Incassi di ricche commissioni da una parte, rischi di ingenti perdite per le truffe subite dall'altra. Poste Italiane ha aggiornato nei giorni scorsi la fotografia degli effetti che il Superbonus, lanciato dal governo di Giuseppe Conte nel 2020, ha avuto sul gruppo in questi mesi: le commissioni incassate nei primi nove mesi dell'anno sono state pari a 178 milioni.

Una cifra che, scrive Milano Finanza, è però pari a meno della metà dei 381 milioni di crediti che nel frattempo sono stati sottoposti a sequestro cautelativo da varie Procure italiane perché in odore di truffa. Poste I., come noto, è stata tra le società più attive nell'acquisto dei crediti fiscali legati alle ristrutturazioni edilizie; e non poteva essere altimenti, considerando il ruolo centrale che ha per la crescita economica del Paese. Ma non è un caso che il gruppo guidato da Matteo Del Fante nei giorni scorsi abbia comunicato lo stop all'acquisto dei crediti fiscali legati alle ristrutturazioni immobiliari. Una decisione presa alla luce del fatto che Poste è già molto vicina al plafond massimo di concessione di acquisto crediti, fissato al 9,5 miliardi. Ma non solo: a pesare sono state anche le recenti pronunce della Corte di Cassazione che hanno confermato le sentenze sui sequestri dei crediti fittizi nei confronti degli intermediari che li avevano acquistatati da truffatori. La questione, come noto, è quella delle frodi legate al Superbonus, arrivate in poco più di un anno alla cifra record di 5,7 miliardi. Anomalie che hanno costretto il legislatore a più di qualche intervento correttivo e nel frattempo, come detto, la Cassazione in cinque sentenze ha di recente legittimato l'uso del sequestro preventivo a carico dell'intermediario in caso di truffe, creando più di qualche dubbio su come valutare quelle voci nei bilanci.

Il problema riguarda le banche ma anche Poste, che in questa vicenda sono ovviamene parte lesa, mentre le somme sotto i riflettori hanno continuato a crescere mese dopo mese. A settembre i proventi incassati dal gruppo grazie all'acquisto dei crediti d'imposta era pari appunto a 178 milioni rispetto ai 131 milioni di giugno, con un incremento degli incassi a favore di Poste. Ma anche i crediti sottoposti a sequestro sono cresciuti nello stesso lasso di tempo a 381 milioni dai 252 milioni di tre mesi prima. «La capogruppo ha proposto istanze di riesame che ha portato, nei casi in cui sono state accolte, al dissequestro di parte delle somme precedentemente sottoposte a misura cautelare», si legge nel bilancio di Poste.

«Tenuto conto degli effetti previsti dal decreto antifrode, che consente di ampliare la finestra di compensazione per la durata del sequestro, per i crediti che alla data del presente bilancio risultano sottoposti a provvedimento di sequestro si è proceduto a rettificare il costo ammortizzato stimando, a seconda delle diverse fattispecie, la durata media del sequestro». Insomma, per ora una soluzione è stata individuata ma nel lungo termine bisognerà capire chi si farà carico di quelle frodi se dovessero essere confermate assieme ai sequestri. Oltre alle irregolarità tra le priorità del governo guidato da Giorgia Meloni c'è anche quella di far quadrare i conti del Superbonus nonostante il passaggio dal 110 al 90% fissato per il 2023. Sullo Stato grava un fardello da oltre 60 miliardi di detrazioni. Quasi il doppio dei 33 miliardi che sono stati stanziati finora con «un buco» da 38 miliardi, come sottolineato dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti nei giorni scorsi.

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