Per Banca Carige la strada è in salita ma "le bocce sono ferme".
Bce nei giorni scorsi ha concesso ancora un po' di tempo ai
commissari dell'istituto ligure per trovare una soluzione privata
per il rilancio. "Un aggiornamento è previsto nelle prossime
settimane, dopo le elezioni, ma" ad oggi "il dialogo" sulle
modalità del salvataggio "è ancora in piedi".
Una fonte, interpellata da MF-Dowjones, consegna questa lettura
sul caso Carige dopo le indiscrezioni secondo le quali le autorità
di vigilanza bancaria europea "ritengono che la soluzione della
crisi di Banca Carige debba passare per una procedura di
liquidazione se l'istituto non trovasse un acquirente,
contrariamente ai piani del Governo di un salvataggio di
Stato".
Un'altra fonte, confermando questa lettura, si limita ad
aggiungere che "stanno lavorando al Mef". Sebbene le acque, intorno
alla banca della Lanterna, siano agitate nessuna decisione di
rilievo che possa far pensare a un cambiamento di rotta, sarebbe
stata presa dalla Commissione Ue. "Che l'ipotesi nazionalizzazione
non sarebbe piaciuta a parte della Commissione e della Vigilanza Ue
è noto da tempo", commenta ancora la fonte. Ma da qui a dire che,
in mancanza di un cavaliere bianco privato, la banca sarà liquidata
il passo è lungo. "Con un tempismo pre-elettorale perfetto,
l'indiscrezione della riottosità di una parte della Commissione Ue
e della Vigilanza alla Carige di Stato è uscita".
Certamente alcuni scambi tra l'Esecutivo e le autorità Ue sul
tema ci sono stati. Ma ufficialmente una vera e propria trattativa
sulla nazionalizzazione non sarebbe ancora entrata nella fase
operativa. La Bce, interpellata dopo le indiscrezioni circa una
possibile liquidazione, ha rilasciato una dichiarazione di prassi.
"Sono speculazioni. La supervisione bancaria della Bce fa completo
affidamento sugli sforzi dei commissari straordinari per trovare
una soluzione privata".
Il portavoce di Francoforte quindi da un lato conferma che la
soluzione privata è la via maestra, dall'altro si guarda bene
dall'escludere una possibile liquidazione o dal confermare una
possibile nazionalizzazione.
La "Carige di Stato" era l'estrema ratio prevista dal Governo in
un decreto ad hoc licenziato lo scorso inverno. Questa ipotesi è
motivo di scontro politico in Italia e allo stesso tempo di
frizione con l'Europa. Bruxelles da un lato ricorda il via libera
concesso al salvataggio di B.Mps e dall'altro rileva Carige
potrebbe non avere una rilevanza sistemica.
Più nel dettaglio l'intervento dello Stato nel capitale di una
banca è consentito, nell'attuale quadro normativo, per evitare o
per porre rimedio a una grave perturbazione dell'economia e per
preservare la stabilità finanziaria. Può essere richiesto da una
banca che, in relazione a una prova di stress basata su uno
scenario avverso condotta a livello nazionale, dell'Ue o del Mvu,
ha esigenza di rafforzare il proprio patrimonio.
B.Mps all'epoca della nazionalizzazione, costituiva il quarto
gruppo
bancario italiano, attivo sull'intero territorio nazionale, con
una
significativa quota di mercato in termini sia di numero di
filiali, sia di prestiti alla clientela ed era fra le istituzioni a
rilevanza sistemica nazionale.
Il terzo requisito fondamentale per poter accedere alla
ricapitalizzazione precauzionale è la solvibilità. La
solvibilità di
B.Mps è stata attestata dalla Bce in più occasioni: sia quando
la banca
ha presentato la richiesta di ricapitalizzazione precauzionale
(dicembre
2016), sia a ridosso della decisione presa dalla Commissione
europea
(giugno 2017). Dati su Carige al momento non ce ne sono, sebbene
più volte politici e commissari abbiano confermato la solvibilità
della banca. "In ogni caso per accertare la solvibilità della banca
dopo una richiesta di ricapitalizzazione precauzionale serve
un'apposita procedura Bce in uno scenario specifico che non è
ancora partita", spiega un'altra fonte.
Ma c'è un'altra regola. In coerenza con la disciplina europea
sugli
aiuti di Stato per poter accedere alla ricapitalizzazione
precauzionale
serve che la banca abbia definito un piano di ricapitalizzazione
basato su capitali privati, approvato dall'autorità di vigilanza, e
che lo stesso non abbia avuto successo o, comunque, si sia rivelato
insufficiente. Carige questo requisito parrebbe averlo dopo il
passo indietro di Blackrock. La strada tuttavia pare in salita.
Indiscrezioni stampa, nei giorni scorsi, hanno indicato i
fondi
Blackstone e Warburg Pincus come i partner più probabili per una
soluzione privata. Questi avrebbero la potenza di fuoco per portare
a
termine un'operazione sulla piccola Carige (l'istituto in Borsa
nel 2007
valeva 6 miliardi. Prima dell'amministrazione straordinaria e
della
sospensione del titolo, soltanto 80 milioni. Ora - il titolo a
Piazza
Affari è sospeso - la quota vale ancora meno) ma anche paletti
molto
ferrei. Due fonti vicine a Blackstone, tuttavia, hanno fatto
sapere che il fondo "non avrebbe attualmente una strategia sul
comparto bancario italiano". Il fondo sarebbe stato contattato per
una possibile operazione su B.Carige, ma al momento non starebbe
guardando il dossier.
Altro paio di maniche Warburg Pincus. La multinazionale
americana di
private equity, fondata nel 1966 e con uffici negli Stati Uniti,
in
Europa, Brasile, Cina e India, compie abitualmente queste
operazioni in
condizione di "maggioranza assoluta. Escludo che Warburg - fa
notare una
fonte vicina alle dinamiche del fondo - possa compiere
operazioni di
minoranza" vista anche la rigidità del suo comitato degli
investitori da
cui passano le grandi operazioni finanziarie.
Va ricordato che in Banca Carige Malacalza Investimenti detiene
ancora
il 27% circa e, sebbene sia favorevole a una soluzione privata,
difficilmente lascerà campo libero ad altri investitori
qualora mettano in ombra la sua posizione.
cce
(END) Dow Jones Newswires
May 22, 2019 12:31 ET (16:31 GMT)
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