L'talia è una Paperopoli senza Rockerduck. Nessuno riesce a
insidiare il primato di Paperon Leonardo Del Vecchio. Per il sesto
anno consecutivo il patron di Luxottica è il re di Piazza Affari,
forte di un patrimonio borsistico di 21 miliardi di euro, in
crescita del 16,7% rispetto ai 18 del 2017.
Il suo deposito - si legge su Milano Finanza - è pieno di
occhiali (+17% in borsa fra il 14 agosto 2017 e il 10 agosto 2018).
Di recente, però, si è arricchito di tappi dopo la quotazione di
Guala C., in cui Delfin, la holding lussemburghese di Del Vecchio,
detiene il 4,2%.
L'imprenditore 83enne doppia la famiglia Rocca, che tramite il
veicolo lussemburghese San Faustín controlla il 60,5% di Tenaris.
Con 10,7 miliardi (+28%) i fratelli Gianfelice e Paolo hanno
scalzato dal secondo posto Stefano Pessina, amministratore delegato
di Walgreens Boots Alliance, che negli ultimi 12 mesi ha perso un
quarto della sua ricchezza borsistica (8,3 contro 10,8 miliardi) e
due posizioni in classifica. Guadagnano il terzo posto, con un
balzo del 36% a 8,6 miliardi, Miuccia Prada e Patrizio
Bertelli.
Il lusso, del resto, è una delle industrie trainanti di Piazza
Affari. Appartengono a questo settore 10 dei 50 nababbi (Del
Vecchio compreso) che nel complesso detengono partecipazioni
quotate per oltre 41 miliardi, il 26% della ricchezza borsistica
totale. Vola Remo Ruffini, che grazie alla cavalcata di Moncler
(+57% nell'ultimo anno) ha incrementato il suo patrimonio del 90% a
2,5 miliardi, con un balzo di 11 posizioni rispetto al 2017.
Temporaneamente fuori moda, invece, Wanda Miletti Ferragamo, che
passa dalla posizione 12 alla 22 (-26,5% a 1,8 miliardi) a causa
della performance negativa dell'omonimo marchio (-19%). A
completare la top 5 dei Paperoni d'Italia, stabile la famiglia
Agnelli-Elkann con 7 miliardi.
Prima della catastrofe di Genova, in realtà, la quinta piazza
era occupata dai fratelli Benetton. In tre sedute (14, 16 e 17
agosto) però il titolo Atlantia è calato del 23% e la famiglia di
Treviso ha perso 1,3 miliardi di patrimonio, scendendo al sesto
posto (-15% rispetto alla classifica 2017 a 6,8 miliardi). Non
figura fra i primi 10 del torneo Silvio Berlusconi. Il Cavaliere
(-16% a 3,1 miliardi) è stato sbalzato dai destrieri Mediaset,
Mondadori e Mediolanum, che hanno registrato tutti cali intorno al
20%. Era già successo nel 2012, ma la detronizzazione di colui che
fra il 1996 e il 2004 è stato il re indiscusso di Piazza Affari
desta scalpore. Scatta del 51% e scala tre posizioni (al 7°) invece
Luca Garavoglia grazie all'effervescenza di Campari , apprezzatasi
del 25% negli ultimi 12 mesi.
Le partecipazioni del presidente del gruppo valgono quasi 2
miliardi in più dell'anno scorso (5,4 contro 3,6 miliardi). Unica
novità nella top 10 è l'ingresso della ChemChina, che attraverso la
società Marco Polo International controlla il 45,5% di Pirelli. A
ottobre 2017, a due anni dal delisting, i cinesi hanno riportato in
borsa il produttore di pneumatici. Da allora il titolo ha
guadagnato il 17% portando l'impresa con sede a Pechino all'ottavo
posto con 4,8 miliardi.
Compresa Chemchina, sono otto i Paperoni stranieri fra i primi
50. Nell'ultimo anno i loro investimenti in Italia hanno conosciuto
alterne fortune. Non bastassero i guai giudiziari, Vincent Bolloré,
presidente e ad dell'omonimo gruppo, ha visto ridursi il suo
patrimonio a Piazza Affari del 13% a poco più di 1 miliardo. Il
bretone ha dovuto subire anche il sorpasso del rivale nella partita
Tim Paul Singer, che attraverso il fondo Elliott controlla l'8,9%
dell'ex monopolista italiano delle tlc e il 30,8% di Ansaldo
Sts.
Il valore delle partecipazioni detenute dal battagliero
attivista statunitense è più che triplicato nell'ultimo anno
(+227%) passando da 496 milioni a 1,6 miliardi. Cifra che ha
portato Singer a risalire 25 posizioni in classifica, fino alla
27esima. Ne ha perse invece 17 lo svizzero Sebastien Egon von
Furstenberg (-46% a 671 milioni), presidente di B.Ifis, che nel
giro di 12 mesi ha visto dimezzarsi la capitalizzazione di mercato
dell'istituto da lui fondato.
Non è stata un'ottima annata neanche per i fondi sovrani. Il
tracollo di Atlantia si è riflesso sul patrimonio di Gic Private
Limited, il fondo sovrano di Singapore, che detiene l'8,13% della
holding infrastrutturale. La centrifuga di Unicredit (-28% dal 17
agosto 2017), poi, ha ristretto anche il portafoglio del principe
Khalifa bin Zayed Al Nahyan, che con il fondo Aabar ha poco più del
5% dell'istituto italiano. Il patrimonio dell'emiro di Abu Dhabi è
sceso del 22% a 1,5 miliardi. Nella Paperopoli di Piazza Affari
dovrebbe presto arrivare un altro investitore estero.
A giugno, infatti, gli inglesi di Cvc hanno raggiunto un accordo
con la famiglia Recordati per acquisire la maggioranza dell'azienda
farmaceutica. A operazione conclusa (manca l'autorizzazione,
scontata, dell'Antitrust), il fondo britannico con sede in
Lussemburgo rileverà la decima posizione occupata dai Recordati,
piazzandosi subito dietro la famiglia Besnier, proprietaria del
gruppo Lactalis che controlla l'89,6% di Parmalat. Il patrimonio
dei signori del formaggio è sceso del 5,6% a 4,4 miliardi. È andata
molto meglio a due imprenditori d'Oltreoceano con il pallino del
pallone: James Pallotta e Thomas DiBenedetto, principali
investitori nella Roma.
La società capitolina ha ottenuto buoni risultati in campo e a
Piazza Affari (+7,7%). La ricchezza quotata del duo italo-americano
così è cresciuta dell'81%, passando da 147 a 266 milioni. Del
resto, la ritrovata competitività della Serie A rende le squadre
del massimo campionato italiano più attrattive. Anche sul mercato.
Negli ultimi 12 mesi la Lazio ha quasi raddoppiato la sua
capitalizzazione (+98%) e il patron Claudio Lotito ha visto
aumentare il suo patrimonio borsistico del 117% a 71,5 milioni.
All'ultimo posto in questo speciale campionato a tre squadre (le
sole quotate) figura la Juventus ('solo' +24,8%). L'arrivo di
Cristiano Ronaldo, però, le ha fatto fare il salto di qualità sul
listino, facendo esultare la famiglia Agnelli che tramite la
holding Exor controlla il 63,8% della società bianconera.
Guardando, infine, alle migliori e peggiori performance
dell'ultimo anno, balza all'occhio l'avanzata di Marco Astorri e
Claudio Cicognani, azionisti di Bio-On, che grazie alla corsa della
Ferrari della bioplastica (+158% su Aim) hanno guadagnato 30
posizioni, triplicando il loro patrimonio a 408 milioni. Si
'limitano' al raddoppio invece Anna Maria Formiggini (+ 87% a 2,7
miliardi), azionista di maggioranza di Amplifon, e Urbano Cairo
(+113% a 550 milioni), presidente di Cairo Comm. e di Rcs.
In totale i 437 Paperoni del listino detengono investimenti per
155 miliardi (+11,6% rispetto al 2017). Le chiavi del forziere più
grande della Paperopoli tricolore però sono in mano, direttamente o
indirettamente, pubblica. Cassa Depositi e Prestiti e il Tesoro
infatti assommano un patrimonio borsistico di 53 miliardi, un terzo
di quello controllato da tutti i privati. Cdp, in particolare, è il
primo attore a Piazza Affari con azioni per quasi 29 miliardi, in
rialzo del 14% rispetto alla classifica 2017. Per le società
partecipate dall'istituto guidato da Fabrizio Palermo sono stati 12
mesi di soddisfazioni. Di conseguenza Cdp ha visto aumentare il
valore della sua quota in Poste Italiane del 16% a 3,3 miliardi, in
Eni del 20% a 15,4, in Saipem del 35% a 560 milioni e in
Fincantieri addirittura del 45% a 1,6 miliardi. In questa sinfonia
stonano solo Snam (-10% a 3,9 miliardi) e Trevi (-61% a 9 milioni,
erano 32 due anni fa). Il processo di salvataggio del colosso
ingegneristico si sta rivelando complesso (-60% a Piazza Affari
nell'ultimo anno) nonostante l'intervento pubblico.
Da segnalare infine l'ingresso ad aprile di Cdp in Telecom (e
nella battaglia Singer-Bolloré) con una quota del 4,93% che in
borsa vale circa 400 milioni. Meno entusiasmante ma comunque
positiva la performance delle società in cui ha investito il
Tesoro. Il suo patrimonio è cresciuto di 1 miliardo esatto,
arrivando a quasi 24 miliardi. A novembre 2017 il Mef ha
incrementato la sua partecipazione in B.Mps dal 4 al 68% e perciò
la quota nella banca senese ora vale 1,8 miliardi, il 636% in più
di agosto 2017. Il Tesoro poi ha ampliato il suo carnet di
investimenti in ambito creditizio intervenendo a sostegno di
B.Carige tramite Sga. La quota del 5,4% ai corsi attuali di borsa
vale poco meno di 27 milioni.
red/ofb
(END) Dow Jones Newswires
August 20, 2018 02:24 ET (06:24 GMT)
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