Arriva inaspettata la prima apertura ufficiale del governo ad Autostrade. E arriva direttamente dal premier Giuseppe Conte che ieri rispondendo alle domande dei cronisti sulla possibile revoca della concessione ha detto che il governo va avanti con la procedura ma che sarebbe doveroso esaminare eventuali offerte da parte di Aspi.

Anche se il primo ministro rifiuta le ricostruzioni che vedrebbero Palazzo Chigi e ministeri competenti avanzare proposte alla società come alternativa alla caducazione del contratto. «Se dovesse arrivare una proposta transattiva da Aspi il governo avrà il dovere di valutarla. Se permettesse di tutelare l'interesse pubblico ancora più efficacemente della revoca stessa, avremmo il dovere di considerarla». Ed è questo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il filo rosso che si tesse da mesi come alternativa alla soluzione più estrema, che permetterebbe di creare l'immagine di un governo vincitore nonostante la sostanziale marcia indietro sulla revoca.

Il che potrebbe avvenire con un sostanziale disimpegno della famiglia Benetton dalla concessionaria e il contemporaneo ingresso di un soggetto pubblico come Cassa Depositi e Prestiti, che consentirebbe la narrazione per la quale lo Stato si riapproprierebbe di un'infrastruttura strategica per il Paese. Tuttavia al momento a essere più attivo sul dossier di un possibile ingresso nel capitale di Autostrade sarebbe invece una partecipata di Cdp (14%), ovvero F2i. Il fondo avrebbe già individuato gli advisor per la possibile operazione: Mediobanca, Banca Imi, Goldman Sachs e Jp Morgan. Difficile comunque che l'esecutivo possa accontentarsi di un eventuale ingresso del fondo infrastrutturale per considerare chiusa la partita. Ma la soluzione, secondo indiscrezioni, potrebbe passare per un coinvolgimento di entrambi gli attori: Cassa ed F2i.

Ad ogni modo lo scoglio maggiore da superare non sembrerebbe essere tanto quello dell'azionariato, visto che Atlantia ha dato al sua disponibilità a scendere sotto la maggioranza della controllata, bensì quello della revisione delle tariffe. Il governo sarebbe infatti intransigente sul punto e non disposto ad accettare soluzioni diverse dall'applicazione del nuovo metodo di calcolo dei pedaggi elaborato dall'Autorità dei Trasporti che, per altro in base al Milleproroghe, dovrà essere adottato entro il prossimo luglio da tutte le concessionarie con i piani economico-finanziari da rinnovare. Questo perché la traslazione senza modifiche del nuovo meccanismo su Autostrade implicherebbe il taglio secco del 5% ai livelli tariffari attuali e poi una semplice adeguamento annuo all'inflazione. Troppo secondo la controparte, che finora sul punto si è dimostrata infatti molto rigida. La rottura insomma si rischia soprattutto su questo fronte.

 

(END) Dow Jones Newswires

February 21, 2020 02:20 ET (07:20 GMT)

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