Tim: prima la rete poi il merger (MF)
23 Dicembre 2022 - 8:40AM
MF Dow Jones (Italiano)
Sorpresa di Natale: i tavoli non servono solo per mangiare e
perdere tempo. Dopo quello tenutosi ieri sul futuro della rete
nazionale e quindi anche sul futuro di Tim hanno sottolineato tutti
il clima «costruttivo», facendo filtrare «grande ottimismo» e anche
se molti vogliono far passare il messaggio che tutte le strade sono
ancora aperte, sembra pian piano evidente ai soggetti coinvolti che
la soluzione ci sia e preveda una sorta di ritorno all'impalcatura
dell'MoU siglato in estate tra Cdp, Open Fiber, Kkr e Tim.
Quell'operazione, che è stata scambiata a lungo come un desiderata
della Cassa, partiva in realtà da un progetto elaborato
dall'attuale ad di Telecom, Pietro Labriola. Un progetto, si legge
su Milano Finanza, che di recente il ceo, nella lettera inviata ai
dipendenti, ha difeso sottolineando nero su bianco la sua
validità.
Il terzo incontro tecnico si è tenuto ancora una volta al
ministero delle Imprese e del Made in Italy con sostanzialmente gli
stessi partecipanti alla riunione precedente. C'erano il capo di
gabinetto Federico Eichberg, Francesco Soro (che guida la Direzione
generale per i servizi di comunicazione elettronica, di
radiodiffusione e postali), Carla Colelli (capo dell'ufficio
legislativo della Presidenza del Consiglio), Angelo Borrelli (capo
del Dipartimento per la Trasformazione Digitale) oltre a un
esponente del Mef e al capo di gabinetto della Presidenza del
Consiglio Gaetano Caputi. Per Cdp era presente invece
l'amministratore delegato di Cdp Equity Francesco Mele assieme
all'advisor Credit Suisse, mentre per Vivendi c'erano Alessandro
Daffina di Rothschild, advisor del gruppo francese, assieme a
Carmen Zizza, advisor per i rapporti con il governo, e ai
consulenti Irving Bellotti e Daniele Ruvinetti. Da quello che
filtra, tra i punti centrali dell'incontro di ieri ci sono stati il
debito e ancora una volta i livelli occupazionali di Tim. Ma se
l'obiettivo della politica è lo stato di salute della società tlc,
la soluzione è già stata indicata da Labriola e passa dalla
separazione della rete (anche i cavi internazionali di Sparkle sono
stati oggetto di particolare attenzione dell'esecutivo) con circa
23.000 unità che dovrebbero spostarsi insieme a Netco.
Rispetto all'MoU dell'estate, che prevedeva l'acquisto di Netco
da parte di Open Fiber, ora viene valutata la possibilità di creare
un veicolo alternativo, partecipato da Cdp e da uno o più fondi,
sul modello di Aspi, che acquisti la rete da Tim. Una volta fatta
uscire l'infrastruttura dal perimetro della società e portata sotto
il controllo della Cassa, la successiva alleanza/fusione con Open
Fiber sarebbe solo una questione formale. Certo, resta lo scoglio
della valutazione di Netco, un problema per qualsiasi veicolo o
società dovesse rilevare gli asset, ma la speranza di molti dei
soggetti che stanno partecipando agli incontri è che avere i
rappresentanti di Vivendi seduti al tavolo renda più facile trovare
una quadra.
Messa così sembra semplice, ma c'è chi scommette che in qualche
modo la trattativa potrebbe complicarsi. Così come già successo nel
recente passato, talvolta quando sembrava si fosse arrivati
all'ultimo miglio del percorso. Se però venisse confermata
l'impostazione e si trovasse un accordo sulla valutazione di Netco,
Tim si ritroverebbe con molto meno debito, meno personale (con
ulteriori possibilità di snellimento), con un asset come il Brasile
in costante crescita e con tutto il potenziale del business
Enterprise da sfruttare. E così c'è chi già scommette che a quel
punto potrebbe essere Tim la protagonista del tanto atteso e
invocato (da tutti gli operatori) consolidamento del settore delle
telecomunicazioni. Superato uno scoglio difficile come lo scorporo
della rete, per un manager come Labriola a quel punto affrontare un
merger tra gruppi privati potrebbe quasi apparire come una strada
in discesa.
liv
(END) Dow Jones Newswires
December 23, 2022 02:25 ET (07:25 GMT)
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