Vaticano: caccia a conti Svizzera, è lì cassaforte faccendieri (Rep)
02 Ottobre 2020 - 8:38AM
MF Dow Jones (Italiano)
La caccia ai soldi del sacco di San Pietro porta in Svizzera. I
magistrati vaticani, scrive Repubblica, sono certi che lì siano
nascosti i milioni trafugati con truffe, ricatti e corruzioni.
Somme che non riescono neppure a quantificare e per questo con una
rogatoria di 12 pagine hanno chiesto alle autorità elvetiche di
setacciare tutti i conti dei protagonisti dello scandalo. Broker,
finanzieri e funzionari della Segreteria di Stato come Fabrizio
Tirabassi.
Per gli inquirenti è uno dei personaggi chiave: "ha fornito il
suo contributo alla realizzazione dell'operazione Gutt Sa che si è
conclusa con un esborso di 15 milioni di euro senza alcuna
plausibile giustificazione economica". È lui ad aver seguito in
prima persona le manovre della società lussemburghese posseduta da
Gianluigi Torzi e i magistrati non gli credono quando sostiene di
essere stato raggirato. Perché Tirabassi, da 30 anni al servizio
del Vaticano, è un commercialista competente, oltre a essere "molto
attivo nel proporre investimenti con i fondi della Segreteria di
Stato ai vari gestori patrimoniali, stabilendo con essi attività
anche a titolo personale". Un funzionario con tanto di conto allo
"Ior (saldo pari a 700mila euro) alimentato esclusivamente dagli
emolumenti a lui liquidati dalla Santa Sede ma che egli non ha mai
movimentato".
Ma in Svizzera ha molto altro, tanto che nel 2015 grazie alla
voluntary disclosure regolarizza un milione di euro depositati lì.
Disponibilità patrimoniali che "non solo appaiono sproporzionate
rispetto alla retribuzione a lui erogata dalla Segreteria di Stato,
ma che, alla luce delle investigazioni, rendono plausibile
l'ipotesi che Tirabassi abbia commesso il reato di corruzione o
concorso in appropriazioni indebite".
A cui si aggiunge quello di peculato, perché "sono evidenti le
collusioni con Enrico Crasso, con il quale era certamente d'accordo
per utilizzare i fondi per finalità diverse da quelle
istituzionali". Nella rogatoria si sottolinea come Crasso gestisca
dal 1990 le finanze della Segreteria di Stato. Un'attività in cui
ha coinvolto anche i figli. Ed è lui a introdurre, nel 2012, il
raider Raffaele Mincione nelle stanze della Segreteria di Stato.
Stando all'accusa era pienamente consapevole di utilizzare somme a
destinazione vincolata ed era presente quando sono state assunte
decisioni che si sono rivelate disastrose per le finanze vaticane.
Non solo, nel portafoglio in deposito presso Credit Suisse della
Segreteria di Stato appaiono investimenti effettuati da lui e a lui
riferibili: "Con un evidente conflitto di interesse e un possibile
rischio di frode".
Un quadro desolante, ma quel che è peggio è che "nonostante la
Segreteria di Stato sia stata messa in guardia nell'ultimo anno
circa l'attività di Crasso continua a dargli fiducia e a non
togliergli la delega a operare sui propri conti correnti". Il
sospetto è che si sia creata un'associazione per delinquere ai
danni della Santa Sede e che un fiume di milioni sia stato disperso
nei paradisi bancari. La Svizzera è solo la prima tappa. Qui per
ora sono stati congelati i conti di Mincione, il finanziere di
Pomezia che per l'accusa ha tratto il maggior vantaggio
dall'operazione di Londra. Ben 18 milioni di euro, nonostante
l'affare si sia rivelato disastroso per il Vaticano. E la procura
vaticana gli contesta anche le scalate lanciate in Italia - come
Bpm, B.Carige e Retelit - perché "ha investito somme della
Segreteria di Stato in strumenti finanziari di società a se stesso
riferibili nelle quali aveva interessi personali".
Il cardinale Angelo Becciu segue dal suo appartamento la
continua fuga di notizie che lo riguardano. Ieri, tramite il suo
legale Fabio Viglione, ha reagito alle dichiarazioni attribuite
dalla stampa a monsignor Perlasca. Il porporato ha espresso
"stupore e dolore, denunciandone la plateale falsità", dice
Viglione. E ancora: "Sua Eminenza respinge decisamente ogni tipo di
allusione su fantomatici rapporti privilegiati con la stampa, che
si vorrebbero utilizzati a fini diffamatori nei confronti di alti
prelati". Anche Mauro Carlino, ex segretario di Becciu, ha smentito
tramite i suoi legali "di aver mai fatto accuse nei confronti del
cardinale, di essersi aperto con gli inquirenti dopo la radiazione
dal corpo diplomatico e di essersi pentito, avendo sempre
legittimamente operato, davanti ai magistrati non avendo nulla da
nascondere".
vs
MF-DJ NEWS
0208:21 ott 2020
(END) Dow Jones Newswires
October 02, 2020 02:23 ET (06:23 GMT)
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