
13 di 31 - 22/1/2015 11:09
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Nell'identikit del prossimo presidente della Repubblica c'è una caratteristica che viene poco citata, ma della quale molto si parla nei capannelli in Transantlantico.

"Deve garantire che non scioglierà il Parlamento nei prossimi mesi", si dice. E a dirlo sono soprattutto i centristi, i partiti minori e le varie minoranze, cioè tutti coloro che garantiranno a qualsiasi candidato di raggiungere il quorum visto che Pd e Forza Italia, al netto dei franchi tiratori, cioè delle minoranze interne, non sono in grado di raggiungere una maggioranza per il Quirinale neppure alla quarta votazione.

Il tema dunque potrebbe diventare centrale e tagliare la strada, ad esempio, a tutti quei candidati considerati troppo renziani. Ma si tratta di ragionamenti teorici perché in realtà si è tutti in attesa di sapere cosa vorrà fare Matteo Renzi, il vero king maker dell'operazione seppure necessitato di alleanze.

Nelle ultime mosse di governo e parlamentari (riforma elettorale, riforma delle popolari...) Renzi ha però mostrato di non voler "cambiare segno", cioè di proseguire dritto per la sua strada senza timore di rottamare gli ostacoli.

Proseguirà dritto anche sulla via cheporta al Quirinale?
14 di 31 - 23/1/2015 11:08
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
"Oggi è molto meglio". Questa esplosione di ottimismo a Pier Luigi Bersani è stata suggerita dal fatto che ha ancora negli occhi quel Vietnam che gli esplose tra le mani nel 2013.

Le battute di Stefano Fassina su Matteo Renzi "capo" dei 101 franchi tiratori Pd che due anni fa affossarono il candidato di Bersani, Romano Prodi, hanno anticipato il chiarimento nel partito sull'elezione presidenziale che si avvierà giovedì prossimo, 29 gennaio, nel pomeriggio.

Il percorso prende ufficialmente il via oggi pomeriggio alle 16, quando Renzi riunisce la segreteria del partito per stabilire il "percorso" per giungere alla candidatura o alle candidature che saranno avanzate, non prima di mercoledì 28.

Il segretario e premier promette che la decisione verrà presa prima all'interno del partito, poi confrontata con gli altri protagonisti della gara. E' un percorso per cercare di tenere insieme i cocci che il Pd ha numerosi sul fronte sinistro ed eventuali malumori fra i suoi centristi.

Deputati renziani però calcolano che i possibili contrari alla linea del segretario sul Quirinale possano alla fine essere meno del previsto, una cinquantina. Renzi, se riuscirà a convincere i bersaniani, potrà partire quindi da circa 400 voti.

Per questo il miglior commento di oggi è quello di Elle Kappa su Repubblica: "Questa volta non si ripeterà la vergogna dei 101. E dove li trovi nel Pd 101 che si mettono d'accordo?"
15 di 31 - 27/1/2015 12:14
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Sono in corso da questa mattina alle dieci una serie di incontri tra il presidente del Consiglio e leader del Pd Matteo Renzi, a capo di una delegazione del suo partito, con rappresentanti di numerose forze politiche riguardo all'ormai prossima elezione del presidente della Repubblica.

Le consultazioni, che si tengono nel quartier generale del Pd, hanno visto per ora giungere al Nazareno il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini per Scelta Civica e il ministro dell'Interno Angelino Alfano con Nunzia De Girolamo per Ncd.

"Vogliamo un nome che abbia militato nelle istituzioni e che abbia relazioni internazionali, non dobbiamo prendere novellini in un momento così delicato", ha detto Alfano al termine dell'incontro.

"Puntiamo a chiudere fra la quarta e la quinta [votazione], meglio la quarta", ha aggiunto. "Se non riusciamo ad eleggerlo nella quarta votazione è un problema per il Paese, ma sono ottimista perché abbiamo una maggioranza molto solida e forte che sta cambiando la costituzione e che ora deve concentrarsi sul Quirinale".

Una fonte del Pd ha detto che l'indicazione di un nome "dovrebbe arrivare poco prima della quarta votazione, forse nella notte [tra venerdì e sabato]".

Anche Giannini, di Scelta Civica, uscendo dal Nazareno ha parlato di "una personalità politica di alto profilo che sia la garanzia migliore in questo momento".

E' previsto che gli incontri - a cui per il Pd oltre al premier partecipano i due capigruppo di Camera e Senato Roberto Speranza e Luigi Zanda, oltre ai vicesegretari del partito Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini - vadano avanti tutta la mattina e vedano partecipare oltre aScelta Civica e Ncd, la Lega e Fratelli d'Italia.

In serata, verso le 19, è programmato l'incontro con Silvio Berlusconi a guida della delegazione di Forza Italia, poi Popolari per l'Italia, per finire con Sel.

Non sono in agenda incontri con il M5s, ma una fonte del Pd fa sapere che potrebbe esserci un colloquio in serata con i fuoriusciti del partito di Beppe Grillo dopo che oggi altri parlamentari grillini hanno annunciato la loro decisione di lasciare i gruppi cinque stelle. "Fuoriusciti del M5s possono aggiungere voti al futuro presidente del cambiamento", ha commentato Alfano.

Lasciando il Nazareno, il ministro Giannini ha detto che sono previsti ulteriori incontri per domani.

Le votazioni del Parlamanto in seduta congiunta, integrato dai rappresentanti delle Regioni, per l'elezione del nuovo capo dello Stato inizieranno giovedì alle 15. Per le prime tre tornate, la maggiornaza da raggiungere è dei due terzi. Dalla quarta votazione, che dovrebbe tenersi sabato mattina, si passerà alla maggioranza assoluta.
16 di 31 - 27/1/2015 13:09
simosemo1978 N° messaggi: 21861 - Iscritto da: 24/1/2012
Vedo che mi hai ascoltato
bene
così chi vuole leggere le notizie,le trova tutte
MODERATO regis18 (Utente disabilitato) N° messaggi: 2251 - Iscritto da: 21/2/2015
18 di 31 - 27/3/2015 11:39
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Fatturato e ordinativi all'industria in forte calo a gennaio. Lo rileva l'Istat. In particolare il fatturato, al netto della stagionalità, diminuisce dell'1,6% rispetto a dicembre, registrando flessioni dello 0,9% sul mercato interno e del 3,1% su quello estero. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di gennaio 2014), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 2,5%, con cali del 3,7% sul mercato interno e dello 0,3% su quello estero.

Per gli ordinativi totali, si registra una diminuzione congiunturale del 3,6%, sintesi di un aumento dello 0,7% degli ordinativi interni e un calo del 9% di quelli esteri. Nel confronto con il mese di gennaio 2014, l'indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 5,5%. L'incremento più rilevante si registra per i prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3%), mentre la flessione maggiore si osserva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,2%).
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19 di 31 - 30/3/2015 15:30
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: simosemo1978 - Post #16 - 27/Gen/2015 13:09Vedo che mi hai ascoltato
bene
così chi vuole leggere le notizie,le trova tutte



Non sopravvalutarti!
20 di 31 - 02/4/2015 10:56
GIOLA N° messaggi: 29544 - Iscritto da: 03/9/2014
L'Istat ha comunicato che nel quarto trimestre 2014 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 2,3%, risultando superiore di 1,1 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre del 2013. Complessivamente, nel 2014 il rapporto tra indebitamento netto e Pil è stato pari al 3,0%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a quello del 2013. Nel quarto trimestre 2014 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 10,13 miliardi di euro. L'incidenza dell'avanzo sul Pil è stata del 2,4%, inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quella registrata nel quarto trimestre del 2013.


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