"Ritardi organizzativi e gestionali. Problemi di natura procedurale. Rischio di rallentare l'attività commerciale".

L'applicazione della Mifid 2, secondo i sindacati, in alcune banche italiane sta creando non pochi disguidi; almeno in questa prima fase di allineamento. La normativa europea che disciplina i servizi di investimento apportando una profonda revisione alla disciplina della negoziazione e distribuzione di titoli in Europa è in vigore dal 3 gennaio con l'obiettivo di portare maggior trasparenza nei confronti dei risparmiatori.

Da più parti ne è stata chiesta un'applicazione piena e tempestiva da parte delle banche e dei soggetti concorrenti. Tra i desiderata è emerso anche quello del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli espresso alla 93ima Giornata mondiale del Risparmio.

Bene, secondo quanto scrivono le segreterie della Fisac-Cgil in questi giorni, molti lavoratori bancari stanno ricevendo comunicazioni personali sulla necessità di ricevere un affiancamento per continuare a prestare servizi di consulenza. "Per quanto riguarda la tua personale posizione, dall'analisi dei dati è emerso che, per poter continuare a prestare servizi di consulenza (compresa l'attività di raccolta del questionario di profilatura), dovrai essere affiancato dal tuo responsabile nelle modalità descritte nella circolare 2017DI99 Mifid II - processo di supervisione", si legge nel documento riportato dalla sigla sindacale con riferimento a Banco Bpm. "Il processo di supervisione prevede, in sintesi: momenti di affiancamento e di controllo a campione sull'attività svolta dal supervisionato; tracciatura delle attività di supervisione effettuate".

Insomma, con decorrenza immediata, chi ricade in questa casistica non potrà più prestare servizi di consulenza a meno di non essere affiancato dal proprio supervisore, che normalmente è il responsabile della filiale. "Chiederemo tempestivamente chiarimenti all'azienda", affermano le segreterie e "nel frattempo, ben sapendo che tutto ciò può tradursi in forti rallentamenti dell'attività commerciale, comunichiamo fin da ora che tutti i dirigenti sindacali della Fisac-Cgil sono a completa disposizione per tutelare i colleghi da qualsiasi eventuale richiesta di forzatura, da qualunque parte arrivi". Le segreterie consigliano quindi agli interessati di seguire alla lettera la comunicazione aziendale.

Il tema non riguarda soltanto Banco Bpm, ma è trasversale e interessa tutte le banche in quanto la direttiva investe a 360 gradi il sistema. In B.Mps si è tenuto di recente un incontro specifico sul tema. "Abbiamo chiesto alla banca che ci venga fornito il numero preciso e la collocazione geografica di coloro che risultano non più idonei al collocamento e alla consulenza", affermano le segreterie. "Ancora una volta, infatti, si verificano ritardi organizzativi e gestionali non del tutto giustificabili con quelli della Consob e del recepimento delle normative da parte del Governo, che si potevano ampiamente evitare mettendo in atto una raccolta preventiva di dati utili a verificare in un secondo momento il possesso dei requisiti per operare. In particolare è stato trattato il tema dei colleghi che a seguito dell'emanazione del D2283, avvenuta in data 28 dicembre, non possono più effettuare consulenza alla clientela o devono operare sotto supervisione di altre figure professionali".

La banca guidata dall'a.d. Marco Morelli e presieduta da Stefania Bariatti dovrebbe fornire nei prossimi giorni il preciso dimensionamento del fenomeno che per ora stima tra i 200 e i 300 non idonei. I sindacati chiedono anche che si esplicitino soluzioni organizzative e si chiariscano quali siano le responsabilità dirette di chi opera sotto supervisione e di coloro che ricoprono il ruolo di tutor.

In generale, come ricordato dal settimanale Milano Finanza in edicola, la Mifid 2 chiama la consulenza e i consulenti a fare un deciso salto culturale. Infatti la direttiva pone molta attenzione alla preparazione di chi consiglia i clienti nell'impiego dei risparmi, che deve essere dotato delle conoscenze e competenze necessarie. All'art. 25 comma 1, la direttiva stabilisce che "gli Stati membri prescrivono alle imprese d'investimento di garantire e dimostrare alle autorità competenti che chi fa consulenza presso di esse sia in possesso delle conoscenze e competenze necessarie". Una maggior attenzione che, probabilmente, ha portato le banche a impostare periodi di tutoraggio e supervisione nell'interesse sia dei consulenti sia dei risparmiatori.

Secondo il segretario generale di First-Cisl, Giulio Romani, questa riforma parte azzoppata "perché non impedisce che sui dipendenti

possano essere esercitate indebite pressioni commerciali e scarica in

basso le responsabilità di legislatori che non vogliono regolare i

mercati finanziari. Le vere criticità non sono state rimosse nonostante gli obiettivi fossero la tutela dei risparmiatori e la trasparenza".

cce

claudia.cervini@mfdowjones.it

 

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January 08, 2018 10:40 ET (15:40 GMT)

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