La strategia è quella di "disporre di una gamma di
strumenti che ti fanno correre senza subire gli impatti o le
difficoltà
generati dal Covid-19 in termini di opportunità di cassa. E
utilizzarli
per andare a catturare l'enorme potenziale presente sul
mercato". Lo ha
detto al Sole 24 ore il nuovo cfo di Eni, Francesco Gattei,
parlando delle
prossime mosse del gruppo che ha appena piazzato due bond ibridi
per
complessivi 3 miliardi, il più grande collocamento di questo
tipo mai
emesso da una corporate italiana. E che si prepara, all'inizio
del 2021, a
battere la strada di un sustainability bond.
Questa doppia emissione in una fase così complicata di mercato
"non
l'abbiamo fatta per esigenze di liquidità visto che su quel
fronte eravamo
già coperti con 18 miliardi in cassa, lo stesso ammontare del
2019, ma
perché volevamo raggiungere una nuova stratificazione di
finanziatori o
investitori rispetto ai due segmenti tradizionali con cui già
ci
muovevamo: il classico mondo equity e gli obbligazionisti
tradizionali. In
questo modo -ha spiegato- abbiamo aperto una nuova dimensione di
liquidità
e di finanziamento qualora fosse necessario, incrementato la
nostra
flessibilità finanziaria e rafforzato la struttura patrimoniale
senza
andare a diluire i nostri azionisti e senza impattare
particolarmente sul
leverage".
La domanda per le obbligazioni ha toccato i 14 miliardi, "è
la
dimostrazione che gli investitori a 5 e a 9 anni vedono una Eni
molto
forte e solida. Lo testimonia anche il fatto che entrambe le
tranche,
anche l'emissione più lunga a 9 anni e con un orizzonte
temporale al 2029,
ha registrato richieste per 7 volte l'offerta iniziale, segno
che gli
investitori credono nella nostra strategia a lungo termine. E lo
abbiamo
verificato anche il giorno prima, quando ho fatto attività di
marketing
della nuova emissione: il 70-80% delle domande erano legate
alla
trasformazione energetica, ai rendimenti, alla strategia di
transizione e
ai target. Siamo dentro una sorta di verifica reale su quanto
l'azienda è
credibile nel proprio percorso evolutivo", ha continuato il cfo
del Cane a
sei zampe.
Il gruppo ha ancora in canna 2 miliardi di potenziali nuovi
bond, ma
"non ci saranno altre emissioni nell'immediato. Siamo usciti con
una
richiesta iniziale di 2-2,5 miliardi, l'abbiamo alzata a 3
miliardi e non
ci siamo spinti oltre proprio perché non abbiamo un'esigenza di
liquidità.
Il nostro piano naturalmente è di arrivare ai 5 miliardi
deliberati dal
board e lo faremo in linea con l'esecuzione della strategia: la
deadline
-ha proseguito Gattei- è entro giugno 2022 e quello è
l'orizzonte
temporale per ulteriori emissioni. Intanto ci godiamo i benefici
di questo
collocamento che ci ha consentito di ridurre di dieci punti il
leverage,
ora a 0,27 rispetto allo 0,37 di fine giugno.
Grande apprezzamento del mercato per i bond, ma il titolo Eni in
Borsa
fatica a risalire sopra i 7 euro".
Nel futuro di Eni, ha precisato, ci saranno transition o
sustainability
bond, "assolutamente sì. Dobbiamo allargare la nostra cassetta
degli
attrezzi. Storicamente l'oil&gas era un business in surplus
che lavorava
quasi completamente con l'autofinanziamento. Oggi questo mondo
non esiste
più e noi, come compagnia energetica, abbiamo un percorso di
trasformazione che si gioca su due lati della dimensione
societaria:
quello industriale più "classico", con la divisione Natural
Resources che
dovrà progressivamente decarbonizzare i cicli industriali anche
attraverso
la Ccs (cattura e stoccaggio di anidride carbonica, ndr), e
l'altro
segmento, Energy Evolution, che andrà a decarbonizzare anche i
prodotti.
Perciò dobbiamo costruire questi nuovi strumenti non per
aggiungere
semplicemente un insieme di investitori o finanziatori, ma per
dare un
messaggio di coerenza e chiedere al mercato una sorta di
"certificazione"
della nostra performance".
Quanto ai tempi per la prima emissione di questo tipo, "per
prima cosa
dobbiamo identificare, e lo stiamo già facendo, un set di
obiettivi, una
tassonomia di quelli che sono i nostri target di sostenibilità.
Una volta
definiti, offriamo al mercato la possibilità di individuare le
metriche
chiave su cui strutturare dei "loan" (prestiti, ndr), in maniera
diretta
con le banche, o dei bond, direttamente sul mercato,
selezionando un mix
ponderato di alcuni di questi obiettivi. Questo percorso sarà
messo in
pista nell'arco dei prossimi 6 mesi. Di conseguenza il primo
strumento
finanziario di questo tipo potrebbe arrivare all'inizio del
2021", ha
aggiunto il cfo di Eni.
"Nell'ambito della trasformazione finanziaria che stiamo
disegnando,
siamo molto interessati a replicare veicoli analoghi a quello
che abbiamo
costruito in Norvegia con Var Energi, in cui abbiamo fatto
confluire i
nostri asset insieme a quelli di Point Resources, società
detenuta da un
fondo di private equity. La nuova realtà ha poi rilevato gli
asset
upstream di ExxonMobil diventando il secondo operatore della
Norvegia.
Così facendo è possibile deconsolidare delle attività e
conferire a queste
nuove società una loro autonomia e una capacità di azione che
consente di
attrarre finanziamenti e moltiplicare le opportunità a
propria
disposizione", ha continuato.
In merito a dove sarà replicato il modello, Gattei ha spiegato
che "è
una strada percorribile nei Paesi più evoluti. Penso
all'upstream nel
Regno Unito e negli Stati Uniti o ancora nella stessa Norvegia.
Ma una
simile esperienza si potrebbe replicare anche in Italia
guardando al
business delle rinnovabili".
vs
(END) Dow Jones Newswires
October 13, 2020 03:13 ET (07:13 GMT)
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