Tramp E Ripartiamo Tutti (FTSEMIB)

Ultimo aggiornamento: 22/01/2024 17:32

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«Ricordiamo che l’Ue finora non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione sui prodotti animali basati su tecniche di coltivazione cellulare», si legge ancora nel non-paper. Pertanto, «per valutare è necessario un approccio trasparente, scientifico e globale, che garantisca la condivisione accurata e indipendente delle informazioni su base scientifica e contrasti qualsiasi inganno da campagne di greenwashing». Altrimenti, se sarà dimostrato che la carne coltivata «non fornisce chiari benefici su ambiente, salute dei consumatori, aree rurali e agricoltori, non saremo nella posizione di prendere in considerazione lo sviluppo di questo settore nell’Ue».

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Chiesto un approccio trasparente, scientifico e globale

Austria, Francia e Italia ritengono che «lo sviluppo di questa nuova produzione alimentare coltivata in laboratorio sollevi molti interrogativi che devono essere discussi approfonditamente tra gli Stati membri, la Commissione, gli stakeholder e il pubblico in generale [...] in un ampio dibattito nell’Ue specifico sulla carne coltivata in laboratorio». Di conseguenza, prima di autorizzarne la commercializzazione, i tre Paesi chiedono «un approccio più ampio sulla produzione di carne basata sulle cellule», che tenga conto degli interrogativi e dei risultati delle discussioni che si terranno con gli Stati membri e la società civile.

Austria, Francia e Italia si allenano contro la carne coltivata in laboratorio. In un non-paper in vista del Consiglio Agricoltura i tre Paesi dell’Ue hanno definito il nuovo alimento «una minaccia per gli approcci primari basati sulle aziende agricole e per i metodi di produzione alimentare genuini che sono al centro del modello agricolo europeo». I tre Stati Membri non sono gli unici a pensarla in questo modo. Le loro posizioni sono sostenute dalle delegazioni di Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia.

Le elezioni statunitensi del 2024 potrebbero sfatare diversi miti. Ad esempio, gli analisti di State Street Global Advisor ricordano che di solito la performance macroeconomica ha costituito uno straordinario strumento per prevedere l’esito delle elezioni ed è tuttora un buon punto di partenza. Ma in questa fase del ciclo elettorale, lo scenario macroeconomico è più favorevole al presidente Joe Biden rispetto a quanto indicato dai sondaggi politici.

La corsa per le primarie presidenziali repubblicane intanto vede il vantaggio di Donal Trump allargarsi a doppia cifra. Nel New Hampshire, dove si vota il prossimo 23 gennaio, l’ultimo sondaggio della Cnn vede Trump detenere il 50% del sostegno tra i probabili elettori repubblicani, mentre il suo concorrente più vicino, l’ex governatore della Carolina del Sud Nikki Haley, si attesta al 39%.

«Va sottolineato», spiegano gli analisti, «che la maggior parte di questi indicatori misura il benessere economico in termini reali, quindi un’inflazione elevata nel periodo 2021-2023 ha avuto un impatto negativo sui dati». Tuttavia, con il progressivo calo dell’inflazione, gli esperti evidenziano un miglioramento dei dati e spiegano che solitamente quelli relativi alla prima metà dell’anno in cui si svolgeranno le elezioni hanno un maggiore potere predittivo (Figura 1).

L’importanza delle elezioni Usa per i mercati

L’incertezza politica non sarebbe così problematica per i mercati, se il contesto macroeconomico e geopolitico fosse più stabile e solido. L’amministrazione eletta nel 2024 erediterà probabilmente un mondo caratterizzato da importanti scontri militari regionali, conflitti commerciali in corso, problemi di sicurezza nazionale e disruption tecnologica. Questo è dunque il motivo principale per cui i mercati finanziari sono ancora più attenti alle elezioni statunitensi rispetto ai decenni precedenti: poiché queste ultime hanno un impatto macroeconomico e di mercato più rilevante.

Secondo gli analisti di State Street, la politica estera sarà più rilevante del solito per i mercati, date le implicazioni per la credibilità del sistema di alleanze degli Stati Uniti. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca comporterebbe maggiori costi in termini fiscali e di sicurezza per gli alleati europei e non solo. Inoltre, anche la stessa traiettoria fiscale degli Stati Uniti è in discussione, anche se ciò dipende dalla distribuzione del potere tra Congresso e Presidenza.