Pnrr: Palazzo Chigi chiama, i colossi di Stato rispondono. Per non perdere i fondi europei, visti i ritardi accumulati e i primi obiettivi tagliati, il governo ha pensato bene di "arruolare" le aziende pubbliche. Lo scopo? Prendere progetti che le società controllate dal Tesoro hanno pianificato per i prossimi anni e indirizzarli verso l'Europa per non perdere risorse preziose.

Ma non saranno coinvolti solo i colossi, da Eni a Enel. L'ultima chiamata, si legge su Repubblica, l'ha ricevuta Utilitalia. Alla federazione delle aziende dei servizi pubblici dell'acqua e del gas, il governo ha chiesto di sondare le associate. Sono chiamate ad assorbire quel pezzo Pnnr che non marcia: i loro progetti finiranno nel RepowerEu, il fondo nato a Bruxelles per liberarsi dalla dipendenza del gas russo.

Ma in cosa consiste esattamente l'idea del governo? Lo schema prevede di spostare i progetti del Pnrr ritenuti irrealizzabili entro il 2026: accederanno ai fondi strutturali Ue 2021-2027, che ha una rendicontazione più lunga, fino al 2029, e nel Fondo per lo sviluppo e la coesione, che non ha una scadenza. Le somme recuperate dal travaso di questi investimenti andranno ad alimentare RepowerEu.

I calcoli sono in corso, ma l'ammontare del plafond potrebbe arrivare fino a 10-15 miliardi, che andrebbero ad aggiungersi ai circa 6 miliardi già sicuri, tra i proventi delle aste per le emissioni di CO2 e il 7,5% dei fondi di coesione. Di sicuro, il governo non avrà difficoltà a trovare i progetti con cui "soddisfare" Bruxelles. I grandi gruppi statali hanno presentato un ampio portafoglio di progetti tutti nell'ambito della transizione energetica, così come la intende l'Ue. Ecco perché Eni (assieme a Snam) ha proposto un sistema per la cattura e il riutilizzo della CO2 al largo di Ravenna: le emissioni delle aree industriali verranno recuperate e stoccate nei giacimenti esausti sotto l'Adriatico. Anche i progetti offerti da Snam hanno a che fare con il gas; ha messo a disposizione il completamento del gasdotto appenninico necessario per il passaggio del gas proveniente dal nord Africa verso l'Europa settentrionale.

Enel ha puntato alla riconversione green. Al primo posto troviamo l'ampliamento della fabbrica di pannelli fotovoltaici di Catania, destinata a diventare una delle più grandi d'Europa per limitare la dipendenza dai prodotti cinesi. A questo si aggiungono gli investimenti sulle reti di distribuzione, fino a 3,5 miliardi. Di reti parla anche Terna avendo proposto la realizzazione di tre elettrodotti, tutti sottomarini: il ramo est (tra Termini Imerese e Battipaglia del Tyrrhenian Link), il raddoppio del cavo che collega Italia e Montenegro, nonché il potenziamento di quello tra Toscana e Sardegna che passa dalla Corsica. Tra le partecipate concorre anche Italgas, con infrastrutture per la mobilità a idrogeno. Mentre Ferrovie ha portato il rifacimento delle sottostazioni elettriche, in modo da collegare fotovoltaico, sistemi di accumulo e digitalizzazione delle reti.

In realtà, il perimetro dei progetti è più ampio. Andranno sfoltiti, oltre che tarati sulla logica di RepowerEu, centrata sulla decarbonizzazione. Un assemblaggio tutt'altro che facile perché alcuni investimenti sono legati ai combustibili fossili. E qui la questione si fa anche politica. Mercoledì, nell'aula della Camera dei deputati, sarà esaminata una mozione che riguarda proprio questo aspetto. Alcuni dei progetti sono stati attenzionati dai 5 Stelle. "Tali progetti - si legge nel testo - oltre a rafforzare la conservazione di un modello fondato sull'impiego delle fonti fossili in particolare del gas, sono in contraddizione alla comunicazione sul RepowerEu". Tutte questioni a cui Palazzo Chigi è pronto a replicare: i progetti, riferiscono fonti di governo, saranno tutti in linea con le indicazioni dell'Ue su RepowerEu.

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April 25, 2023 04:21 ET (08:21 GMT)

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