Italia: Bernabè, ce la può fare (Mi.Fi.)
27 Giugno 2022 - 8:35AM
MF Dow Jones (Italiano)
Capire il mondo in un momento di caos crescente sta diventando
sempre più complesso. Comprenderlo guardando dalla finestra
dell'Italia, stretta tra austerità energetica incombente, caro vita
e costo del denaro in aumento, diventa un esercizio quasi
impossibile. Ci ha provato Milano Finanza parlando con Franco
Bernabè, manager di lungo corso, attualmente presidente di
Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva, ma con alle spalle lunghe
esperienze da capo azienda in Eni e Telecom, per citare due gruppi
ancora oggi cruciali per lo sviluppo del Paese.Chi meglio di lui
può capire cosa deve fare lo Stato oggi per ridurre la dipendenza
energetica dalla Russia di Putin e quella finanziaria dall'ombrello
della Bce? La chiacchierata telefonica in un giornata torrida
praticamente agostana, comincia da un anniversario, i dieci anni
del bazooka di Mario Draghi: «va ripreso il cammino virtuoso della
finanza pubblica», ammonisce il manager.
Domanda. Presidente Bernabè, a dieci anni dal whatever it takes
di Mario Draghi, l'Italia si è riscoperta vulnerabile sul fronte
dello spread. Cosa può fare per rendersi indipendente dal sostegno
della Bce?
Risposta. Deve riprendere il percorso virtuoso che tra il 1993 e
il 2007 ha consentito di ridurre il rapporto debito/pil da oltre il
120% al 104% e che ha restituito ai mercati finanziari la fiducia
nella sostenibilità del debito pubblico. Questo percorso era
caratterizzato dalla costante generazione di un saldo primario del
bilancio pubblico ed è stato accompagnato da una costante riduzione
della spesa per interessi. I mercati, quando si pongono la domanda
sulla sostenibilità del debito, non guardano ai livelli di partenza
ma alla direzione verso la quale si muove la politica economica e
soprattutto alla coerenza dei provvedimenti. In quel periodo,
nonostante la diversità del colore politico dei governi, la
coerenza c'è stata.
D. Il debito pubblico è il nemico numero per l'Italia, perché
condiziona da decenni la politica economica e le riforme. Milano
Finanza ha lanciato un appello al governo per tagliarlo e per usare
meglio il risparmio nei confini nazionali. Crede che sia una
ricetta giusta?
R. L'Italia è una nazione contraddittoria. A fronte di un debito
pubblico tra più elevati tra i Paesi industrializzati ha una
ricchezza privata che anche a livelli assoluti è tra le più elevate
al mondo. Le ragioni di questo paradosso sono molte: evasione
fiscale, insufficiente tassazione della ricchezza mobiliare e
immobiliare, eccessivi trasferimenti ai privati dal bilancio
pubblico. Per impedire che questa situazione si riveli
insostenibile occorre che la ricchezza privata venga messa a
servizio dello sviluppo del Paese anche con strumenti
originali.
D. Come?
R. Il tema non è nuovo. Quando nel 1912 Nitti creò l'Ina,
l'istituto nazionale delle assicurazioni, aveva in mente proprio di
indirizzare il risparmio privato alle necessità dello sviluppo
dell'Italia.
D. Cosa si può fare per incentivare l'ingresso in Borsa del
risparmio italiano, che ancora oggi finisce per il 75%
all'estero?
R. Purtroppo le società di servizi finanziari che indirizzano la
destinazione del risparmio che si genera in Italia si trovano a
Londra o negli Stati Uniti e guardano ai mercati globali. In questa
prospettiva il ruolo dell'Italia nell'asset allocation è marginale
e per questo torna in Italia solo una frazione del risparmio che il
Paese genera. Per superare questa situazione occorre promuovere lo
sviluppo di intermediari finanziari specializzati che sappiano
indirizzare il risparmio verso iniziative italiane.
red/mcn
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2708:20 giu 2022
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June 27, 2022 02:20 ET (06:20 GMT)
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