Tim: Labriola balla da solo (Mi.Fi.)
30 Gennaio 2023 - 09:09AM
MF Dow Jones (Italiano)
Non ci avrebbe scommesso nessuno, dice con un mezzo sorriso un
banchiere di Piazza Affari. Un altro operatore sentenzia che
chiunque non ritenga un successo il recente bond Tim non conosce il
mercato. Anche immaginando che entrambe le affermazioni siano
esagerate o enfatiche, è evidente che il valore dell'operazione di
collocamento chiusa il 20 gennaio da Telecom Italia vada ben oltre
l'incasso di 850 milioni. E' un segnale. Ed è anche il frutto di un
lavoro durato 12 mesi.
Per chi segue quotidianamente la storia di Tim, l'attualità è
tutta assorbita da se e quando e come e con chi Cdp rileverà Netco,
la società infrastrutturale di Telecom. Ma il business che gestisce
il gruppo di telecomunicazioni è molto più complesso e articolato.
E gli inizi di Labriola non sono certo stati facili. Per capire il
perché, scrive MF-Milano Finanza, bisogna riavvolgere il nastro
della storia dell'ultimo anno. Ufficialmente il manager che prima
guidava Tim Brasil è stato nominato amministratore delegato della
società italiana il 21 gennaio 2022. Un mese prima una copertina
dell'Economist aveva incoronato l'Italia come Paese del 2021. Mario
Draghi era premier, l'inflazione non esisteva e l'economia
nazionale aveva il vento in poppa. Da febbraio 2022 invece è
iniziato un calvario, per l'Italia e per Tim. Putin ha invaso
l'Ucraina, aggravando il rialzo dei prezzi dell'energia e
innescando una spirale inflazionistica cui il mercato non era
abituato. In più a marzo il bilancio di Tim, chiuso a seguito di
svalutazioni con una perdita di 8,7 miliardi, ha deluso per
l'ennesima volta gli investitori. Il titolo della società nel
giorno dei conti è stato sospeso per eccesso di ribasso e c'era una
sfiducia diffusa sulla capacità della società di uscire
dall'enpasse.
Labriola ha sempre parlato chiaro al mercato, sostenendo di non
voler fare false promesse. La pulizia di bilancio si è accompagnata
alla sospensione del dividendo per le azioni di risparmio e ai
downgrade da parte delle principali società di rating. Azzerate le
aspettative era tempo di preparare il nuovo piano industriale. Il 7
luglio 2022 nel corso del il capital market day di Tim Labriola
aveva finalmente alzato il velo sul suo progetto industriale,
separare le unità operative dell'azienda: la parte consumer (quella
classica legata alla telefonia), quella Enterprise dedicata ai
servizi per le aziende e quella infrastrutturale (con Sparkle)
oltre ovviamente al Brasile. Non solo, ma l'idea del ceo era quella
di cedere il controllo della rete, che per anni è stata
un'operazione tabù. A fine maggio infatti era stato firmato un MoU
tra Cdp, Kkr, Macquarie e Tim proprio per la cessione di Netco.
Peccato che il 21 luglio sia caduto il governo, altro evento
nefasto e difficilmente prevedibile. Era possibile imbastire
un'operazione del genere senza avere un solido appoggio politico?
Qualcuno l'ha ipotizzato, era un'illusione.
E così Tim ha dovuto aspettare le elezioni e poi i tempi tecnici
per la formazione del governo che di fatto ha iniziato la sua piena
operatività in novembre. A quel punto sono ripartiti i tavoli e
solo adesso, anche se con tempi che nel frattempo si sono dilatati,
si potrà davvero ragionare a un'operazione che finisca con l'unire
in qualche modo l'infrastruttura di Tim con quella di Open
Fiber.
Il punto è che da maggio i riflettori sono quasi sempre stati
puntati su questa operazione straordinaria, mettendo un po' in
ombra molte delle attività del gruppo. Qualche esempio? Negli
ultimi mesi Tim ha vinto in consorzio la gara per il Polo
Strategico Nazionale per la creazione di un'infrastruttura cloud
per lo Stato, ha vinto tutte le gare per il Pnrr a cui ha
partecipato, ha rinegoziato l'importo del sanguinoso accordo con
Dazn. Ancora più importante, la società ha chiuso un accordo con i
sindacati (che prevede 1.500 esodi all'anno) che ha comportato sul
bilancio un effetto positivo a livello di ebitda. Tutto questo
esula peraltro dall'andamento dei conti, che sono andati pian piano
migliorando. A metà febbraio si riunirà il consiglio
d'amministrazione per l'esame del bilancio 2022 e ci sono grandi
attese sui numeri. Le prime indicazioni sul debito sono state
positive. I 20 miliardi di debito netto after lease con cui si
dovrebbe chiudere l'esercizio sono inferiori alle stime di 20,8
miliardi e questo è sicuramente un buon segnale. I fari saranno
però puntati sull'ebitda e la sensazione è che l'ad punti a stupire
il mercato. Anche perché finora tutti gli indicatori chiave di
prestazione (kpi) sono migliorati. In questo contesto si inserisce
il lancio del bond, che ha avuto un successo superiore anche alle
più rosee aspettative, riscuotendo una domanda 2,5 volte superiore
all'offerta e chiudendo con un rendimento del 6,875%. Per avere
un'idea, nello stesso periodo Tereos, con un rating migliore (ma
sempre high yeld) e per un importo inferiore ha chiuso il lancio di
un'obbligazione al 7,25%. Anche per questo il bond di Tim per molti
rappresenta un turning point per l'azienda che secondo quanto
risulta a MF-Milano Finanza sta per chiudere altre due operazioni
di finanziamento, una delle quali con la Bei, con l'obiettivo di
spostare la copertura di cassa dal 2024 a fine 2025.
Per certi versi è possibile che in Tim non siano così
dispiaciuti dell'allungamento dei tempi dei tavoli sulla rete, in
modo da riportare il focus sui risultati operativi, e sancire il
definitivo superamento di quella narrativa che voleva la cessione
di Netco necessaria per salvare la società. Il tutto senza
considerare che le tematiche riguardanti le tlc, anche grazie agli
interventi di Labriola, sono finite al centro del dibattito
politico: l'innalzamento dei limiti per le emissioni
elettromagnetiche del 5G è considerato fondamentale, così come
l'abbassamento dell'Iva dal 25% al 10% ma anche l'equiparazione
delle telco alle società energivore. In tutto questo, il titolo ha
ripreso vigore per la prima volta da mesi, anche perché poco prima
dell'incarico a Labriola erano uscite le prime indiscrezioni
sull'opa di Kkr, che avevano fatto schizzare il titolo. La speranza
degli investitori è che la riscossa sia solo iniziata.
red
fine
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