Wall Street prosegue la seduta in calo in seguito ai deludenti
dati macroeconomici cinesi e dell'Eurozona, che alimentano le
preoccupazioni degli investitori sul rallentamento del Pil globale.
Il Dow Jones perde l'1,26%, l'S&P 500 l'1,13% e il Nasdaq
Composite lo 0,73%.
Nello specifico la produzione industriale cinese ha rallentato a
novembre. Il dato è cresciuto dello 0,36% a livello mensile e del
5,4% su base annuale. La lettura è in rallentamento rispetto
all'incremento del 5,9% a/a di ottobre e al di sotto del consenso
degli economisti contattati dal Wall Street Journal che si
aspettavano una crescita del 5,9% a/a, come nel mese
precedente.
Male anche le vendite al dettaglio a novembre. Il dato è
cresciuto dello 0,51% a livello mensile e dell'8,1% su base
annuale, in decelerazione rispetto all'incremento dell'8,6% a/a di
ottobre. La lettura ha inoltre deluso il consenso degli economisti
contattati dal Wall Street Journal che si aspettavano invece
un'accelerazione all'8,8% a/a. "I dati pongono un ulteriore freno
al recente ottimismo sulle prospettive cinesi", affermano gli
analisti di Mufg.
Le letture preliminari sugli indici Pmi a dicembre hanno inoltre
evidenziato un nuovo rallentamento dell'attivitá economica in
Europa, che in Francia, complici le proteste dei gilet gialli, ha
assunto i contorni di una vera e propria contrazione. L'indice Pmi
composito dell'Eurozona preliminare di dicembre, elaborato da Ihs
Markit, si è attestato a 51,3 punti, in calo rispetto ai 52,7 di
novembre. L'indice preliminare relativo al settore dei servizi si è
invece attestato a 51,4 punti, in discesa rispetto ai 53,4 del mese
precedente. Quello manifatturiero è anch'esso sceso a 51,4 punti
dai 51,8 di novembre.
Questi risultati arrivano il giorno successivo alla riunione
della Banca Centrale europea, in cui gli economisti hanno ridotto
le previsioni di crescita per l'Ue a causa del forte clima
d'incertezza sulle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, sui
Paesi emergenti e sulla volatilitá sui mercati.
L'attenzione degli investitori rimane anche sulla questione
Brexit, dopo che Bruxelles ha negato al primo ministro britannico,
Theresa May, le garanzie richieste sul backstop e la possibilitá di
rinegoziare l'accordo per l'uscita dall'Unione Europea.
Tornando agli Usa, le vendite al dettaglio sono aumentate dello
0,2% su base mensile a novembre, un dato in linea al consenso degli
economisti.
Escludendo la componente auto, le vendite sono salite dello 0,2%
m/m, in questo caso peggio del consenso che si attendeva una
crescita dello 0,4%.
Il dato sulle vendite al dettaglio di ottobre è stato infine
rivisto al rialzo dal +0,8% al +1,1%.
Inoltre la produzione industriale è salita dello 0,6% a livello
mensile a novembre, superando le attese del consenso a +0,3% m/m.
Il tasso di utilizzo degli impianti si è attestato al 78,5%, in
aumento rispetto al 78,1% di ottobre e in linea al consenso. Infine
il dato sulla produzione industriale di ottobre è stato rivisto al
ribasso da +0,1% a -0,2%.
Il Pmi manifatturiero Usa, nella lettura preliminare di
dicembre, è calato nettamente a 53,9 punti dai 55,3 di novembre.
Il dato, puntualizzano gli economisti di Ihs Markit, è sui minimi
da 13
mesi. La lettura preliminare di dicembre è in calo a 53,4 punti
rispetto ai 54,7 di novembre.
Le scorte delle imprese negli Usa, in termini destagionalizzati,
sono cresciute dello 0,6% a livello mensile a ottobre. Lo ha reso
noto il Dipartimento del Commercio. Il dato è superiore al consenso
degli economisti, che si aspettavano un aumento dello 0,3%.
L'economia americana eviterá probabilmente la recessione, sia
nel 2019 che nel 2020, ma i rischi inizieranno ad aumentare nel
2020, afferma David Page, economista senior di Axa Investment
Managers.L'esperto prevede una crescita del Pil Usa del 2,3% nel
2019 e un ulteriore rallentamento nel 2020 all'1,4%. Il venir meno
dei benefici fiscali per le aziende, le politiche commerciali
restrittive, le condizioni finanziarie meno accomodanti e un
modesto surriscaldamento dell'economia saranno i principali fattori
che peseranno sulla crescita, conclude Page.
Sul fronte valutario l'euro/usd tratta sotto 1,13 a 1,1284,
mentre sull'obbligazionario il Treasury a due anni ha un tasso del
2,745%, e il decennale del 2,887%.
voc
(END) Dow Jones Newswires
December 14, 2018 10:40 ET (15:40 GMT)
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