Consumi: Confesercenti; Italia maglia nera in Ue, -17 mld in 12 anni
06 Dicembre 2019 - 2:15PM
MF Dow Jones (Italiano)
Dopo dodici anni, la crisi dei consumi non è ancora stata
archiviata: le famiglie italiane spendono oggi 17 miliardi di euro
in meno rispetto a quanto spendessero nel 2007. E nel 2019 la spesa
ha rallentato di nuovo: nei primi sei mesi dell'anno è diminuita di
43 milioni di euro, e l'anno si chiuderà con una dinamica più bassa
di mezzo punto rispetto agli altri grandi paesi europei.
È quanto emerge dai dati diffusi da Confesercenti in occasione
della Convention 2019 organizzata dall'associazione di piccole e
medie imprese a Venezia. A non aver recuperato sono soprattutto le
spese per i trasporti (-12% rispetto al 2007), quelle per cibi e
bevande (-6%) e per la moda (-4%). L'abbigliamento, in particolare,
è una crisi nella crisi: la spesa delle famiglie per il vestiario è
quella che è stata tagliata per prima, per un totale di oltre 2
miliardi di euro di spesa in meno. Crescono solo: le spese in
telefonia, audio, video foto (più che raddoppiate a prezzi
costanti), per la sanità (+3%), per vacanze, pasti fuori casa (+9%)
e consumi digitali.
Nessun altro grande paese dell'Unione europea è in queste
condizioni. Da quando è scoppiata la crisi, l'Italia ha perso, ogni
anno, 16 miliardi di consumi nei confronti della Germania, 9
miliardi rispetto a Francia, Olanda e Portogallo, 2 miliardi
relativamente alla Spagna.
Se il confronto viene al di fuori dell'euro, la perdita annua
supera i 25 miliardi rispetto al Regno Unito e sfiora i 30 miliardi
nei confronti degli Stati Uniti.
I consumi sono penalizzati dalla debolissima dinamica dei
redditi delle famiglie. Dal 2007 a oggi i redditi da lavoro sono
aumentati in Italia del 18%, contro il 55% della Germania, il 30%
dell'Olanda, e della Francia, il 40% del Regno Unito e il 46% degli
Stati Uniti. Ma a pesare è anche l'aumento del fisco, cresciuto nel
periodo più velocemente dei redditi.
Sempre dal 2007 a oggi, le imposte sono aumentate rispetto ai
redditi solo in Italia (+1 un punto) e in Germania (+1.7) punti,
mentre sono diminuite, sempre rispetto ai redditi, del 28% in
Portogallo, del 20% in Francia, del 10% in Spagna. Dati che
evidenziano la necessità di un piano progressivo di riduzione delle
imposte anche nel nostro Paese, che non può però essere portato
avanti in deficit: al contrario, è necessario ancorare il programma
a una credibile azione di recupero delle risorse all'interno del
bilancio stesso. Questa può essere individuata anche solo in una
stabilizzazione (non in una riduzione) dei livelli della spesa
corrente.
"Negli ultimi anni si è innescato un circolo vizioso", commenta
la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. "Le difficoltà di
bilancio hanno portato ad un aumento delle imposte, che a loro
volta hanno soffocato consumi e Pil e creato, quindi, nuovi
squilibri per la finanza pubblica. Bisogna spezzare il cerchio:
serve un patto per bloccare la spesa pubblica. Secondo le
simulazioni condotte da Cer per Confesercenti, se si fermasse la
spesa pubblica per due anni ai livelli del 2019, risparmieremmo 22
miliardi di euro in un biennio. Risorse sufficienti per rafforzare
la riduzione del cuneo fiscale, già presente nella manovra, e
recuperare la crescita dei consumi delle famiglie", conclude.
pev
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December 06, 2019 08:00 ET (13:00 GMT)
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