Kryalos, Dea Capital Real Estate, Hines, Coima, Antirion, Savills. Ma anche Generali, Unipol, Allianz, Axa, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnp Paribas Reim, Enpam, Inps, Poste Vita, Cassa Depositi e Prestiti, Invimit, Beni Stabili e Igd . Tra nomi vecchi e nuovi, sono questi adesso i re del mattone italiano, molto diversi tra loro e molto diversi soprattutto dai protagonisti del passato.

Tra loro perché, si lege su Milano Finanza, a fianco dei grandi proprietari, sono prepotentemente salite alla ribalta le varie sgr e società di investimento, italiane e non, alcune delle quali al momento muovono oltre 1 miliardo di euro all'anno per l'acquisizione di uffici, hotel, centri commerciali e per la logistica.

"Sono invece molto diversi dai protagonisti del passato perché, rispetto al secolo scorso, l'attività di sviluppo immobiliare su larga scala si è semplicemente estinta", premette Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. "Non ci sono più grandi quartieri da costruire, per mancanza di grandi aree edificabili, domanda, capitali e soprattutto ritorni adeguati: dal Dopoguerra in avanti, con le città in rapida crescita e tutte da costruire, si compravano aree agricole a poco prezzo, si costruiva in fretta e si rivendeva con margini altissimi. Sono nati così i grandi costruttori e i patrimoni che hanno via via accumulato nel tempo. Ma è una realtà che oggi non esiste più: gli ultimi due progetti di grande portata sono stati Porta Nuova e CityLife a Milano, andati in porto solo grazie alla presenza di azionisti importanti e peraltro incontrando non poche difficoltà nel loro cammino. E gli altri progetti di grande respiro non sono nemmeno arrivati a termine".

red/alb

 

(END) Dow Jones Newswires

July 16, 2018 02:24 ET (06:24 GMT)

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