Da porto sicuro a fattore di stress e costi: come cambia la percezione della "casa"
(Teleborsa) -
L’aumento dei prezzi e le politiche restrittive decise in questi ultimi mesi hanno
influenzato l’atteggiamento di famiglie e operatori economici verso
consumi, risparmio e investimenti. E appare mutato
anche l'atteggiamento degli italiani
verso la casa: da nido sicuro a fattore di stress e di costi. E' quanto rivela il
2° Rapporto Federproprietà-Censis intitolato "La casa nonostante tutto".
La casa è un luogo per il quale gli italiani hanno impiegato risorse economiche e tempo per renderlo
comodo e confortevole, uno spazio vitale dove trascorrere la propria quotidianità, un
bene a tutela del proprio benessere. La proprietà della casa è da sempre per gli italiani
indicatore di progressione sociale, di sicurezza per sé e per le generazioni che seguiranno, uno status da conseguire anche a costo di sacrifici.
Tuttavia, inflazione, riduzione del potere d'acquisto e conseguente impoverimento della popolazione, rialzo dei tassi di interesse, maggiore onerosità dei mutui sono
fenomeni tra loro concatenati che hanno fragilizzato la funzione sociale della casa, rendendo di
più difficile accesso un bene, da sempre percepito come un traguardo importante nei progetti di vita di individui e famiglie. A ciò si devono poi aggiungere
tasse e imposizioni fiscali,
costi di mantenimento e gestione crescenti e, in ultimo, le previsioni di ulteriori costi da sostenere per far fronte alle disposizioni comunitarie sull’efficientamento energetico.
Nonostante la casa sia divenuta in questi anni un bene sempre più difficile da acquisire e da gestire, la sua proprietà continua
a essere una tappa fondamentale nel progetto di vita individuale e familiare degli italiani.
Per l’83,2% di loro la proprietà di una abitazione è
percepita come una condizione di sicurezza e stabilità (85,6% per chi è proprietario di casa).
Ma il rialzo dei tassi di interesse è un impedimento per l’accesso all’acquisto della casa per circa il 60,0% (59,8%) degli italiani non ancora proprietari di un’abitazione.
E oltre tre quarti delle famiglie (75,5%) dichiarano che le
spese relative alla casa (condominio, bollette, tasse, ecc.) pesano molto sul proprio budget. Un collettivo che si amplia, sfiorando quota 80%, tra le famiglie che dispongono di un reddito annuo non superiore ai 30 mila euro o tra i residenti delle regioni centrali e meridionali del Paese.
Tra le persone a rischio di povertà il 60,8% detiene la proprietà della casa. Non è il mutuo la causa prevalente alla base del rischio, giacché il pagamento del mutuo ricorre solo nell’8% dei casi. La casa di proprietà rischia di trasformarsi da fattore di tutela del benessere personale in fattore critico della condizione economica.
Circa i
l 65,0% degli italiani (64,6%) include tra i requisiti fondamentali per un futuro acquisto di casa la
classe energetica. La classe energetica è discriminante per l’acquisto in misura
maggiore tra i più giovani (66,1% tra i18-34enni), meno tra i più anziani (61,5% tra 65enni e oltre).