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10/1/2007 15:50
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silvia28
N° messaggi: 498 -
Iscritto da: 21/12/2006
ciao a tutti
secondo me ti conviene aspettare,
il titolo e' salito forte ,se entri adesso rischi un altra discesa,
se scende lo prendi piu' basso,se sale sei vicino alla tua entrata.
chiaramente i soldi sono i tuoi e poi fai come ti pare.
oggi non e' un bel giorno per entrare
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47 di 957
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10/1/2007 23:15
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stroppa
N° messaggi: 1 -
Iscritto da: 27/12/2006
Buonasera.
Snia snia comprate a 0,151 vendute a 0,177 a meta' dicembre.
Sotto 0,150 io le riaquisto penso che questo ribasso sia logico e naturale,
rimango positivo nel lungo,seguo anche il warrant.
Buonanotte.
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53 di 957
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13/1/2007 20:05
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maxelcrocao
N° messaggi: 1202 -
Iscritto da: 12/6/2006
leggatevi pure questa.. tanto per peggiorare le cose..
«Bio» Snia pensa all’aumento di capitale Per accelerare la conversione al carburante verde, possibile la ricapitalizzazione. Mattiussi: «A breve acquisizione di un’azienda spagnola per 28 milioni» Trattative in corso con Italia Zuccheri su Torviscosa
di Vittorio Carlini - 13-01-2007
BioSnia. Così, senza eccedere nell’enfasi visto che l’azienda è impegnata in bonifiche immobiliari per 73 milioni di euro, può riassumersi l’attuale metamorfosi dell’holding chimica. Una modifica del core business, obbligata anche dalle recenti difficoltà aziendali, che passa soprattutto attraverso la produzione di bio-combustibili. «Entro la fine del mese - dice l’amministratore delegato Andrea Mattiussi - sceglieremo il costruttore dell’impianto per il biodiesel, a Torviscosa. La struttura, pronta all’inizio dell’anno prossimo, produrrà nel 2008 circa 100mila tonnellate di biodiesel. Un’attività che, senza tener conto dei prodotti derivati, varrà circa il 30% di tutto il fatturato». Che peraltro già quest’anno, sfruttando gli impianti multi funzionali esistenti, beneficerà della spinta biologica: «nel 2006 produrremo 20mila tonnellate di carburante». Mattiussi, però, non ha in mente solo l’attività di produzione: vuole sfruttare tutte le possibili sinergie del carburante-bio. Caffaro biofuel, controllata da Snia (51%) e partecipata pariteticamente per il restante 49% da Doris/Andretta e Dal Sasso, venderà il gasolio ecologico a terzi e alla Caffaro, cioè la società di Snia operativa nella chimica. Quest’ultima, a sua volta, utilizzerà i derivati del biofuel (ad esempio, la glicerina) per realizzare svariati prodotti: dai solventi fino agli additivi. E qui, Mattiussi, anticipa a B&F le sue mosse nel breve periodo: «Proprio per sfruttare al meglio la filiera a valle del biodiesel, stiamo portando a termine l’acquisizione di un’azienda spagnola per una valore di circa 28 milioni. È in discussione la due diligence. Nel giro di pochi mesi, dovremmo concludere». Quali le finalità concrete dell’operazione? «Ci permetterà di entrare immediatamente nel mercato dei derivati da biocarburanti: acquistiamo importanti clienti oltre a know-how».
ITALIA ZUCCHERI. Ma non è solo biodiesel, Caffaro punta anche all’etanolo. Su questo fronte l’azienda è in una fase preliminare: «Stiamo discutendo - dice Mattiussi - in merito alla realizzazione di un’impianto, sempre a Torviscosa. È un investimento da 130 milioni che dovrebbe portare all’apertura della struttura nel 2009 e permettere la produzione di 150mila tonnellate di bioetanolo». Una grossa operazione (a regime il bioetanolo peserà sul fatturato di Snia più del biodiesel) che potrebbe vedere coinvolta un’importante azienda, attiva nelle soft commodity usate per produrre il carburante-bio: Italia Zuccheri. «Allo stato attuale - spiega Mattiussi - stiamo discutendo una possibile partnership. Non c’è ancora nulla di definito». Secondo quanto risulta a B&F, le ipotesi sul tavolo sono diverse: dalla semplice partnership fino alla creazione di una newco, eventualmente partecipata dalle due società: la Caffaro e Italia Zuccheri.
TURNAROUND CHIMICO. La svolta sulla bio-chimica impostata da Mattiussi, insieme al presidente Umberto Rosa, attraverso il piano industriale 2006-2010 è stata apprezzata dal mercato. Anche perché sia la recente Finanziaria (per Mattiussi il «governo, però, ha fatto troppo poco per incentivare il settore») sia l’accordo quadro stipulato in settimana tra Unione seminativi e le associazioni di settore (Assitol, Assobiodiesel e Assocostieri), potrebbero aprire uno scenario positivo sul business. Ciò non significa tuttavia, che le difficoltà siano alle spalle. Nello scorso anno (2 maggio e 20 dicembre 2006), l’assemblea dei soci ha approvato ben due abbattimenti di capitale per perdite, entrambi determinati da svalutazioni delle attività finanziarie. Sul fronte dei conti, a ben vedere, c’è stato un miglioramento ma il break-even non è ancora raggiunto: a fronte di un calo dei ricavi netti sui nove mesi (passati da 98,1 milioni del 2005 a 93,1 milioni), è migliorato l’Ebitda (13,4 milioni contro un rosso di 1,7 nell’esercizio precedente). E il risultato operativo è passato da un - 22,1 milioni ad una perdita di 13,3. «Stimiamo - dice Mattiussi - di arrivare al pareggio operativo nel 2007. Mentre per il break-even sull’utile netto ci vorrà un paio d’anni». Obiettivi importanti, che richiedono uno sviluppo del business e, quindi, grossi finanziamenti: a sostegno del piano industriale Snia ha previsto stanziamenti per 180 milioni.
L’AUMENTO DI CAPITALE. Fino a ora, il mercato aveva considerato la cessione di diversi immobili (gli asset immobiliari, nel loro complesso, valgono circa 100 milioni), oltre alla dismissione della controllata Nylstar, come una delle strade per sostenere gli investimenti. Proprio l’ipotesi di accelerazione su questo fronte, era stata uno dei driver a sostegno del rally di fine anno del titolo (passato da 0,10 euro di inizio novembre 2006 a 0,18 euro di metà dicembre). Secondo quanto risulta a B&F, però, l’azienda non avrebbe tutta questa fretta. All’orizzonte è comparsa un’altra ipotesi, più articolata. Per le aree di maggior prestigio (vedi Cesano Maderno e Varedo) l’azienda guidata da Mattiussi, invece che una vendita diretta, starebbe pensando di coinvolgere un project developer che possa valorizzare l’area e permetta, così, di «spuntare» un migliore prezzo di vendita. Riguardo agli altri immobili, invece, la cessione non sarebbe immediata. Come trovare, allora, i soldi necessari? La risposta potrebbe essere o l’apertura di nuove linee di credito o, cosa più probabile, o un aumento di capitale. Cui gli asset immobiliari stessi farebbero da garanzia. Un’ipotesi quest’ultima che il mercato, però, non accetterebbe di buon grado. Quello stesso mercato che, nel dicembre scorso, si è interrogato sull’esplosione dei volumi di Snia e sulle manovre intorno al titolo. Com’è noto, per tutta l’estate gli attuali vertici societari hanno contrastato l’ingresso di Enerchem nel capitale. L’uscita di scena della finanziaria bergamasca ha tranquillizzato le acque e permesso ai manager (raggruppati in Nuova Chimica Investimenti, Nci) di avere l’8,03%. Hopa, dopo l’ultima cessione di quote, è al 2,6%; Artiene al 5%, Abn Amro al 4,9 e Mps al 6,5 per cento. Nuovi soci in vista? Mattiussi si limita a dire che: «Sia le banche sia Hopa accompagneranno lo sviluppo aziendale per un anno». Mentre tra Artiene, Nci e altri piccoli investitori ci sarebbe una comune visione sullo sviluppo dell’azienda. Non un patto di sindacato insomma, ma qualcosa di simile. Per ora potrebbe bastare, di altri azionisti per proseguire nel turnaround.
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54 di 957
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15/1/2007 14:47
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tora tora
N° messaggi: 42 -
Iscritto da: 11/12/2006
Comprate 100.000 SNIA a 0,150 ( cinquemila sono gli utili di due mesi di trading sullo stesso titolo !) Fanculo ....non le tocco più !
Venduto ALERION a 0,51 ............MI PENTIRO' ?
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Ci sono etf sulle commodities in generale.
vedi il mio blog