Gli indici di Wall Street hanno azzerato i guadagni
registrati all'inizio seduta della prima seduta dell'ultimo
trimestre del
2019, dopo che l'indice Ism manifatturiero ha riacceso i timori
sulla
crescita economica degli Stati Uniti.
Nello specifico il dato ha registrato un ulteriore calo in
territorio di
contrazione a settembre, a 47,8 punti, rispetto ai 49,1 di
agosto e di
molto inferiore al consenso degli economisti, a 50,4 punti.
Il
sotto-indice sull'occupazione è sceso a 46,3 punti dai 47,4 di
agosto e
quello relativo ai nuovi ordini è salito marginalmente a 47,3
punti dai
47,2 del mese precedente. In miglioramento invece il
sotto-indice dei
prezzi, che si è attestato a quota 49,7 punti dai 46 di
agosto.
Il Dow Jones perde lo 0,48%, mentre l'S&P 500 avanza dello
0,31%. Il
Nasdaq Composite è in rialzo dello 0,16%.
Gli orribili dati dell'indice Ism manifatturiero preoccupano
Torsten
Slok, economista di Deutsche Bank, secondo cui "non sembra
esserci fine al
rallentamento e il rischi di recessione si fa reale".
A settembre, l'Ism manifatturiero Usa è calato sui minimi dalla
crisi
del 2008-09 e in dettaglio "l'indice degli ordini dall'estero è
sceso a 41
punti, il livello piú basso da marzo 2009". Lo sottolinea
Christoph Balz,
economista di Commerzbank, puntualizzando però come "i dettagli
del
rapporto non sono così male", dato che "la metá del calo
dell'indice è
attribuibile alla componente di inventario".
La contrazione nel settore manifatturiero statunitense, avverte
Balz,
"non deve però essere confusa con una recessione nell'economia
generale"
poichè, secondo lo stesso istituto Ism, "solo un valore
inferiore a 43,2
indica una recessione" e "finora l'economia americana è stata
sostenuta
dai settori dei servizi, che beneficiano della solida domanda
interna". In
ultima analisti, prosegue l'esperto, "è probabile che la Fed
vedrá
ulteriori rischi al ribasso per l'economia americana" e nuove
"riduzioni
dei tassi sono probabilmente solo una questione di tempo". Gli
analisti di
Commerzbank prevedono "un taglio di 25 punti base in ciascuna
delle
prossime due riunioni alla fine del mese di ottobre e a
dicembre".
Gli investitori stanno valutando una nuova serie di dati
sulla
produzione manifatturiera globale e rimangono in attesa della
ripresa dei
colloqui commerciali tra Cina e Stati Uniti.
Il rinnovato ottimismo sui negoziati tra Washington e Pechino,
che
ripartiranno la prossima settimana ha portato l'azionario
americano ad
archiviare la seduta di ieri al rialzo. Un portavoce del
Ministero del
Tesoro ha dichiarato che la Casa Bianca "al momento non sta
pensando di
impedire alle societá cinesi di investire sulle borse Usa".
Gli investitori attendono inoltre la decisione
dell'Organizzazione
mondiale del commercio (Wto) su una disputa sui sussidi alle
compagnie
aeree, che potrebbe consentire al Governo americano di imporre
tariffe
sull'Europa.
Sul fronte macroeconomico della zona euro, gli indici Pmi
hanno
registrato un'ulteriore contrazione a settembre, rispetto al
mese
precedente. Tuttavia, per Chris Williamson, chief business
economist di
Ihs Markit, "il peggio non è ancora arrivato, in quanto i
dati
preliminari, come il rapporto ordini/inventario, stanno
continuando a
deteriorarsi". Nello specifico l'indice Pmi manifatturiero
dell'Eurozona
definitivo di settembre, elaborato da Ihs Markit, si è attestato
a 45,7
punti, in diminuzione dai 47 punti di agosto.
"La performance del settore manifatturiero della zona euro sta
andando
di male in peggio, con l'indice Pmi di settembre che indica il
calo
peggiore da sette anni e invia segnali sempre piú cupi per il
quarto
trimestre", osserva ancora Williamson. "Gli indici odierni
indicano un
ulteriore calo della produzione industriale, che rappresenta un
grave
freno alla crescita del Pil del terzo trimestre.
Sul valutario, il cambio euro/usd è in rialzo a 1,0915.
Sull'obbligazionario, il rendimento del T-Note biennale tratta
in calo
dell'1,564% e quello del decennale all'1,64%.
voc/lus
valentina.corsi@mfdowjones.it
(END) Dow Jones Newswires
October 01, 2019 11:01 ET (15:01 GMT)
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