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Eni (ENI)

- Modificato il 22/8/2024 10:00
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
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SOCIETA' GLOBALE NELL'ENERGIA





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32 Commenti
1 
1 di 32 - 22/8/2024 10:01
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI, acquistate 3.189.700 azioni proprie tra il 12 e il 16 agosto 2024

Nell’ambito della seconda tranche del programma di acquisto di azioni proprie deliberata dall’assemblea del 15 maggio 2024, nelle sedute comprese tra il 12 e il 16 agosto 2024 ENI ha acquistato 3.189.700 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 14,4175 euro per azione, per un controvalore complessivo di 45,99 milioni di euro.

A partire dal 13 giugno 2024 - data dell’avvio della seconda tranche del programma di buyback - ENI ha acquistato 28.485.798 azioni proprie (pari allo 0,87% del capitale) per un controvalore complessivo di 405,8 milioni di euro.

Considerando le azioni proprie già in portafoglio e gli acquisti effettuati dall’avvio del programma di buyback il 27 maggio 2024, ENI detiene 125.106.870 azioni proprie, pari al 3,81% del capitale.
2 di 32 - 22/8/2024 10:06
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


16550b
3 di 32 - 22/8/2024 16:46
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI, completata la vendita di NAOC

ENI ha comunicato di aver siglato il closing della vendita di Nigerian Agip Oil Company (NAOC), società interamente controllata e attiva in Nigeria nell'esplorazione e produzione di idrocarburi onshore e nella generazione di energia elettrica, a Oando (principale società energetica nigeriana quotata sia alla Borsa della Nigeria che a Johannesburg).

Il colosso petrolifero ha spiegato che la transazione, che ha ottenuto l'approvazione di tutte le autorità competenti, è in linea con la strategia di ottimizzazione delle attività upstream tramite un ribilanciamento del proprio portafoglio e la dismissione di asset non strategici.

La quota del 5% detenuta in SPDC (Shell Production Development Company Joint Venture) non rientra nel perimetro della transazione in quanto rimarrà nel portafoglio di ENI.
4 di 32 - 23/8/2024 11:11
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI, approvazione piani di sviluppo ed estensione licenze da autorità indonesiane

ENI ha comunicato che le autorità indonesiane hanno approvato il piano di sviluppo dei campi di Geng North (North Ganal PSC) e Gehem (Rapak PSC). Lo sviluppo integrato dei due campi creerà un nuovo polo produttivo, denominato Northern Hub, nel bacino del Kutei. Le autorità indonesiane hanno approvato anche il piano di sviluppo dei campi di Gendalo&Gandang (Ganal PSC).

Inoltre, il Cane a sei zampe ha ottenuto dalle autorità indonesiane un'estensione di 20 anni delle licenze IDD (Indonesia Deepwater Development) denominate Ganal e Rapak.

ENI è in procinto di realizzare una significativa produzione di gas e condensati di circa 2 BCF/d (miliardi di piedi cubi, circa 57 milioni di metri cubi/giorno) di gas e 80.000 barili/giorno di condensati nella regione dell'East Kalimantan, sia per il mercato domestico che internazionale.

Il Cane a sei zampe detiene una partecipazione dell'83,3% e opera il blocco North Ganal - campo di Geng North, mentre il partner Agra Energi detiene il restante 16,7%. Inoltrel ENi detiene una partecipazione dell'82% e opera i blocchi Ganal e Rapak, e il partner Tip Top detiene il restante 18%.
5 di 32 - 23/8/2024 11:12
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


1662t3
6 di 32 - 24/8/2024 15:00
regisII N° messaggi: 1198 - Iscritto da: 13/3/2024
Eni e il modello satellitare: dividendi record e nuove acquisizioni nel 2024

Nonostante la transizione green sono ancora le società satelliti dell’upstream ad aver dato ad Eni le maggiori cedole del 2024: oltre un miliardo di euro nel primo semestre.
7 di 32 - 26/8/2024 09:21
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI, approvazione piani di sviluppo ed estensione licenze da autorità indonesiane

ENI ha comunicato che le autorità indonesiane hanno approvato il piano di sviluppo dei campi di Geng North (North Ganal PSC) e Gehem (Rapak PSC). Lo sviluppo integrato dei due campi creerà un nuovo polo produttivo, denominato Northern Hub, nel bacino del Kutei. Le autorità indonesiane hanno approvato anche il piano di sviluppo dei campi di Gendalo&Gandang (Ganal PSC).

Inoltre, il Cane a sei zampe ha ottenuto dalle autorità indonesiane un'estensione di 20 anni delle licenze IDD (Indonesia Deepwater Development) denominate Ganal e Rapak.

ENI è in procinto di realizzare una significativa produzione di gas e condensati di circa 2 BCF/d (miliardi di piedi cubi, circa 57 milioni di metri cubi/giorno) di gas e 80.000 barili/giorno di condensati nella regione dell'East Kalimantan, sia per il mercato domestico che internazionale.

Il Cane a sei zampe detiene una partecipazione dell'83,3% e opera il blocco North Ganal - campo di Geng North, mentre il partner Agra Energi detiene il restante 16,7%. Inoltrel ENi detiene una partecipazione dell'82% e opera i blocchi Ganal e Rapak, e il partner Tip Top detiene il restante 18%.
8 di 32 - 26/8/2024 09:22
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


167ze4
9 di 32 - 23/9/2024 09:24
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
STACCO DIVIDENDO 0,25 € (prima trance) 1,73% al prezzo di venerdì (14,454 €)
10 di 32 - 25/9/2024 15:40
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI, acquistate 540.000 azioni proprie il 16 settembre 2024

Nell’ambito della seconda tranche del programma di acquisto di azioni proprie deliberata dall’assemblea del 15 maggio 2024, nella seduta del 16 settembre 2024 ENI ha acquistato 540.000 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 14,0651 euro per azione, per un controvalore complessivo di 7,6 milioni di euro.

A partire dal 13 giugno 2024 - data dell’avvio della seconda tranche del programma di buyback - ENI ha acquistato 43.617.347 azioni proprie (pari all'1,33% del capitale) per un controvalore complessivo di 623,89 milioni di euro.

Considerando le azioni proprie già in portafoglio e gli acquisti effettuati dall’avvio del programma di buyback il 27 maggio 2024, ENI detiene 140.238.419 azioni proprie, pari al 4,27% del capitale.
11 di 32 - 25/9/2024 15:42
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


16lz74
12 di 32 - 26/9/2024 10:37
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


16mckd
13 di 32 - 02/10/2024 09:51
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #12 - 26/Set/2024 08:37ENI giornaliero

16mckd



16or-h
14 di 32 - 02/10/2024 09:52
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


16os0f
15 di 32 - 04/10/2024 09:27
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
Eni, ok dal governo UK per i fondi destinati al progetto di Liverpool Bay

Eni ha comunicato di aver ricevuto il via libera dal Governo Britannico all'assegnazione di fondi per il progetto di trasporto e stoccaggio di CO2 (T&S) di Liverpool Bay. Lo stanziamento di fondi segna il lancio dell'industria CCS (Carbon Capture and Storage) nel Regno Unito.

Il finanziamento include investimenti per gli emettitori industriali in Track 1 e rappresenta una tappa verso la fase esecutiva di HyNet, che sbloccherà ulteriori significativi investimenti nell'area.

HyNet è uno tra i progetti CCS più avanzati del Regno Unito, e nell’ambito di tale iniziativa Eni, in qualità di operatore per il sistema di trasporto e stoccaggio di CO2, contribuirà ad abbattere in modo sicuro le emissioni delle industrie hard-to-abate nel Nord Ovest dell'Inghilterra e del Galles del Nord con una capacità iniziale di stoccaggio pari a 4,5 milioni di tonnellate di CO2 all'anno nella prima fase, e un aumento potenziale fino a 10 milioni di tonnellate di CO2 all'anno dopo il 2030.
16 di 32 - 04/10/2024 09:29
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI giornaliero


16pq3q
17 di 32 - Modificato il 05/10/2024 17:53
regisII N° messaggi: 1198 - Iscritto da: 13/3/2024
Descalzi (Eni): «Su automotive regole insulse da minoranza Ue. E con Cina e Usa non giochiamo lo stesso gioco»

A proposito di transizione energetica e in particolare di norme per i motori endotermici «il focus sull'automotive, che è importante, ci fa
arrabbiare», perché la questione «è insulsa e ridicola». A dirlo è l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, intervenendo alla Giornata dell'Economia promossa da Forza Italia, in svolgimento a Milano.

«Piegati a una minoranza»

Descalzi è arrivato a definire «ideologie ridicole» le norme per i motori endotermici (l’Europa ha deciso entro il 2035 lo stop ai motori a combustione interna, considerati altamente inquinanti). «Non voglio essere anti europeo», ha detto Descalzi, «ma anche la stupidità uccide e ci sta uccidendo». Secondo l’amministrazione delegato dell’Eni, che è l’ottavo gruppo petrolifero mondiale, queste decisioni sono «dettate da una minoranza dell'Europa, non una maggioranza, e noi dobbiamo continuare a digerirle e chinare il capo morendo lentamente».

«Con Cina e Usa non giochiamo lo stesso gioco»

Riferendosi poi alla situazione cinese, Descalzi ha sottolineato che «l'Europa non potrà mai paragonarsi anche come compattezza e capacità energetica con la Cina (e con gli Stati Uniti)». Secondo l’ad, «la Cina ha diversificato il proprio mix energetico», ma «se si competi con regole del gioco completamente diverse...». L’Europa negli ultimi anni «era concentrata nel ridurre le emissioni, la loro per crescere ed essere sovrani dal punto di vista energetico», aggiunge Descalzi. «E poi ci chiediamo "perché crescono più di noi"? Non stiamo giocando lo stesso gioco...».

Zaia: «Il green deal è una brutta pensata»

Mentre il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, rivendica il sì del suo partito all'aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi («Gli aiuti che lo Stato cinese ha offerto al suo settore automobilistico rischiano di far chiudere il nostro settore», ha detto), sul tema delle auto green è intervenuto anche il presidente del Veneto, Luca Zaia che definisce «il green deal una brutta pensata». Secondo Zaia «il tema del rispetto dell'ambiente, della sensibilità rispetto alla sostenibilità debba essere qualcosa che noi dobbiamo avere nel nostro intimo, è genetico. Da qui a pensare di mettere in ginocchio tutte le attività produttive, decisamente no». Insomma, prima della salute dell’ambiente deve venire l’economia. «Pensare di passare dal combustibile fossile all'elettrico nell'autotomotive», dice Zaiana, «significa abbandonare e mettere in ginocchio tutta la nostra produzione per passarla ai cinesi. Cosa che non dobbiamo fare visto che abbiamo capito che anche con l'elettrico si inquina».
18 di 32 - 06/10/2024 10:11
regisII N° messaggi: 1198 - Iscritto da: 13/3/2024
Eni si prepara a un buyback con l’elmetto

Nel pieno dell’escalation in Medio Oriente e col petrolio in altalena il gruppo guidato da Descalzi ha tempo fino al 25 ottobre per valutare l’aumento di 500 milioni del programma di riacquisto di azioni proprie.

Big oil con una capitalizzazione di mercato complessiva di oltre 600 miliardi di dollari stanno fronteggiando un momento che, senza girarci intorno, Alphavalue definisce «sfavorevole»: il Brent si muove in uno scenario di estrema volatilità a causa dell’escalation del conflitto in Medio Oriente. I fattori ribassisti e gli spunti rialzisti si sovrappongono, le incertezze pesano, rialzi e scivoloni del barile si alternano senza pausa.

Al momento, anche se la discesa sotto gli 80 dollari ha messo in allerta le oil company, la media annuale del Brent si mantiene non troppo lontana dagli 84 dollari del primo semestre 2024 a circa 82 dollari al barile. Ed è questa cifra a non far suonare ancora l’allarme rosso, per quanto più bassa delle assunzioni dei principali gruppi dell’energia.

I piani di Eni e cosa può cambiare

Tra questi a seguire passo passo l’altalena del barile c’è sicuramente Eni, per almeno due buoni motivi strettamente collegati tra loro. Dopo il primo semestre la stima di prezzo Brent per la restante parte dell’anno è stata calcolata dal management a una media di 86 dollari al barile.

Rispetto a questa previsione la cosiddetta analisi di sensitività formulata dal Cane a sei zampe per l’anno in corso prevede una variazione del flusso di cassa operativo prima del capitale circolante al costo di rimpiazzo di 130 milioni di euro per ogni dollaro di variazione del barile Brent. Questo parametro di calcolo porta dritto a una doppia domanda: un’eventuale discesa del prezzo del petrolio influenzerà il programma di buyback, dal momento che questo è strettamente legato al flusso di cassa? E se invece ripartisse una nuova fase di rialzo del barile, che cosa potrebbe accadere?

Gli scenari e l’aumento del buyback

La risposta è articolata. Il programma da 1,6 miliardi di euro approvato dall’assemblea non è in discussione e, anzi, procede spedito verso l’obiettivo, come dimostrano i numeri. Al 27 settembre 2024 Eni risultava aver già riacquistato azioni proprie per oltre 750 milioni di euro. A partire dall’avvio (13 giugno) della seconda tranche del programma, infatti, il gruppo guidato dall’amministratore delegato Claudio Descalzi ha comprato sul mercato 45.805.702 azioni proprie (equivalenti allo 1,39% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 654,3 milioni di euro. A questi si aggiungono acquisti per altri 91 milioni di euro, che andranno a foraggiare il piano di azionariato diffuso, ovvero la distribuzione gratuita di azioni ai dipendenti, la prima nella storia del colosso energetico italiano. La tranche iniziale, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarà assegnata entro novembre 2024.

C’è però un altro non trascurabile pezzo di buyback che sarà invece oggetto di valutazione. La data chiave è quella del 25 ottobre 2024, giorno di pubblicazione dei conti del terzo trimestre. Seguendo la tabella di marcia di Eni, per quella data il management «sarà in grado di valutare l’ulteriore incremento fino al limite massimo del 35% dell’intervallo di distribuzione del flusso di cassa operativo adjusted di budget, che corrisponde a un potenziale incremento del valore del buyback di 500 milioni di euro», il tutto in linea con la politica di distribuzione annunciata al Capital Markets Day dello scorso marzo. Il barile e il contesto di mercato saranno dunque tra i parametri che concorreranno alla decisione sull’ammontare di questo ulteriore sviluppo del buyback, ma assieme al minore livello di debito netto atteso alla luce dei progressi nel piano di dismissioni.

I rischi dell’escalation in Medio Oriente

Che cosa peserà di più sui piatti della bilancia? La domanda resta appesa agli sviluppi della polveriera mediorientale e si allarga a tutto il mondo dell’oil&gas. Come sottolinea Alphavalue, infatti, se fino al bombardamento del 1° ottobre, quando l’Iran ha sganciato una salva di missili su Israele, le compagnie petrolifere si erano scrollate di dosso i rischi geopolitici.

«Ma adesso la posta in gioco è più alta», scrivono gli analisti, riferendosi ai potenziali impatti su due passaggi chiave per le forniture energetiche. Il primo è lo Stretto di Hormuz, per il quale passa quasi il 20% del flusso mondiale di petrolio. Questo traffico di 17-18 milioni di barili al giorno ne fa uno snodo vitale per l'approvvigionamento petrolifero sia asiatico che europeo.

«Ma con l'Iran essenzialmente seduto sulla soglia, questo stretto passaggio è una polveriera geopolitica», osserva Alphavalue. «Anche il solo accenno di escalation - che si tratti di blocchi, mine o attacchi alle petroliere - potrebbe far salire alle stelle i tassi assicurativi e bloccare i programmi di spedizione limitando l'approvvigionamento petrolifero». Il secondo è lo stretto di Bab el-Mandeb, che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden e per il quale transitano 4,8 milioni di barili di petrolio al giorno, gran parte dei quali diretti in Europa e Nord America. «Il pericolo qui deriva dai gruppi sostenuti dall'Iran che fanno sentire la loro presenza. Qualsiasi interruzione colpirebbe duramente l’Europa, con un ulteriore restringimento delle catene di approvvigionamento globali». La conclusione di Alphavalue rispecchia l’incertezza sulle conseguenze per i conti delle big oil: «È possibile che la corsa rialzista del Brent si estenda con l’avvicinarsi dell’inverno.Tuttavia, considerando il ritardo nel trasferimento del prezzo del Brent sugli utili delle compagnie petrolifere, ci aspettiamo che il secondo semestre 2024 rimanga più debole»
19 di 32 - 08/10/2024 07:44
regisII N° messaggi: 1198 - Iscritto da: 13/3/2024
Descalzi (Eni): l’Ue è nemica dell’industria, ecco perché il pil è fermo

Il manager scalda gli industriali: per tagliare le emissioni si impongono tecnologie immature e più care, la crescita è ferma dal 2008 per seguire l’ideologia ridicola di una minoranza. Avanti sui biocarburanti: l’auto elettrica non è l’unica strada!
20 di 32 - 09/10/2024 15:37
GIOLA N° messaggi: 34531 - Iscritto da: 03/9/2014
ENI, acquistate 2.909.826 azioni proprie tra il 30 settembre e il 4 ottobre 2024

Nell’ambito della seconda tranche del programma di acquisto di azioni proprie deliberata dall’assemblea del 15 maggio 2024, nelle sedute comprese tra il 30 settembre e il 4 ottobre 2024 ENI ha acquistato 2.909.826 azioni proprie, al prezzo medio ponderato di 14,0214 euro per azione, per un controvalore complessivo di 40,8 milioni di euro.

A partire dal 13 giugno 2024 - data dell’avvio della seconda tranche del programma di buyback - ENI ha acquistato 48.715.528 azioni proprie (pari all'1,48% del capitale) per un controvalore complessivo di 695,09 milioni di euro.

Considerando le azioni proprie già in portafoglio e gli acquisti effettuati dall’avvio del programma di buyback il 27 maggio 2024, ENI detiene 145.336.600 azioni proprie, pari al 4,42% del capitale.
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