B.Mps: per la pulizia palla al nuovo cda (MF)
15 Ottobre 2019 - 8:22AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il Tesoro ha impresso una decisa accelerazione al dossier
Montepaschi , ma difficilmente la maxi pulizia propedeutica alla
vendita partirà prima della metà del 2020. Dopo essere salita al
70% nell'ambito del salvataggio, via XX Settembre deve definire un
piano di privatizzazione con l'obiettivo di uscire dal capitale
della banca senese entro il 2021.
Prima di mettere la quota sul mercato però l'azionista pubblico
dovrà rendere appetibile l'istituto all'eventuale compratore,
ripulendone radicalmente l'attivo. Contatti tra il Tesoro (che per
il momento non ha selezionato advisor) e i tecnici della direzione
generale della Concorrenza sarebbero partiti già tra giugno e
luglio sotto il precedente governo e sono ripresi a settembre.
Se il governo si sta muovendo con decisione, difficilmente però
la nuova operazione di de-risking da oltre 10 miliardi partirà
prima della metà del 2020. A favore di tempi lunghi giocano non
solo la complessità della trattativa avviata con la Commissione
europea (che peraltro sarà pienamente in carica solo dal mese di
novembre) e la sua stretta correlazione con la manovra finanziaria
2019, ma anche le prossime scadenze in materia di governance.
L'attuale consiglio di amministrazione di Mps (eletto nel 2017,
contestualmente al varo del salvataggio) andrà in scadenza nella
primavera del 2020. Salvo indicazioni contrarie da parte
dell'azionista pubblico, difficilmente da gennaio il board in
uscita varerà una complessa manovra sull'attivo e sul patrimonio
come quella che si sta prefigurando nelle interlocuzioni tra Roma e
Bruxelles. Non solo per le profonde ricadute che il piano avrà
sulla strategia della banca ma anche perché, dopo la firma, il
vertice non sarebbe in grado di seguirne l'esecuzione, come invece
accaduto per il restructuring plan varato nel 2017. Meglio insomma
attendere la nomina del nuovo board, un argomento che comunque il
Tesoro non avrebbe ancora affrontato.
Dal punto di visto tecnico, l'operazione si presenta molto
complessa. Sul tavolo ci sono diverse ipotesi che ruotano però
tutte attorno alla separazione degli asset in bonis da quelli poco
appetibili per un eventuale compratore. In base alla soluzione oggi
favorita, gli asset deteriorati con il relativo passivo uscirebbero
dal perimetro della banca per confluire in un veicolo ad hoc
gestito da Amco (ex Sga), mentre l'istituto ripulito verrebbe poi
ricapitalizzato con un'operazione che di fatto somiglia a una vera
e propria riquotazione. L'alternativa consiste nel processo
inverso: a uscire dal perimetro in questo sarebbe la good bank
destinata alla cessione, come accaduto nel 2008 per il salvataggio
Cai-Alitalia.
red/fch
(END) Dow Jones Newswires
October 15, 2019 02:07 ET (06:07 GMT)
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