B.Carige: in piedi senza Stato (Mi.Fi.)
14 Gennaio 2019 - 8:20AM
MF Dow Jones (Italiano)
Negli ultimi giorni si è parlato della vicenda Carige quasi
esclusivamente ragionando su una possibile nazionalizzazione. Le
ragioni sono soprattutto politiche: l'ipotesi di utilizzare denaro
pubblico ha messo in difficoltà gli esponenti della maggioranza che
per anni hanno criticato le misure dei precedenti governi, salvo
poi replicarle in modo identico.
Non c'erano alternative, del resto, scrive Milano Finanza. Nelle
crisi conclamate resta fondamentale la presenza del settore
pubblico, come hanno confermato tutti i dissesti bancari globali,
al contrario di quanto sostengono i più rigidi sostenitori del
coinvolgimento dei privati. "I costi di fenomeni di instabilità
finanziaria sistemica sono divenuti a tutti evidenti e portano a
considerare sotto una luce diversa l'opportunità di interventi
pubblici non solo per le banche illiquide ma solvibili, ma anche
nei casi potenzialmente in grado di pregiudicare il funzionamento
del sistema finanziario", ha detto il governatore di Bankitalia,
Ignazio Visco, riprendendo venerdì 11 gennaio alcune frasi di Luigi
Einaudi ("Dare subito, dare senza esitazione, dare largamente e in
modo da persuadere il pubblico che la banca presa di mira ha le
spalle sicure. Solo così si impedisce che il panico si allarghi
come una macchia d'olio e distrugga tutto").
Ma la vicenda Carige ha comunque caratteristiche che per il
momento la differenziano dalle altre. In base agli accordi con la
Vigilanza Bce, la banca ha bisogno di un aumento di capitale da 400
milioni: di questi, 320 milioni sono già garantiti di fatto dal
settore bancario attraverso lo Schema Volontario del Fitd (Fondo
Interbancario di Tutela dei Depositi). La situazione è stata
chiarita dal commissario di Carige (ed ex presidente) Pietro
Modiano: "Per salvare Carige bastano 320 milioni, quelli che il
ramo volontario del Fondo Interbancario aveva stanziato come
obbligazione subordinata, che ci metteva in condizione di
rispettare i parametri europei ed era destinata a essere convertita
in capitale se l'assemblea avesse autorizzato la conversione". Con
un altro esito nell'assemblea del 22 dicembre la banca non sarebbe
tornata nella bufera. Non sarebbe tornata la paura sulla liquidità.
Probabilmente non sarebbe stato necessario il decreto del governo
con la garanzia pubblica sulla raccolta e con l'ipotesi della
ricapitalizzazione pubblica precauzionale. Il gruppo Malacalza,
principale socio di Carige con il 27,5%, ha tuttavia scelto il 22
dicembre di non approvare l'aumento di capitale.
red/lab
(END) Dow Jones Newswires
January 14, 2019 02:05 ET (07:05 GMT)
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