Pil: Messina, per rilancio taglio debito e più istruzione (Rep)
14 Maggio 2019 - 8:40AM
MF Dow Jones (Italiano)
"Primo elemento, imprescindibile, è un percorso di riduzione del
debito pubblico che cominci ora. Così si potrà utilizzare il
secondo ingrediente, una maggiore crescita, anche in deficit ma una
crescita giusta e redistributiva, che riequilibri le distanze
economiche e sociali tra i 15 milioni di poveri (10 lavoratori, 5
disoccupati) e il resto del Paese. Terzo fattore è il rilancio di
educazione, formazione e spese per Ricerca e Sviluppo, ambiti che
ci vedono ultimi in Europa e in cui l'Italia potrebbe reinvestire
parte dei 75 miliardi che spende male pagando alti interessi sul
debito".
É questa la ricetta per il rilancio dell'Italia dell'a.d. di
Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, descritta in un'intervista a
Repubblica. "Lo spread attuale a 277 punti base -ha sottolineato il
banchiere- non riflette minimamente i multipli di solidità
economica del Paese: se scendesse della metà sarebbe ancora alto,
data la forza del sistema".
Messina ha poi messo in evidenza come "questo è il momento di
fare le cose difficili. Qualunque risultato esca alle elezioni
europee, avremo nei tre mesi successivi una finestra per imbastire
questa strategia e non dobbiamo sprecarla".
"Sono appena tornato da incontri con gli investitori
internazionali: malgrado le preoccupazioni su dazi Usa la liquidità
è ancora abbondante e la disponibilità a investirla in Italia è
intatta. Se faremo le cose giuste, già in estate si potrà innescare
una spirale di fiducia. Altrimenti c'è il rischio che torni il
timore dei mercati sul Btp. E non parlo di quattro fondi
speculativi ma dei grandi nomi della finanza che hanno ci prestato
molti soldi, e vogliono essere legittimamente sicuri che l'Italia
possa restituirli".
Il banchiere ha spiegato come si potrebbe realizzare la sua
ricetta. "Il debito -ha affermato- si riduce in due modi. Il primo
è tagliare la spesa pubblica lavorando sull'effetto prezzo: su un
totale di 800 miliardi è inimmaginabile che lo Stato non abbia
elementi per negoziarla al ribasso con i fornitori, come facciamo
noi in banca approfittando della dimensione. Il secondo, costruendo
una macchina di fondi a livello locale per valorizzare i 1.000
miliardi di attivi pubblici, in buona parte immobili in mano a
20mila enti. Non esiste azienda al mondo che ha 1.000 miliardi di
attivi in sonno e 2.300 miliardi di debito". "Con un po' di regia e
qualche esenzione fiscale, lo Stato potrebbe costituire 20-30 fondi
specializzati in cui invitare fondi italiani, stranieri, banche e
Fondazioni, tutti desiderosi di investire a tassi favorevoli in
questa fase. I fondi esteri stanno tornando a comprare prodotti
strutturati di credito: tanto meglio allora avere garanzie
immobiliari italiane. In tal modo si ravviverebbe anche la
ristrutturazione dei cespiti, e con essa l'edilizia -ha spiegato-
Dando un primo segnale che il debito cala, si genera fiducia nella
sua sostenibilità, e a quel punto il rapporto deficit/Pil finisce
di essere un dogma".
Messina ha detto di non credere che "istruendo un percorso
simile l'Europa farebbe problemi, a patto che la maggiore spesa si
usi come collante sociale per chi è rimasto indietro questi anni.
Certo non ne farebbero gli investitori internazionali con cui sono
in contatto: perfino il Ceo di BlackRock Larry Fink ha scritto
nella lettera agli investitori che mitigare la povertà è una
condizione per la sostenibilità degli utili aziendali, e restituire
risorse alle comunità è un fattore chiave per ogni business. Noi di
Intesa Sanpaolo lo sappiamo da tempo, difatti come soggetto privato
siamo il primo fattore di lotta alla povertà, con interventi su 4
milioni di italiani. Redistribuire le risorse e puntare su
costruzioni, turismo, aeroporti e infrastrutture sono le cose da
fare. L'intera Europa, tra l'altro, se non dà prospettive migliori
ai suoi working poors - decine di milioni - non riuscirà a
ritrovare il consenso per diventare la terza area mondiale dopo Usa
e Cina, e in cinque anni potrebbe scomparire come casa comune".
A proposito del reddito di cittadinanza, "o simili forme di
sostegno alla povertà, per chi lavora e non, ha senso solo dentro
un percorso come quello descritto. Questo governo ha fatto una
diagnosi corretta su questi temi, su cui s'era prodotto uno
scollamento nel Paese. I governi precedenti parlavano di crescita,
perfino più alta: ma una parte crescente di italiani non capiva,
trovandosi in condizioni diverse. Proprio non aver capito gli
squilibri sociali ne ha determinato la sconfitta", ha
precisato.
Alla domanda su come giudica l'operato del governo Conte sugli
altri ambiti, "c'è stata una fase iniziale di inesperienza seguita
alla fase conflittuale con l'Ue, con errori di comunicazione. Negli
ultimi mesi mi pare ci sia stato un recupero, e oggi la comunità
internazionale sembra dire 'vediamo come lavorano su calo del
debito e crescita'. E' evidente che su questi temi, retaggio del
passato, serve un cambio di passo totale", ha concluso.
vs
(END) Dow Jones Newswires
May 14, 2019 02:25 ET (06:25 GMT)
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