Banche: sindacati, alla prova di Mifid2 tra ritardi e nodi gestionali
08 Gennaio 2018 - 4:55PM
MF Dow Jones (Italiano)
"Ritardi organizzativi e gestionali. Problemi di natura
procedurale. Rischio di rallentare l'attività commerciale".
L'applicazione della Mifid 2, secondo i sindacati, in alcune
banche italiane sta creando non pochi disguidi; almeno in questa
prima fase di allineamento. La normativa europea che disciplina i
servizi di investimento apportando una profonda revisione alla
disciplina della negoziazione e distribuzione di titoli in Europa è
in vigore dal 3 gennaio con l'obiettivo di portare maggior
trasparenza nei confronti dei risparmiatori.
Da più parti ne è stata chiesta un'applicazione piena e
tempestiva da parte delle banche e dei soggetti concorrenti. Tra i
desiderata è emerso anche quello del presidente dell'Abi, Antonio
Patuelli espresso alla 93ima Giornata mondiale del Risparmio.
Bene, secondo quanto scrivono le segreterie della Fisac-Cgil in
questi giorni, molti lavoratori bancari stanno ricevendo
comunicazioni personali sulla necessità di ricevere un
affiancamento per continuare a prestare servizi di consulenza. "Per
quanto riguarda la tua personale posizione, dall'analisi dei dati è
emerso che, per poter continuare a prestare servizi di consulenza
(compresa l'attività di raccolta del questionario di profilatura),
dovrai essere affiancato dal tuo responsabile nelle modalità
descritte nella circolare 2017DI99 Mifid II - processo di
supervisione", si legge nel documento riportato dalla sigla
sindacale con riferimento a Banco Bpm. "Il processo di supervisione
prevede, in sintesi: momenti di affiancamento e di controllo a
campione sull'attività svolta dal supervisionato; tracciatura delle
attività di supervisione effettuate".
Insomma, con decorrenza immediata, chi ricade in questa
casistica non potrà più prestare servizi di consulenza a meno di
non essere affiancato dal proprio supervisore, che normalmente è il
responsabile della filiale. "Chiederemo tempestivamente chiarimenti
all'azienda", affermano le segreterie e "nel frattempo, ben sapendo
che tutto ciò può tradursi in forti rallentamenti dell'attività
commerciale, comunichiamo fin da ora che tutti i dirigenti
sindacali della Fisac-Cgil sono a completa disposizione per
tutelare i colleghi da qualsiasi eventuale richiesta di forzatura,
da qualunque parte arrivi". Le segreterie consigliano quindi agli
interessati di seguire alla lettera la comunicazione aziendale.
Il tema non riguarda soltanto Banco Bpm, ma è trasversale e
interessa tutte le banche in quanto la direttiva investe a 360
gradi il sistema. In B.Mps si è tenuto di recente un incontro
specifico sul tema. "Abbiamo chiesto alla banca che ci venga
fornito il numero preciso e la collocazione geografica di coloro
che risultano non più idonei al collocamento e alla consulenza",
affermano le segreterie. "Ancora una volta, infatti, si verificano
ritardi organizzativi e gestionali non del tutto giustificabili con
quelli della Consob e del recepimento delle normative da parte del
Governo, che si potevano ampiamente evitare mettendo in atto una
raccolta preventiva di dati utili a verificare in un secondo
momento il possesso dei requisiti per operare. In particolare è
stato trattato il tema dei colleghi che a seguito dell'emanazione
del D2283, avvenuta in data 28 dicembre, non possono più effettuare
consulenza alla clientela o devono operare sotto supervisione di
altre figure professionali".
La banca guidata dall'a.d. Marco Morelli e presieduta da
Stefania Bariatti dovrebbe fornire nei prossimi giorni il preciso
dimensionamento del fenomeno che per ora stima tra i 200 e i 300
non idonei. I sindacati chiedono anche che si esplicitino soluzioni
organizzative e si chiariscano quali siano le responsabilità
dirette di chi opera sotto supervisione e di coloro che ricoprono
il ruolo di tutor.
In generale, come ricordato dal settimanale Milano Finanza in
edicola, la Mifid 2 chiama la consulenza e i consulenti a fare un
deciso salto culturale. Infatti la direttiva pone molta attenzione
alla preparazione di chi consiglia i clienti nell'impiego dei
risparmi, che deve essere dotato delle conoscenze e competenze
necessarie. All'art. 25 comma 1, la direttiva stabilisce che "gli
Stati membri prescrivono alle imprese d'investimento di garantire e
dimostrare alle autorità competenti che chi fa consulenza presso di
esse sia in possesso delle conoscenze e competenze necessarie". Una
maggior attenzione che, probabilmente, ha portato le banche a
impostare periodi di tutoraggio e supervisione nell'interesse sia
dei consulenti sia dei risparmiatori.
Secondo il segretario generale di First-Cisl, Giulio Romani,
questa riforma parte azzoppata "perché non impedisce che sui
dipendenti
possano essere esercitate indebite pressioni commerciali e
scarica in
basso le responsabilità di legislatori che non vogliono regolare
i
mercati finanziari. Le vere criticità non sono state rimosse
nonostante gli obiettivi fossero la tutela dei risparmiatori e la
trasparenza".
cce
claudia.cervini@mfdowjones.it
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January 08, 2018 10:40 ET (15:40 GMT)
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