Banche: Sileoni, il costo del lavoro non è più un incubo (MF)
16 Febbraio 2018 - 9:08AM
MF Dow Jones (Italiano)
Conto alla rovescia per il XXI Congresso nazionale della Fabi
(il maggior sindacato dei bancari), che si terrà a Roma dal 5 al 9
marzo. All'evento saranno presenti oltre 1.500 tra delegati e
osservatori e nei primi due giorni, parteciperanno i vertici delle
banche, personaggi del mondo del lavoro, del sindacato, della
politica e della finanza. Un'assise che coincide con i conti in
recupero registrati dagli istituti italiani. MF-Milano Finanza ha
fatto il punto con Lando Maria Sileoni, segretario generale della
Fabi.
Domanda. Segretario, al Congresso di che cosa discuterete e su
quali argomenti vi confronterete?
Risposta. Sarà l'occasione per individuare, insieme al nostro
gruppo dirigente, le idee e le scelte per un cambiamento radicale
del settore. Vogliamo dare il nostro contributo e che tutti i
lavoratori condividano il cambiamento in atto. Oggi una sana e
prudente gestione della banca rappresenta non solo un comportamento
da seguire, ma un obiettivo da raggiungere.
D. I quattro maggiori gruppi bancari sono tornati a produrre
utili significativi...
R. La svolta c'è stata, anche se non per tutti. Credo che il
2018 vedrà un'accelerazione ulteriore della redditività
complessiva. Il 2017 è stato l'anno di turnaround delle banche. I
profitti sono tornati per quasi tutti, a eccezione delle banche
ancora in forte crisi. Al prossimo rinnovo del contratto nazionale,
visti i risultati positivi delle banche, dovranno terminare anche i
sacrifici dei lavoratori, che hanno avuto un peso determinante nel
raggiungimento dei positivi risultati aziendali.
D. Che distinzione vede tra un gruppo bancario e l'altro?
R. Unicredit ha attuato il cambio di rotta più evidente e
rilevante. Dalla perdita di 12 miliardi del 2016 è passata a un
utile di 5,5 miliardi. I ricavi sono saliti dell'1,7% con costi
operativi tagliati del 9%. La cura sui costi, tra cui quelli del
lavoro con 6 mila dipendenti usciti in tutto il gruppo worldwide, è
stata forte e il cost/income è ora al 58%. Ovvio che il tema
prioritario non è più l'impatto del costo del lavoro dopo la cura
Mustier. Il cambio di rotta dimostra che una sana e prudente
gestione rappresenta un punto di forza per gestire le uscite con i
prepensionamenti volontari e contemporaneamente garantire nuova
occupazione. Il ruolo del sindacato è stato determinante.
D. In salute anche il bilancio Intesa Sanpaolo.
R. La banca guidata da Carlo Messina conferma la leadership per
forza, solidità ed efficienza. L'utile netto, compreso il
versamento cash per le banche venete, è salito oltre 7 miliardi.
Tolto il contributo pubblico, Intesa ha fatto 3,8 miliardi di utili
netti, il 20% in più del 2016. Sul nuovo piano industriale siamo
stati estremamente chiari: se il fattore umano continuerà a essere
rispettato e la Fabi continuerà a sostenerlo. Avevamo concordato 3
mila uscite morbide, sono arrivate il doppio delle richieste e con
gli accordi del 2017 sono stati soddisfatti oltre 6 mila esodi
volontari. Sulle due banche venete rimane ancora qualche problema,
che dovremo affrontare e risolvere. Sulle eventuali
esternalizzazioni degli npl assieme altre organizzazioni sindacali
abbiamo preso una netta posizione di tutela dei lavoratori
interessati: iscrizioni all'Abi e mantenimento del contratto
nazionale sono due regole che dovranno valere per tutti gli
istituti di credito.
D. Che lettura dà dei bilanci 2017 delle ex popolari?
R. Ubi B. ha chiuso il 2017 con utili per 690 milioni aggregati
dopo l'acquisto delle tre bridge bank. Stand alone, il gruppo
chiudeva in forte perdita per 830 milioni nel 2016. Anche qui il
ruolo del sindacato è stato determinante. Sono stati fatti accordi
per soddisfare il ricambio generazionale con nuove assunzioni e per
andare incontro alle richieste di prepensionamenti volontari.
D. E Banco Bpm ?
R. Anche qui c'è stata un'importante inversione di marcia:
l'utile rettificato è stato di 557 milioni a fronte della perdita
di 1,33 miliardi dell'anno prima. La gestione operativa ha
realizzato un +58% a 1,45 miliardi. Anche nel caso di Banco Bpm va
rilevato il forte taglio del costo del lavoro, passato da 2,2 a
1,78 miliardi. Ovvio che, con i ricavi in forte crescita e costi
già tagliati, è da ritenersi chiusa la gestione dei sacrifici per i
dipendenti.
D. Qual è il suo giudizio complessivo?
R. Sono in calo i flussi di nuove sofferenze. Le banche, dopo le
grandi pulizie dei crediti malati, accantoneranno sempre meno
rettifiche. Questo è un punto fondamentale, perché a causare i
grossi buchi di bilancio sono state le svalutazioni delle
sofferenze. Viene così meno uno dei rischi più grandi e i bilanci
si possono riequilibrare. Ora conterà la capacità futura di fare
ricavi. Quelli da commissione sono saliti anche negli anni della
crisi grazie al buon andamento del risparmio gestito e della
gestione finanziaria. La sfida è far tornare a salire il margine di
interesse. Ora che la ripresa economica si consolida i banchieri
devono tornare a fare credito sui territori; solo con nuovi volumi
si dà benzina ai ricavi d'interesse. Ovviamente con una selezione
più attenta del merito del credito, ma la fine della recessione e
la spinta del pil dovrebbero aiutare. E il costo del lavoro andrà
davvero in secondo piano.
fch
(END) Dow Jones Newswires
February 16, 2018 02:53 ET (07:53 GMT)
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