Nella notte di uno stadio vuoto, freddo e bagnato di pioggia, il calcio italiano si è messo a giocare una partita anche più importante di quella che invece giocata non si è, più invisibile di questo Juventus F.C.-Napoli mai nato eppure assai più spigolosa, difficile, incerta: una specie di gara per la sopravvivenza, che ogni gara che salta finisce per complicare.

La partita è finita 3-0 per ordine del giudice sportivo, il quale burocraticamente si è limitato a verbalizzare il fatto che il Napoli non si è presentato allo Stadium, consegnando dunque alla Juventus la vittoria a tavolino. Il club campano, scrive Repubblica, si appellerà e avrà due gradi di giudizio per ottenere di giocare la gara di Torino chissà quando, forse a gennaio.

Nello Stadium vuoto, davanti a qualche decina di tifosi arrivati comunque e persino da molto lontano, arbitro e Juventus hanno fatto finta di aspettare il Napoli per un'oretta e poi hanno levato le tende, mentre il presidente bianconero Andrea Agnelli diceva molto di quello pensava, mettendo De Laurentiis e il Napoli dalla parte del torto: "Mi ha mandato un messaggio chiedendomi di rinviare la partita, gli ho risposto che ci saremmo attenuti ai regolamenti. Perché può sembrare una questione complicata, mentre in realtà è semplice: c'è un protocollo, un buon protocollo, che dice che in presenza di un giocatore infetto la squadra si deve chiudere in una bolla. Noi rispettiamo le regole, l'importante è avere lealtà sportiva e voglia di giocare".

De Laurentiis non ha trovato sponde, tra i colleghi. E il Napoli si è trovato più isolato di quanto una quarantena imponga: rischia anche un punto di penalizzazione per la mancata osservazione del protocollo, perché dopo la scoperta della positività di Zielinski alla squadra non sono stati impediti i contatti con l'esterno (i giocatori sono andati a casa, poi sono stati portati in ritiro). La Lega calcio si è schierata con durezza: era un modo per difendere l'autonomia del pallone, perché la Serie A ha il terrore che, se il campionato venisse sospeso, troppi club finirebbero gambe all'aria.

Ma dal governo è arrivata la doccia fredda. "Parliamo troppo di calcio: pensiamo di più alla scuola. La priorità è la salute", ha detto il ministro della Salute Speranza. "Il calcio non è immune, la situazione è cambiata e le autorità locali devono vigilare", ha ribadito il ministro dello Sport Spadafora.

Agnelli ha evitato di andare allo scontro diretto con De Laurentiis, sospettato di agire per mero interesse di parte (avrebbe giocato senza Insigne, Zielinski ed Elmas): "Io sospetti non ne ho, come potrei averne?", ha detto con sarcasmo. Ma è stato secco quando un giornalista sudamericano un po' frastornato dagli eventi gli ha chiesto se si stesse rendendo conto della figura che il calcio italiano stava facendo: "Noi siamo provinciali, autoreferenziali, ci preoccupiamo delle opinioni interne senza renderci conto dei danni alla nostra immagine internazionale. Abbiamo dato grande dimostrazione di incapacità".

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October 05, 2020 02:05 ET (06:05 GMT)

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