"Primo elemento, imprescindibile, è un percorso di riduzione del debito pubblico che cominci ora. Così si potrà utilizzare il secondo ingrediente, una maggiore crescita, anche in deficit ma una crescita giusta e redistributiva, che riequilibri le distanze economiche e sociali tra i 15 milioni di poveri (10 lavoratori, 5 disoccupati) e il resto del Paese. Terzo fattore è il rilancio di educazione, formazione e spese per Ricerca e Sviluppo, ambiti che ci vedono ultimi in Europa e in cui l'Italia potrebbe reinvestire parte dei 75 miliardi che spende male pagando alti interessi sul debito".

É questa la ricetta per il rilancio dell'Italia dell'a.d. di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, descritta in un'intervista a Repubblica. "Lo spread attuale a 277 punti base -ha sottolineato il banchiere- non riflette minimamente i multipli di solidità economica del Paese: se scendesse della metà sarebbe ancora alto, data la forza del sistema".

Messina ha poi messo in evidenza come "questo è il momento di fare le cose difficili. Qualunque risultato esca alle elezioni europee, avremo nei tre mesi successivi una finestra per imbastire questa strategia e non dobbiamo sprecarla".

"Sono appena tornato da incontri con gli investitori internazionali: malgrado le preoccupazioni su dazi Usa la liquidità è ancora abbondante e la disponibilità a investirla in Italia è intatta. Se faremo le cose giuste, già in estate si potrà innescare una spirale di fiducia. Altrimenti c'è il rischio che torni il timore dei mercati sul Btp. E non parlo di quattro fondi speculativi ma dei grandi nomi della finanza che hanno ci prestato molti soldi, e vogliono essere legittimamente sicuri che l'Italia possa restituirli".

Il banchiere ha spiegato come si potrebbe realizzare la sua ricetta. "Il debito -ha affermato- si riduce in due modi. Il primo è tagliare la spesa pubblica lavorando sull'effetto prezzo: su un totale di 800 miliardi è inimmaginabile che lo Stato non abbia elementi per negoziarla al ribasso con i fornitori, come facciamo noi in banca approfittando della dimensione. Il secondo, costruendo una macchina di fondi a livello locale per valorizzare i 1.000 miliardi di attivi pubblici, in buona parte immobili in mano a 20mila enti. Non esiste azienda al mondo che ha 1.000 miliardi di attivi in sonno e 2.300 miliardi di debito". "Con un po' di regia e qualche esenzione fiscale, lo Stato potrebbe costituire 20-30 fondi specializzati in cui invitare fondi italiani, stranieri, banche e Fondazioni, tutti desiderosi di investire a tassi favorevoli in questa fase. I fondi esteri stanno tornando a comprare prodotti strutturati di credito: tanto meglio allora avere garanzie immobiliari italiane. In tal modo si ravviverebbe anche la ristrutturazione dei cespiti, e con essa l'edilizia -ha spiegato- Dando un primo segnale che il debito cala, si genera fiducia nella sua sostenibilità, e a quel punto il rapporto deficit/Pil finisce di essere un dogma".

Messina ha detto di non credere che "istruendo un percorso simile l'Europa farebbe problemi, a patto che la maggiore spesa si usi come collante sociale per chi è rimasto indietro questi anni. Certo non ne farebbero gli investitori internazionali con cui sono in contatto: perfino il Ceo di BlackRock Larry Fink ha scritto nella lettera agli investitori che mitigare la povertà è una condizione per la sostenibilità degli utili aziendali, e restituire risorse alle comunità è un fattore chiave per ogni business. Noi di Intesa Sanpaolo lo sappiamo da tempo, difatti come soggetto privato siamo il primo fattore di lotta alla povertà, con interventi su 4 milioni di italiani. Redistribuire le risorse e puntare su costruzioni, turismo, aeroporti e infrastrutture sono le cose da fare. L'intera Europa, tra l'altro, se non dà prospettive migliori ai suoi working poors - decine di milioni - non riuscirà a ritrovare il consenso per diventare la terza area mondiale dopo Usa e Cina, e in cinque anni potrebbe scomparire come casa comune".

A proposito del reddito di cittadinanza, "o simili forme di sostegno alla povertà, per chi lavora e non, ha senso solo dentro un percorso come quello descritto. Questo governo ha fatto una diagnosi corretta su questi temi, su cui s'era prodotto uno scollamento nel Paese. I governi precedenti parlavano di crescita, perfino più alta: ma una parte crescente di italiani non capiva, trovandosi in condizioni diverse. Proprio non aver capito gli squilibri sociali ne ha determinato la sconfitta", ha precisato.

Alla domanda su come giudica l'operato del governo Conte sugli altri ambiti, "c'è stata una fase iniziale di inesperienza seguita alla fase conflittuale con l'Ue, con errori di comunicazione. Negli ultimi mesi mi pare ci sia stato un recupero, e oggi la comunità internazionale sembra dire 'vediamo come lavorano su calo del debito e crescita'. E' evidente che su questi temi, retaggio del passato, serve un cambio di passo totale", ha concluso.

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May 14, 2019 02:25 ET (06:25 GMT)

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