Una potente lobby economica europea ha invitato i politici
dell'Ue a respingere più duramente il capitalismo di Stato cinese,
ma non a bloccare le imprese di Pechino, come sostenuto da alcuni
leader che stanno seguendo l'esempio degli Stati Uniti nel limitare
i legami commerciali con la Cina.
I membri della Tavola rotonda europea per l'industria (Ert), un
gruppo commerciale di quasi 60 amministratori delegati e presidenti
delle principali multinazionali con sede in Europa, hanno invitato
i leader dell'Ue a fare pressione per ottenere migliori condizioni
commerciali con la Cina senza non voltare le spalle a Pechino,
nonostante i crescenti timori di alcuni leader sulla Cina e sul
miglioramento dei rapporti con Washington.
Molti Governi e funzionari dell'Ue negli ultimi mesi si sono
rivolti maggiormente a Washington per opporsi alla posizione sempre
più assertiva di Pechino sulla scena mondiale. I leader aziendali
temono richieste di disaccoppiamento dalla Cina, simili a quelle
arrivate negli Stati Uniti.
"Dobbiamo farle funzionare", ha detto il membro dell'Ert, Jacob
Wallenberg, circa le relazioni commerciali tra la Cina e
l'Occidente. Wallenberg, che è presidente della holding svedese
Investor e vicepresidente del gigante delle telecomunicazioni
Ericsson, ha affermato che la Cina ha iniziato ad aprire i suoi
settori bancario, assicurativo e altri comparti sotto la pressione
dell'Ue e degli Stati Uniti, e tale pressione potrebbe migliorare
la posizione commerciale dell'Occidente con Pechino.
"E' perfetto? No, tutt'altro", ha detto Wallenberg sottolineando
però che i miglioramenti sono "una conseguenza della continua
pressione e penso che abbiamo motivo di continuare a spingere".
Altri membri dell'Ert includono i leader delle case
automobilistiche tedesche Bmw e Daimler, i giganti dell'energia
Royal Dutch Shell, TotalEnergies in Francia, l'italiana Eni e le
aziende farmaceutiche britanniche AstraZeneca e GlaxoSmithKline. Le
aziende dei membri di Ert hanno operazioni e investimenti
significativi sia negli Stati Uniti che in Cina.
Wallenberg, che è presidente del comitato commerciale di Ert, ha
una vasta esperienza con la Cina perché molte aziende in cui
l'investitore svedese è un grande azionista hanno legami profondi
con il mercato. Molti di loro, tra cui il gigante industriale
svizzero Abb, il produttore svedese di elettrodomestici Electrolux
e AstraZeneca, sono stati oggetto di minacce nei media cinesi lo
scorso anno a causa della rabbia di Pechino nei confronti della
Svezia per aver bloccato i giganti cinesi delle telecomunicazioni
Huawei Technologies e Zte per motivi di sicurezza, sotto la
pressione degli Stati Uniti, favorendo Ericsson e la finlandese
Nokia.
Wallenberg ha affermato di credere fermamente che ogni Paese
dovrebbe essere in grado di difendere la propria sicurezza
nazionale ma che "bisogna anche affrontarla in senso diplomatico,
in modo da mantenere le relazioni".
L'Ert ha anche esortato Bruxelles a non utilizzare lo shock
economico dovuto alla pandemia di coronavirus per aumentare la
produzione e l'autonomia politica dell'Europa in modi che diventano
protezionisti. Il gruppo ha pubblicato oggi un documento in cui
respinge le richieste di alcuni leader europei affinché il blocco
sviluppi una maggiore "autonomia strategica" sia dagli Stati Uniti
che dalla Cina, migliorando le proprie capacità produttive e la
propria statura geopolitica.
L'Ert, che sostiene il libero scambio, ha affermato che l'Europa
dovrebbe essere in grado di prendere la propria posizione quando
necessario ma ha avvertito che professare l'autonomia economica
potrebbe ritorcersi contro. "Abbiamo la chiara preoccupazione che
il concetto di autonomia strategica possa facilmente sfociare nel
protezionismo", ha affermato Wallenberg.
Il gruppo ha sostenuto l'approfondimento dei legami economici
con gli Stati Uniti, come segnalato dai politici durante la visita
del presidente Usa, Joe Biden, in Europa il mese scorso, ma non a
scapito dei legami commerciali altrove. La Cina lo scorso anno ha
superato gli Stati Uniti come principale partner commerciale
dell'Ue e il mercato cinese è una fonte primaria di profitti per
molte grandi aziende europee, in particolare le case
automobilistiche tedesche, che sono fondamentali per l'economia
dell'Ue.
Gli Stati Uniti sotto l'ex presidente Usa, Donald Trump, hanno
spinto per sganciare la propria economia dalla Cina a causa delle
preoccupazioni che Pechino fosse passata dall'essere un partner
geopolitico ed economico a un rivale. L'amministrazione Biden ha
ampiamente mantenuto questa posizione, che ha un ampio sostegno
bipartisan a Washington, e Biden sta facendo pressioni sui Governi
europei affinché si schierino con gli Stati Uniti contro la
Cina.
Molti politici americani e un numero crescente di funzionari
europei affermano che da quando il presidente cinese, Xi Jinping,
ha rafforzato il controllo del Governo e del Partito comunista
cinese sull'economia del Paese, è impossibile separare le
preoccupazioni economiche e di sicurezza nazionale connesse alla
Cina.
Xi, celebrando giovedì il centenario del partito, ha affermato
che la Cina "non permetterà mai a nessuna forza straniera di essere
prepotente, opprimerci o renderci schiavi".
Wallenberg, che si è laureato alla University della Wharton
School in Pennsylvania quarant'anni fa e ora controlla grandi
partecipazioni in società statunitensi tra cui Nasdaq, ha affermato
che le relazioni commerciali possono rimanere separate dalle
preoccupazioni sulla sicurezza nazionale.
"Conosco l'ambiente politico negli Stati Uniti", ha detto
Wallenberg. "Non credo che siamo in disaccordo con gli Stati Uniti
solo perché noi, affari, diciamo che sarebbe bello avere una
relazione con la Cina", aggiungendo che gli uomini d'affari
statunitensi in privato hanno espresso opinioni simili.
Le società statunitensi tra cui Qualcomm e Microsoft hanno
criticato le restrizioni dell'amministrazione Trump alla
collaborazione con le società cinesi.
cos
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July 05, 2021 03:07 ET (07:07 GMT)
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