Il tribunale di Milano "ritiene che la difesa non abbia dimostrato che all'epoca dei fatti la banca (Deutsche Bank, ndr) era dotata di un modello organizzativo idoneo ed efficace in concreto a prevenire reati ascritti alle persone fisiche ad esso organiche e tale da integrare le condizioni di esonero da responsabilità previste dagli articoli 6 e 7 della Legge 231" sulla responsabilita' civile degli enti.

E' quanto si legge nelle oltre mille pagine di motivazioni, che Mf-DowJones ha potuto visionare - della sentenza che l'8 novembre scorso ha visto la condanna di tutti gli imputati nel processo con al centro le presunte irregolarita' nelle operazioni di finanza strutturata, Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, stipulate da B.Mps tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite legate all'acquisizione di Antonveneta.

Secondo i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano, il consulente Blair chiamato a testimoniare nel corso del dibattimento, "si è limitato a tratteggiare diffusamente il sistema di presidi adottato dalla banca senza mai procedere a verificarne l'attuazione e l'efficacia sul piano fattuale" e "non a caso ha piu' volte precisato di non aver approfondito i fatti addebitati in via diretta alle persone fisiche in via indiretta all'ente, esulando il profilo concreto dall'oggetto del suo incarico".

"Prima di entrare nel dettaglio delle inadeguatezze procedimentali che si sono in concreto manifestate in occasione dell'approvazione dell'operazione Santorini", sottolineano i giudici, "per eliminare ogni eventuale residuo dubbio sulla valenza della ricostruzione di Blair, è sufficiente dar conto di come siano stati gli stessi auditor interni a Deutsche Bank, prima ancora di scendere nel merito della valutazione di quanto accaduto in occasione dell'operazione Santorini, a rappresentare tutta una serie di osservazioni, in termini di carenze e inadeguatezze già in astratto, aventi ad oggetto le linee guida interne alla banca straniera e le policy adottate, tanto decantate da Blair come aderenti alle Best Practices in quel momento diffuse".

"Non a caso, subito dopo, spiegano, "Deutsche Bank è corsa ai ripari e apportando una serie di modifiche alle policy e alle linee guida interne, evidentemente per cercare di renderle effettivamente adeguate ed efficaci. Di tale circostanza danno atto anche i consulenti di PSP per Bafin (la Consob tedesca, ndr), sebbene aggiungendo che Deutsche Bank aveva tenuto a precisare che quelle modifiche non erano correlate alle carenze organizzative interne e alle osservazioni emerse in sede di internal audit, ma erano il "prodotto di un processo di sviluppo continuo" del tutto autonomo (non è chi non veda tuttavia come la coincidenza temporale dell'attivazione delle modifiche risulti di per sé eloquente al di la' delle dichiarazioni ufficiali, perché, come detto in più di un'occasione, conta quello che si fa e non quello che si dice)" concludono.

fch

francesca.chiarano@mfdowjones.it

 

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May 13, 2020 13:09 ET (17:09 GMT)

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