Poste I.: rebus Superbonus (MF)
16 Novembre 2022 - 9:39AM
MF Dow Jones (Italiano)
Incassi di ricche commissioni da una parte, rischi di ingenti
perdite per le truffe subite dall'altra. Poste Italiane ha
aggiornato nei giorni scorsi la fotografia degli effetti che il
Superbonus, lanciato dal governo di Giuseppe Conte nel 2020, ha
avuto sul gruppo in questi mesi: le commissioni incassate nei primi
nove mesi dell'anno sono state pari a 178 milioni.
Una cifra che, scrive Milano Finanza, è però pari a meno della
metà dei 381 milioni di crediti che nel frattempo sono stati
sottoposti a sequestro cautelativo da varie Procure italiane perché
in odore di truffa. Poste I., come noto, è stata tra le società più
attive nell'acquisto dei crediti fiscali legati alle
ristrutturazioni edilizie; e non poteva essere altimenti,
considerando il ruolo centrale che ha per la crescita economica del
Paese. Ma non è un caso che il gruppo guidato da Matteo Del Fante
nei giorni scorsi abbia comunicato lo stop all'acquisto dei crediti
fiscali legati alle ristrutturazioni immobiliari. Una decisione
presa alla luce del fatto che Poste è già molto vicina al plafond
massimo di concessione di acquisto crediti, fissato al 9,5
miliardi. Ma non solo: a pesare sono state anche le recenti
pronunce della Corte di Cassazione che hanno confermato le sentenze
sui sequestri dei crediti fittizi nei confronti degli intermediari
che li avevano acquistatati da truffatori. La questione, come noto,
è quella delle frodi legate al Superbonus, arrivate in poco più di
un anno alla cifra record di 5,7 miliardi. Anomalie che hanno
costretto il legislatore a più di qualche intervento correttivo e
nel frattempo, come detto, la Cassazione in cinque sentenze ha di
recente legittimato l'uso del sequestro preventivo a carico
dell'intermediario in caso di truffe, creando più di qualche dubbio
su come valutare quelle voci nei bilanci.
Il problema riguarda le banche ma anche Poste, che in questa
vicenda sono ovviamene parte lesa, mentre le somme sotto i
riflettori hanno continuato a crescere mese dopo mese. A settembre
i proventi incassati dal gruppo grazie all'acquisto dei crediti
d'imposta era pari appunto a 178 milioni rispetto ai 131 milioni di
giugno, con un incremento degli incassi a favore di Poste. Ma anche
i crediti sottoposti a sequestro sono cresciuti nello stesso lasso
di tempo a 381 milioni dai 252 milioni di tre mesi prima. «La
capogruppo ha proposto istanze di riesame che ha portato, nei casi
in cui sono state accolte, al dissequestro di parte delle somme
precedentemente sottoposte a misura cautelare», si legge nel
bilancio di Poste.
«Tenuto conto degli effetti previsti dal decreto antifrode, che
consente di ampliare la finestra di compensazione per la durata del
sequestro, per i crediti che alla data del presente bilancio
risultano sottoposti a provvedimento di sequestro si è proceduto a
rettificare il costo ammortizzato stimando, a seconda delle diverse
fattispecie, la durata media del sequestro». Insomma, per ora una
soluzione è stata individuata ma nel lungo termine bisognerà capire
chi si farà carico di quelle frodi se dovessero essere confermate
assieme ai sequestri. Oltre alle irregolarità tra le priorità del
governo guidato da Giorgia Meloni c'è anche quella di far quadrare
i conti del Superbonus nonostante il passaggio dal 110 al 90%
fissato per il 2023. Sullo Stato grava un fardello da oltre 60
miliardi di detrazioni. Quasi il doppio dei 33 miliardi che sono
stati stanziati finora con «un buco» da 38 miliardi, come
sottolineato dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti nei
giorni scorsi.
alu
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