Blue Economy: Mainstreet P., crescerà il doppio rispetto economia tradizionale
17 Febbraio 2022 - 2:19PM
MF Dow Jones (Italiano)
Gli oceani ricoprono tre quarti della superficie terrestre e
garantiscono il sostentamento di oltre 3 miliardi e mezzo di
persone. Si prevede che entro il 2030 la blue economy crescerà a un
ritmo doppio rispetto all'economia tradizionale.
E' quanto sottolineano Susana Coutinho, Research Director e
Liron Mannie, Research Associate di Mainstreet Partners.
Il valore economico delle risorse globali dell'oceano è stimato
già a oltre 24 mila miliardi di dollari, il che la rende la settima
economia più grande per Pil a livello globale. Numeri che
evidenziano l'estrema importanza di questa risorsa che continua a
essere sfruttata selvaggiamente, con il rischio che vada presto a
esaurirsi dal punto di vista della biodiversità.
Tra le sfide maggiori che stiamo affrontando su questo fronte,
la pesca eccessiva, la carenza di adeguati standard di pesca,
l'inquinamento da plastica e le infrastrutture di riciclo
insufficienti rischiano di minare fortemente la preservazione degli
ecosistemi marini. L'"overfishing", la pesca intensiva e non
regolata, oltre a determinare importanti conseguenze sulla
biodiversità marina, influisce anche sulla riduzione di redditività
delle imprese marittime. Con sistemi di gestione più intelligenti e
un'adeguata regolamentazione sarebbe possibile porre un freno allo
sfruttamento dei mari, tutelando al tempo stesso gli interessi
degli stessi pescatori che sono indissolubilmente legati alla
salute a lungo termine dei fondali e dei mari.
Si andrebbe in questo modo a dare una spinta alla relazione
direttamente proporzionale tra il miglioramento del loro reddito e
la qualità di vita della popolazione ittica. Ovviamente, affinché
gli standard e la regolamentazione funzionino appieno è necessaria
la cooperazione degli attori coinvolti, in mancanza della quale si
rischia l'esaurimento di una risorsa preziosa ma scarsa.
Un tema questo che è tornato di stretta attualità con gli ultimi
negoziati sulla Brexit. La mancanza di collaborazione tra Stati ha
fatto passare in secondo piano la questione degli standard di
sostenibilità. Passi in avanti sono stati compiuti con
l'approvazione di un accordo tra l'UE e il Regno Unito sulle
possibilità di pesca per il 2022, che stabilisce i diritti di pesca
per circa 100 stock ittici condivisi nelle acque dell'UE e del
Regno Unito, così come il totale ammissibile di catture (TAC) per
ciascuna specie, sebbene alcune di esse non siano coperte
dall'accordo e continuino quindi a essere pescate senza
controlli.
Tra le altre sfide che vanno affrontate sul fronte della tutela
dei mari, spiegano gli esperti, c'è sicuramente anche il ricorso
eccessivo alla plastica. Secondo stime del WWF, ogni anno vengono
prodotte 450 milioni di tonnellate di plastica. Un rapporto
pubblicato dalla ONG britannica Environment Investigation Agency
(EIA) e basato su recenti dati scientifici, stima che entro il 2025
ci saranno 250 milioni di tonnellate di plastica nell'oceano.
Numeri destinati quasi a triplicare entro il 2040, a circa 700
milioni di tonnellate - pari al peso della popolazione marina di
tutto il mondo. Entro il 2050, la quantità di plastica potrebbe
"superare di gran lunga" il peso dei pesci.
L'emergenza legata alle plastiche e microplastiche è diventata
sempre più pressante, al punto che nei nostri oceani iniziano ad
affiorare le "Great Garbage Patch" vere e proprie isole di plastica
e rifiuti che si sono formate negli anni con l'accumulo dei detriti
portati dalle maree. Per porre fine a questo fenomeno è necessario
investire nell'economia circolare e nelle soluzioni che permettono
una riduzione dell'inquinamento. Diverse società si stanno muovendo
attivamente su questo fronte. Basti pensare a Recycleye, un'azienda
tecnologica che utilizza il machine learning avanzato, la computer
vision e la robotica per trasformare i rifiuti.
In questo contesto gli SDG ONU - e in particolare l'obiettivo
14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e
le risorse marine per uno sviluppo sostenibile - assumono una
rilevanza fondamentale al fine di assicurare un'attenta gestione di
questa fondamentale risorsa globale. Un supporto importante in
questo senso può venire dal mondo finanziario. Sono sempre più
frequenti, infatti, le emissioni di Blue Bond, un sotto insieme dei
green bond, con cui si punta a raccogliere capitale da investitori
d'impatto per finanziare progetti marini e oceanici che abbiano
benefici ambientali, economici e climatici positivi.
Il successo del primo Blue Bond, emesso dalla Repubblica delle
Seychelles nel 2018, che ha raccolto oltre 15 milioni di dollari
dagli investitori, evidenzia il potenziale di questi strumenti. Nel
2019, anche la Banca Mondiale, al fine di attirare l'attenzione
sull'inquinamento dei rifiuti di plastica negli oceani, ha lanciato
un'obbligazione blu rivolta sia agli investitori istituzionali che
a quelli individuali, che ha raccolto 10 milioni di dollari. Da
allora, cresce sempre di più il numero di emittenti di queste
obbligazioni. Sebbene sia sicuramente troppo presto per valutare il
tasso di crescita del mercato delle obbligazioni blu, non è
azzardato affermare che rappresentino strumenti particolarmente
utili per sensibilizzare gli stakeholder e raccogliere al contempo
i finanziamenti necessari ai progetti legati alla salvaguardia dei
mari.
Gli investitori, comunque, possono fare molto di più. In
particolare, possono instaurare un dialogo continuo con le imprese
e far leva sull'esercizio dei loro diritti di voto per guidare le
imprese verso scelte più responsabili e trasparenti. L'engagement
che è un processo di medio lungo periodo può essere affiancato a
un'attività di esclusione di singoli emittenti, settori o paesi
dall'universo investibile, sulla base di determinati principi e
valori. Tra le altre strategie, cui possono ricorrere gli
investitori assumono particolare rilevanza anche l'approccio best
in class, l'impact investing, gli investimenti tematici che
permettono di selezionare gli emittenti in portafoglio secondo
criteri ambientali, sociali e di governance, concentrandosi su uno
o più temi e la selezione degli investimenti basata sul rispetto di
norme e standard internazionali.
Un report recente di Euronext ha evidenziato che sono circa 162
le società quotate sui propri mercati nei settori legati alla Blue
Economy, con una capitalizzazione di oltre 675 miliardi di euro e
un fatturato complessivo che supera gli 840 miliardi di euro.
Sempre più società presidiano il settore, offrendo soluzioni e
tecnologie innovative, come Aquafil che riutilizza vecchie reti da
pesca per produrre fibre sostenibili o Adidas che ha collaborato
con Parley per il Parley Ocean Plastic, nato per riciclare rifiuti
plastici, utilizzati per sostituire la plastica vergine nella
produzione di tutti i prodotti adidas x Parley.
Anche gli enti sovranazionali stanno prestando sempre più
attenzione al tema. Al fine di sostenere investimenti in imprese
attive nei settori della Blue Economy, l'Unione Europea ha
istituito il "BlueInvest Fund" un fondo di 75 milioni di euro, con
cui punta ad accelerare il raggiungimento degli obiettivi posti dal
Green Deal. La Blue Economy rappresenta veramente un universo in
continua espansione a cui gli investitori devono prestare sempre
più attenzione.
com/fus
marco.fusi@mfdowjones.it
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February 17, 2022 08:04 ET (13:04 GMT)
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