Dollaro-Petrolio (EURUSD)

- 08/3/2006 18:43
falcopacio N° messaggi: 1 - Iscritto da: 08/3/2006
QUANTO VERAMENTE C'E' LEGAME TRA L'AUMENTO DEL PREZZO DEL GREGGIO ED IL DEPREZZAMNTO DEL DOLLARO

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433 Commenti
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141 di 433 - 08/7/2008 09:16
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
forse non si tratta di dare la colpa a tizio o a caio, ma se i cino-indiani si mettono a consumare quanto gli usa, gli effetti sui prezzi e sul clima SARA' DEVASTANTE X TUTTI.
serve qualcosa kiudere la stalla dopo ke le vakke sono scappate???

petrolio ed emissioni DEVONO AUMENTARE DI PREZZO , visto ke ragioniamo solo in termini di convenienza economica, in modo da anticipare L'EVOLUZIONE INDUSTRIALE DELLA CONOSCENZA
142 di 433 - 08/7/2008 09:47
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: Notturnia
Quotando: agiroora sara' un bel daffare mettere d'acordo gli us ke vogliono una riduzione delle emissioni del 20% x il 2050 , e la GERMANIA ke vuole gia' arrivare al 40% entro il 2020





altro che riduzione di costi..


la quotazione della CO2 farà lievitare ancora i costi dell'energia a prescindere dalla flessione (dubito calo) del greggio..


poi sta storia che usano tutto l'America come capro espiatorio per aumentare il costo del barile e specularci miliardi inizia a stufarmi (IMHO)...


dicono che è colpa loro.. e così intanto ci guadagnano.. voglio prrprio vedere quale sarà la prossima scusa..



IL petro a 500$ creera' mln di posti di lavoro e un'economia virtuosa , anke se ci sara' qualke pescatore,trasportatore,agricoltore ke si lamenteranno

E' UN'OCCASIONE UNICA x l'evoluzione industriale, SEMPRE CHE SI RIESCA A CAPIRLO, prima ci arriva , meglio stiamo tutti quanti

non vedo dove sta il problema di vedere il petro sopra i 200-250 $$$
143 di 433 - 08/7/2008 10:01
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
EOLICO E GEOTERMIA A GONFIE VELE IN GERMANIA
(ANSA) - BERLINO - L'aumento dei prezzi mondiali per i combustibili fossili ha dato un nuovo impulso in Germania ai progetti per parchi eolici sul mare del Nord e sul mar Baltico, dove, al 2030, sorgeranno 30 impianti offshore con migliaia di torri eoliche, per un investimento previsto di un miliardo di euro. Secondo il ministro per i Trasporti e le Costruzioni, Wolfgang Tiefensee (Spd), in questo modo dovrebbe essere cancellata la dipendenza della Germania da importazioni di petrolio e gas sempre piu' costose e rendere piu' vicina la fine della produzione di energia elettrica attraverso impianti nucleari, decisa per il 2020 dal governo rosso-verde precedente ma fatta propria anche dalla attuale grande coalizione tra Cdu-Csu e Spd guidata da Angela Merkel (Cdu).

Il primo parco eolico offshore dovrebbe entrare in funzione nel corso dell'estate davanti a Borkum, una delle isole della Frisia orientale, e servira' come impianto sperimentale congiunto dal quale trarranno esperienze utili per il futuro le imprese energetiche E.on, Ewe e Vattenfall. L'effetto rincari si e' fatto sentire anche su un'altra fonte rigenerabile di energia, la geotermia: da maggio scorso a Unterhaching vicino a Monaco di Baviera e' entrata in funzione la piu' grande centrale energetica geotermica tedesca, capace di 3,4 Mw. L'acqua bollente estratta con alcuni chilometri di perforazioni dal sottosuolo viene usata per produrre energia elettrica, mentre in molti altri posti della Germania essa aiuta a riscaldare le case a prezzi gia' ora concorrenziali.

A Unterhaching, un impianto costato finora 72 milioni di euro estrae da 3,3 km di profondita' acqua con una temperatura di 130 gradi, cioe' 20 gradi in piu' del minimo necessario, cioe' 110. Inoltre 2000 nuclei familiari sono allacciati a un impianto di teleriscaldamento, la cui potenza attuale di 28 Mw termici presto dovrebbe salire a 70 Mw. Il costo del teleriscaldamento gia' ora e' inferiore a Unterhaching rispetto allo stesso servizio di Monaco di Baviera, scrive oggi il quotidiano Frankfurter Rundschau.(ANSA).

il petro in continuo aumento, scatena investimenti verso la revisione dei processi produttivi meno efficienti e le rinnovabili
ABBIAMO TUTTO DA GUADAGNARE DA UN AUMENTO DEL PETRO
144 di 433 - 08/7/2008 10:20
Notturnia N° messaggi: 715 - Iscritto da: 16/7/2006
agiro scusa ma quello che hai riportato nella notizia ANSA fa tenerezza..

spero che quel cialtrone del ministro che ha detto che questo cancellerà la dipendenza dall'estero e renderà più vicina la fine della produzione di energia elettrica dal nucleare venga rimandato a casa..

una centrale nucleare produce da 500 a 1000MW e lui pensa di fare qualcosa con 30 mulini a vento e una centrale geotermica ?.. larderello è la più grande al mondo.. e fa neanche la metà di UNA nucleare.. una torre eolica fa alla grande 1.5 MW di picco e ce ne vogliono circa 2 mila per rimpiazzare una nucleare da 1000MW (il vento non tira 8760 ore l'anno...)

quindi per eliminare 20 centrali deve spendere solo quanto ?..

propaganda politica..

cmq è ovvio che all'aumentare del costo del greggio si tirino fuori altre soluzioni.. la francia l'ultima volta ha tappezzato il suolo di nucleare e ha avuto ragione.. e come lei l'hanno fatto in molti..

adesso si va di termovalorizzatori, di solare (tanto per cestinare soldi) di eolico (chi ha il vento) di carbone (che però sta crescendo bene.. e la germania sta andando parecchio di carbone..) etc..

che poi faccia comodo che si rinnovi il parco centrali vecchio è vero.. più efficenza = minori costi futuri e maggiore potenza disponibile.. ma un petrolio a 250$/bbl ci fa smettere di lavorare.. e non lo vedo molto utile come dici tu...
ah.. 3,4MW tedeschi fanno tenerezza.. a larderello ne abbiamo oltre 100 volte tanto ed è solo una pulce per le nostre esigenze..
145 di 433 - Modificato il 08/7/2008 15:34
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
una centrale nucleare produce da 500 a 1000MW

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cala , cala , cala, cala, CAORSO la+ grande termonucleare italiana arrivava a pieno regime a 870 MW...............piccola inezia si son dimenticati di dire ke nel 2003 con la siccita' sarebbe stata kiusa x mancanza D'ACQUA

LE ULTIME pale a vento ENERCOM ARRIVANO a 7 mw cadauna, 100 pale a vento distribuite lungo un argine di un fiume , lungo un'autostrada ,o lungo una ferrovia producono + di una termonucleare senza emissioni, senza bisogno di ACQUA DI RAFFREDDAMENTO E SENZA PRODUZIONE DI VAPORE ACQUEO X FAR GIRARE LE TURBINE , KE E' UNO DEI MOTIVI DELLO SCASSAMENTO CLIMATICO

A FENOMENOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO SVEGLIATEEEEEEEEEEEEEEEE

piccola inezzia : si producono mln di posti di lavoro, col vento

nel nucleare ci guadagnano i soliti noti
146 di 433 - 08/7/2008 15:53
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
Le notizie, il 3 ottobre 1986”
Da un giorno all’altro le norme fiscali favorevoli all’installazione di aerogeneratori in California vengono abolite. Questo è un brutto colpo per la Vestas. Gli aerogeneratori però non presentano problemi. Dopo aver abbandonato le gru e le macchine agricole si fonda Vestas Wind Systems per concentrarsi esclusivamente sull’energia eolica.
Una nuova gestione con Johannes Poulsen al vertice e con 65 dipendenti avvia il secondo capitolo della storia di Vestas, che in pochi anni rende Vestas uno dei primi produttori d’aerogeneratori a livello mondiale.
Per cominciare, Vestas si concentra sul mercato danese. Lo sviluppo si intensifica, e presto si pone l’esigenza di più operai, e molti dipendenti vengono richiamati. Fra questi, l’attuale rappresentante sindacale, Kim Hvid Thomsen.
1989
Alla fine degli anni ‘80 spunta l’interesse per l’energia eolica in tutto il mondo. Il dibattito sui cambi climatici porta in primo piano l’energia rinnovabile. Nel 1990, Vestas apre il nuovo decennio con un aerogeneratore da 500 kiloWatt.
1990 ad oggi
Durante gli anni 90, Vestas installa i suoi aerogeneratori in tutto il mondo, e pertanto Vestas dice il vero quando afferma che il sole non tramonta mai su un aerogeneratore Vestas.
Anno dopo anno, crescono le vendite e anche il numero di dipendenti – incrementando il bisogno di formazione.
La qualità è sempre una priorità per la Vestas, che ha mantenuto i pregi della piccola bottega del villaggio. I prodotti devono durare nel tempo e soddisfare il cliente. Nel momento in cui le turbine aumentano di taglia, di pari passo la qualità diventa sempre più importante.
Negli anni, Vestas ha deciso di produrre autonomamente alcuni dei componenti principali – per esempio le pale, i sistemi di controllo e le navicelle. In questo modo, la Vestas allo stesso tempo controlla la qualità dei suoi prodotti conservandone il know how, aumentando la flessibilità e riducendo la dipendenza da terzi.
A metà degli anni ’90, Vestas entra nel mercato offshore. Si affronta una nuova sfida installando 10 aerogeneratori da 500 kiloWatt nel mare vicino a Tunø Knob in Danimarca.
Alla fine degli anni ‘90, il progresso diventa più rapido che mai. Le vendite aumentano del 45 percento nel 1998, e Vestas è quotata alla Borsa di Copenaghen tanto da riuscire ad aumentare il capitale sociale data la crescita prevista del mercato eolico mondiale.
Nell’autunno del 1999 Vestas immette sul mercato il primo aerogeneratore da 2 MW. La tecnologia del controllo elettronico migliora la qualità della corrente prodotta dagli aerogeneratori, in quanto ottimizza le prestazioni e la velocità variabile. In linea con la filosofia di produrre autonomamente i componenti principali dei propri aerogeneratori, Vestas acquista una società fornitrice di componenti del sistema di controllo. .
Soltanto 3 anni dopo l’introduzione dell’aerogeneratore da 2 MW, Vestas installa, nel 2002, i primi prototipi da 3 MW – la nuova generazione dei prodotti Vestas. I prototipi saranno testati per un paio d’anni prima di essere prodotti in serie.
Il 2002 è un anno importante, anche perché, dopo 15 anni al vertice, si dimette il direttore generale, Johannes Poulsen. Gli succede Svend Sigaard, che per 15 anni è stato il direttore finanziario di Vestas. Quando Svend Sigaard prende le redini della società, la Vestas è impegnata nel progetto di Horns Reef che prevede l’installazione delle turbine per il più grande impianto offshore a livello mondiale.
MAX DUR: 31 sek.
Nel marzo 2004 Vestas è stata protagonista di un’importante fusione con un’altra grande azienda danese specializzata nella produzione di impianti eolici: NEG Micon.
NEG Micon era sorta a sua volta dalla precedente fusione di altre due aziende, Nordtank e Micon. Nordtank, fondata nel 1962, realizzava inizialmente cisterne per petrolio, acqua e altri liquidi. Tuttavia negli anni ‘70, anche Nordtank – come Vestas – prese in seria considerazione il business dell’eolico.
Micon era stata fondata invece nel 1984. Fin dai primi tempi il suo proprietario, Peter Mørup, decise di orientare l’azienda verso la vendita di turbine eoliche all’estero, rendendo in breve tempo Micon un importante attore del mercato americano.
La competizione sempre crescente e la costante richiesta di soluzioni eoliche complete in ogni dettaglio misero pressione sui produttori di impianti eolici. Come conseguenza, nel 1997, Nordtank e Micon operarono una fusione delle loro attività generando l’azienda NEG Micon, quotata sui listini di borsa.
Dall’esperienza accumulata negli anni da Vestas e NEG Micon, è nata l’azienda oggi leader mondiale nel settore degli impianti eolici.
Affidabilità, attenzione, capacità di agire e sviluppo sono sempre stati valori chiave in Vestas.
Questi valori saranno essenziali anche in futuro, e aiuteranno Vestas a raggiungere la sua vision: Vento, Petrolio, e Gas. Questo perché, essendo il migliore e il più affidabile fornitore di energia del vento nel mondo, Vestas e vento verranno percepiti insieme come una fonte di energia alla stregua del petrolio e del gas. Allo stesso tempo, questi valori assicureranno che Vestas continui a rappresentare un ambiente di lavoro piacevole per migliaia di impiegati in tutto il mondo.
147 di 433 - 08/7/2008 16:16
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
1989
Alla fine degli anni ‘80 spunta l’interesse per l’energia eolica in tutto il mondo. Il dibattito sui cambi climatici porta in primo piano l’energia rinnovabile. Nel 1990, Vestas apre il nuovo decennio con un aerogeneratore da 500 kiloWatt

son passati da 500 kw del 1990 ai 7 MW del 2007 , 17 anni , ma sono allo studio nuove turbine ke potranno essere equiparate a piccole central nucleari

e stiamo ancora a parlare di nucleare.....ma andate a cagher
148 di 433 - 08/7/2008 16:44
Notturnia N° messaggi: 715 - Iscritto da: 16/7/2006
lol bello lungo il tuo argine del fiume :-D hai idea delle caratteristiche dei generatori da 7MW e di dove è possibile installarli ?.. non dove vuoi tu..

cmq la germania ha pale per 14% della sua produzione e spesso in questi ultimi due anni ha dovuto chiedere anche all'italia energia perchè il vento non era di qualità e le pale erano ferme o erano state fermate per evitare danni..

le pale..

870MW è fra 500 e 1000 giusto ?.. hm.. la siccità del 2003 ha fermato qualche termoelettrica in italia ?.. no ha solo ridotto l'efficenza.. quindi neanche caorso sarebbe stata fermata.. ah scusa.. il vapore acquo delle turbine è a ciclo chiuso.. si recupera.. quello che vedi uscire è per le torri di raffreddamento ...

cmq.. auguri italia.. se molti la pensano come te c'è un motivo perchè il resto del mondo evolve e noi aspettiamo le centriali di ennesima tecnologia e intanto restiamo fermi al paleolitico..

intanto facciamo record su record di consumi.. via con i mulini a vento..

fra l'altro.. in italia non ci sono molti siti per il vento.. e anche 100 generatori offshore da 7MW fanno 700MW di instabilità totale.. quando cessa il vento hai perso un gruppo di una centrale come Porto Tolle e hai eliminato un 1% di italia.. il vento non è affidabile.. immagina se fosse come in germania.. 14% a vento.. e poi puff il vento sparisce..

e stiamo ancora a parlare di eolico.... ma andate a cagher :-D
149 di 433 - Modificato il 08/7/2008 17:24
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
fra l'altro.. in italia non ci sono molti siti per il vento.. e anche 100 generatori offshore da 7MW fanno 700MW di instabilità totale.. quando cessa il vento hai perso un gruppo di una centrale come Porto Tolle e hai eliminato un 1% di italia.. il vento non è affidabile.. immagina se fosse come in germania.. 14% a vento.. e poi puff il vento sparisce..


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allora i krukki son proprio krukki visto ke han deciso di investire in parekkie pale a vento off-shore....

poi ke strano in italia di off shore non ne ho visto manco uno sebbene ci siano 8000 km di costa

sembra ke tra i 400-800 metri i venti siano + costanti

l'eolico cinese e indiano sta facendo passi da gigante.......e si forse resteremmo al paleolitico anke in questo campo......se continuamo a parlare
150 di 433 - 08/7/2008 17:25
Notturnia N° messaggi: 715 - Iscritto da: 16/7/2006
sembra che in italia solo 500-1000km di coste siano idonee.. e che gli ambientalisti abbiano piantato su casini per questo..

so che alcuni miei clienti li hanno campi eolici in progettazione e so per certo che hanno grane immani per questo.. e sono campetti da qualche MW...

off-shore in italia è impossibile.. (verdi..)

i krukki hanno un bel mar baltico che a noi manca.. hanno meno verdi che a noi non mancano.. e hanno molte più centrali nucleari di noi.. e carbone.. che a noi mancano..

ma quando il vento è mancato hanno mandato il costo del nostro MWh da 95 a 200€ venendo a comprare in italia il nostro kwh a metano :-D e peggiorando per 3 giorni la bolletta a tutti gli italiani..

p.s. chieid all'ENEA per le coste italiane.. vedrai quanti km utili ci sono..
151 di 433 - 09/7/2008 10:50
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
NewsIl casinò del greggio ''virtuale'' ...
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28.05.2008 In linea il nuovo sito internet
02.04.2008 Dall'Autorità per l'Energia Elettri ...
29.03.2008 Aumento di capitale
10.03.2008 Il casinò del greggio ''virtuale'' - Così i signori della speculazione manipolano il mercato (La Repubblica)09.06.2008Al Nymex i futures movimentano un miliardo di barili al giorno, contro gli 85 milioni reali

Il sospetto è che le banche Usa sfruttino la bolla per rialzarsi dopo la crisi subprime

Il grande consumo di petrolio da parte di Cina e India non spiega il boom dei prezzi

La convergenza è notevole. Tutti e due hanno in mente la stessa cosa: l´inquietante enigma del caropetrolio, che venerdì ha sfiorato i 140 dollari il barile e sembra deciso a realizzare la sospetta "profezia" della banca Goldman Sachs (200 dollari a barile). Si fa presto a dare la colpa ai soliti noti, Cina e India.

Certo le superpotenze asiatiche, con centinaia di milioni di nuovi consumatori che accedono al benessere, sono la causa di fondo di un trend di rialzo secolare di tutte le materie prime. Inoltre le due locomotive cinese e indiana trainano lo sviluppo di molti altri nuovi protagonisti della globalizzazione, dalla Russia al Brasile. Ciascuno di questi diventa un consumatore delle stesse risorse naturali che vende all´estero: è sintomatica l´uscita dall´Opec dell´Indonesia, un ex-esportatore di greggio che oggi deve comprarlo sui mercati mondiali. Ma su questi cambiamenti storici si è innestata una marea di flussi finanziari che sono diventati a loro volta "il" problema. Quando in sole 48 ore di scambi al New York Mercantile Exchange (Nymex) i futures schizzano al rialzo del 13%, com´è successo tra giovedì e venerdì scorso, non c´è aumento dei consumi cinesi e indiani che tenga. Lo sviluppo economico asiatico, che comporta fra l´altro il boom della motorizzazione privata in paesi dove vivono 3,5 miliardi di persone, può spiegare l´aumento del 35% all´anno del petrolio negli ultimi cinque anni. Ma negli ultimi dodici mesi questo rincaro ha cominciato a puntare verso il cielo, raddoppiando di colpo. E il singolo aumento dei futures nella sola giornata di venerdì non si era mai verificato in quelle proporzioni da 25 anni. Ruchir Sharma, capo del dipartimento dei mercati emergenti alla Morgan Stanley, osserva che "i flussi di capitali che si sono riversati sugli hedge fund che speculano sul petrolio, in soli tre mesi hanno superato tutto il 2007, già un anno record". Qui la domanda e l´offerta della materia prima reale, il petrolio, non c´entrano più. Se non come un pretesto: uno scenario di fondo che viene utilizzato per orchestrarvi sopra una nuova ondata di scommesse finanziarie. Al Nymex ormai i contratti di futures sul petrolio movimentano un miliardo di barili al giorno, tutti virtuali; mentre la produzione del greggio vero è di soli 85 milioni di barili al giorno. La quantità di carta finanziaria che viene scambiata è immensamente superiore ai consumi mondiali di idrocarburi. E´ la ragione per cui in molti condividono l´analisi di Soros: il casinò dove si puntano le giocate sui futures del petrolio è il luogo dove si è creata la nuova bolla speculativa. Le caratteristiche ci sono tutte. La curva di incremento esponenziale dei prezzi è identica a quella disegnata dal Nasdaq al culmine dell´euforìa sulla New Economy nel 1999, prima di crollare nel marzo 2000. A quell´epoca le Borse erano dominate dai colossi di Internet proprio come oggi sono dominate dalle compagnie petrolifere, nuove campionesse della capitalizzazione. Ai tempi della bolla-Nasdaq si erano distinte alcune banche come Merrill Lynch e Credit Suisse First Boston, i cui analisti suggerivano "comprare comprare" alla clientela anche quando le quotazioni avevano ormai superato la stratosfera. Oggi al centro della febbre dei futures petroliferi c´è la Goldman Sachs, il cui analista Arjun Murti ha lanciato la celebre previsione sul greggio a 200 dollari il barile. Una profezia che si autoavvera perché, guarda caso, è proprio Goldman Sachs il più importante operatore sui futures del petrolio. In passato altre manipolazioni clamorose dei mercati delle materie prime i fratelli Hunt sull´argento negli anni 70, Raul Gardini sulla soya a Chicago nell´89 û furono smascherate e neutralizzate dall´intervento delle autorità.

Ma questa volta l´impazzimento dei futures petroliferi avviene nel laissez-faire. Nessuno interviene a controllare che dietro le transazioni virtuali sui futures possano essere onorati gli scambi di merce reale.

Non si applicano neppure quelle regole sul pagamento di margini di garanzia, che sono sempre servite a "tassare" la speculazione pura per distinguerla dalle normali operazioni di copertura del rischio. La denuncia di Soros sulla bolla speculativa davanti al Senato di Washington non ha avuto conseguenze. E´ inevitabile un sospetto: chi dovrebbe intervenire è paralizzato dai conflitti d´interesse. Il primo imputato è il segretario americano al Tesoro, Henry Paulson, che prima di assumere l´incarico nell´Amministrazione Bush ha passato tutta la sua carriera professionale alla Goldman Sachs fino a diventarne presidente e amministratore delegato. Forse è ingeneroso ricordare che, quand´anche Paulson passasse i prossimi cent´anni al governo (per fortuna non accadrà), i suoi stipendi cumulati non raggiungerebbero il valore delle stock options che ha incassato alla Goldman Sachs. Al di là degli aspetti personali Paulson è stato il regista del salvataggio delle banche d´affari di Wall Street (vedi Bear Stearns) che stavano per affondare sotto il peso della crisi dei mutui subprime. Con che coraggio potrebbe punzecchiare la nuova bolla dei futures petroliferi, su cui le gloriose istituzioni di Wall Street stanno tentando di rifarsi i bilanci? Dietro di lui, gli interessi personali della famiglia Bush e del vicepresidente Dick Cheney nell´industria petrolifera non incoraggiano a smontare la macchina speculativa che ha moltiplicato le quotazioni azionarie di tutto il settore. Tanto più che dietro Wall Street, tutto il mondo del risparmio americano si è accodato: i fondi pensione hanno investito 40 miliardi di dollari nella speculazione sulle materie prime, ansiosi anche loro di recuperare almeno una parte delle perdite subìte sui subprime. E in questa nuova febbre speculativa un ruolo-chiave spetta al banchiere centrale Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve. Dopo aver dimostrato ai big di Wall Street che per quanto sbaglino non falliranno mai û a salvarli ci penserà lui coi soldi del contribuente americano û Bernanke abbassando i tassi d´interesse ai minimi storici ha continuato la politica del denaro facile che è il carburante primario di tutte le bolle. Il calo dei tassi a sua volta indebolisce il dollaro; costringe i paesi dell´Opec a cercare compensazioni nei rialzi del greggio (quotato in dollari); e incoraggia la finanza a puntare sulle materie prime come beni-rifugio contro l´inflazione mondiale. Un perfetto circolo vizioso. Che in qualsiasi momento può invertirsi e generare una contro-spirale altrettanto rovinosa, con effetti di panico sui mercati finanziari, la liquidità del credito, i risparmi delle famiglie. Si capisce perché per una volta Medvedev e Soros vanno d´accordo. L´epicentro di questa crisi è l´America, è la sua finanza impazzita che genera un altro contagio globale. Cina e India in questo caso sono solo lo scenario di fondo: è vero che l´aumento dei consumi petroliferi cinesi sale così velocemente da superare la riduzione dei consumi americani; ma per ora gli Stati Uniti continuano ad assorbire quasi il 25% del greggio mondiale contro il 9% della Cina.

Le conseguenze di questa iperinflazione petrolifera sull´economia reale rischiano di diventare sempre più drammatiche nei prossimi mesi. La Cina e l´India, costrette ad abbandonare i "prezzi politici" dei carburanti, non soltanto si espongono al malcontento dei consumatori e alle tensioni sociali, ma possono rallentare la loro crescita che è per il resto del mondo l´unica speranza di salvezza dalla recessione. In Europa l´ultima locomotiva û a mezzo servizio û che ci resta, e cioè la Germania, dovrà sacrificare una parte dei suoi consumi per far fronte al rialzo del 66% della benzina alla pompa. Questo significherà anche minor domanda di moda o mobili o elettrodomestici made in Italy sui nostri principali mercati di sbocco.

C´è almeno un effetto collaterale positivo, che può derivare dalla bolla finanziaria sul petrolio? I mercati, a modo loro, svolgono una funzione di supplenza. L´economista americano Kenneth Rogoff, ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, lo ha spiegato in questi termini sul Sole-24 Ore: chi sospinge esageratamente al rialzo nel breve termine i prezzi del petrolio, "sta facendo molto di più per la difesa dell´ambiente di quanto non facciano i politici occidentali che cercano di prolungare l´epoca del consumismo occidentale eco-insostenibile". Il gioco d´azzardo della speculazione, in quanto scommette in anticipo su trend di lungo periodo che esauriranno le risorse energetiche, dovrebbe servire ad accelerare le nostre reazioni. Finora però questa funzione è stata scarsamente efficace. L´Unione europea si è fermata a Kyoto: come se la sua adesione a quel trattato fosse un certificato di buona condotta sufficiente, in attesa che altri si adeguino. Ma l´Agenzia internazionale dell´energia calcola che il costo delle emissioni carboniche alla "Borsa di Kyoto" dovrebbe quadruplicare, per costringerci davvero a cambiare modello di sviluppo. Intanto l´inverno prossimo basteranno uno o due gradi di freddo in più, e saremo tutti di nuovo alla mercè del signor Medvedev, alias Putin.
152 di 433 - 09/7/2008 10:59
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
x scansare il caro-energia una bella stufa a pellet x scaldare casa e ki puo'
si fa un bell'impianto fv e fanbrodo tutte i problemi geo-politici
153 di 433 - 09/7/2008 11:38
gnampolo54 N° messaggi: 2422 - Iscritto da: 15/11/2006
bravo agiro bene è sempre stata la mia politica ed ora in questi tempi sono sempre più convinto che bisogna essere autonomi il più possibile.SE ogni casa avesse il fotovoltaico,pannelli solari ecc non ci sarebe bisogno di centrali nucleari.
154 di 433 - 09/7/2008 11:40
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
esatto....e mister irannuclearizzato ci farebbe una pippa


10:45 Petrolio in recupero dopo test Iran
Dopo il crollo di USD4 nella seduta di lunedì, anche ieri il greggio ha proseguito la fase negativa scendendo di USD6 fino a ridosso dei USD135 al barile (future wti) sulle rassicurazioni secondo cui l'uragano Bertha, classificato nei giorni scorsi come "major", non dovrebbe colpire il Golfo del Messico, la base delle industrie americane di petrolio e gas. Nelle ultime ore tuttavia, la notizia del nuovo test missilistico iraniano che includerebbe armamenti dalla gittata in grado di raggiungere Israele e le basi Usa in Medio Oriente ha generato un pronto recupero dei corsi, con il future wti che ha recuperato oltre USD2 salendo fino a USD138,28, salvo poi stornare sugli attuali livelli a USD137,20.
155 di 433 - 09/7/2008 17:03
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
Usa: scorte di petrolio al 4/7 scendono a 293,9 mln/barili


MILANO (MF-DJ)--Le scorte di greggio statunitensi nella settimana al 4/7
sono risultate pari a 293,9 mln di barili, in calo di 5,9 mln rispetto
alla settimana precedente.

Lo ha reso noto il Dipartimento dell'Energia Usa, aggiungendo che le
scorte di benzina sono risultate pari a 211,8 barili (+0,9 mln rispetto
settimana precedente) e quelle di carburante distillato a 122,5 mln/barili
(+1,8 mln/barili).

Le riserve strategiche di petrolio ammontano, sempre al 4 luglio, a 706
mln di barili (+0,2 mln/barili).

La capacita' di utilizzazione delle raffinerie si e' attestata
all'89,2%, stabile rispetto alla settimana precedente.



156 di 433 - 09/7/2008 17:06
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
Usa: scorte carburante distillato al 4/7 salgono a 122,5 mln/barili


bene vuol dire ke usiamo di + la bicicletta e i mezzi pubblici
157 di 433 - 10/7/2008 15:49
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
GEOLOGI A GOVERNO, PUNTARE SU GEOTERMIA
(ANSA) - ROMA - ''L'Italia e' un Paese a forte vocazione geotermica, ma l'uso del calore della Terra e' ancora fortemente sottosviluppato. Per questo chiediamo al governo e alle istituzioni di puntare sul geotermico''. Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale dei Geologi Pietro Antonio De Paola, a margine del convegno ''La geotermia a bassa temperatura in Italia'', che si e' tenuto a Roma. In particolare, Consiglio Nazionale Geologi, Unione Geotermica Italiana e Associazione Termotecnica Italiana hanno lanciato un ''Manifesto italiano per la geotermia'' che ha l'obiettivo di far sviluppare il calore della Terra come ''risorsa energetica eco-compatibile ed infinita che puo' limitare la dipendenza dalle fonti energetiche importate, ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti, diminuire l'impatto sull'ambiente dei gas serra''. L'Italia e' stata pioniera nel campo della geotermia nel 1904, grazie alle prime intuizioni del principe Piero Ginori Conti a Larderello. Tra le zone piu' ricche ci sono Toscana, Lazio e Sardegna, con oltre il 60%, seguite da Veneto ed Emilia-Romagna con il 45% del territorio. Al 30% Lombardia, Umbria, Sicilia, Basilicata, Campania e Friuli-Venezia Giulia, mentre in tutte le altre regioni non si supera il 15%.

In Toscana la geotermia fornisce appena lo 0,6% del consumo totale di energia, costituita per oltre quattro quinti dalla produzione di elettricita' e per il resto dagli usi diretti del calore (balneologia, riscaldamento di ambienti, agricoltura, ed altri). ''Il nostro obiettivo - spiega De Paola - e' quello di giungere a raddoppiare questa percentuale entro il 2015-2020. La percentuale salira' presto grazie anche alla nuova sede della Regione Lombardia, che sorgera' a Milano nel 2012, e che sara' completamente riscaldata con acqua di falda''. ''Siamo fiduciosi - prosegue - grazie ai nuovi investimenti e al decreto del giugno 2005 che sta per essere convertito in legge. Per il futuro possiamo fare davvero molto di piu': dobbiamo puntare forte su una risorsa di cui siamo ricchi e di cui siamo stati pionieri in tutto il mondo''. Lo sviluppo della geotermia entro il 2020 - si legge tra l'altro nel ''Manifesto'' - consentira' inoltre all'Italia di evitare di scaricare nell'atmosfera 8-10 milioni di tonnelate di CO2 all'anno. Al convegno e' intervenuto anche il sottosegretatio all'Ambiente Roberto Menia, che ha detto aprira' un canale di comunicazione privilegiato con i geologi e l'Unione Geotermica Italiana, affinche' la geotermia possa contribuire sempre di piu' al mix energetico italiano. (ANSA).
158 di 433 - 10/7/2008 21:59
agiro N° messaggi: 14334 - Iscritto da: 29/8/2006
azz petro di nuovo in rally


http://it.biz.yahoo.com/10072008/92/petrolio-rally-mozzafiato-close-l-aie-alza-stime-domanda-2008.html
160 di 433 - 11/7/2008 13:21
Notturnia N° messaggi: 715 - Iscritto da: 16/7/2006
150 in una settimana ? -.-
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