Governo: ecco tutte le nomine che il nuovo governo dovrà effettuare (Mi.Fi.)
26 Settembre 2022 - 07:38AM
MF Dow Jones (Italiano)
Un terremoto ai vertici delle società di stato arriverà nella
primavera 2023 viksto che sono in scadenza i vertici delle più
grandi società di stato. Eni, Enel, Leonardo, Terna. E poi Poste,
Consip, Sport e salute. Ma anche Consap, Amco, Enav. Se si aggiunge
la Rai, sempre nell'occhio del ciclone, fanno 65 poltrone da
assegnare, e pesantissime.
Il rebus delle nomine, Scrive Milano Finanza, questa volta si
presenta senza precedenti, per varie ragioni. La prima è che i
vertici di quasi tutte le holding pubbliche sono stati nominati dal
governo di Matteo Renzi, o dal centrosinistra. Oppure dal Movimento
5 stelle. È il caso di Donnarumma. Ma è anche quello di Paolo
Simioni, che Virginia Raggi aveva voluto alla guida dell'Atac,
disastrata società di trasporto pubblico di Roma, e che poi il
governo Conte ha dirottato nel 2020 all' Enav. Non bastasse, ci
sono anche alcune norme tecniche a impedire la riconferma di alcuni
amministratori. Prendiamo Francesco Starace, il capo azienda dell'
Enel. Nominato nel 2014 da Renzi, confermato nel 2017 da Paolo
Gentiloni e riconfermato nel 2020 dall'esecutivo giallorosa di
Conte, non ha deluso gli azionisti. Tuttavia la regola che limita a
tre mandati la permanenza in carica di un amministratore di quella
società gli impedirà di farne un quarto. Regola che a quanto pare
non vale per l' Eni. Dove Claudio Descalzi, nominato anch'egli da
Renzi e confermato da Gentiloni e Conte, non sembra preoccupato per
un eventuale radicale cambiamento degli scenari politici. Tanto più
se le tensioni sul fronte energetico non si dovessero allentare: e
all'orizzonte di segnali in questa direzione non se ne scorgono.
Purtroppo per tutti, famiglie e imprese.
Matteo Del Fante è invece al timone delle Poste dall'aprile
2017, per nomina del governo Gentiloni. I tre anni precedenti li
aveva passati alla guida di Terna, che gli era stata affidata dal
governo Renzi. Poste italiane è l'azienda pubblica con il maggior
numero di dipendenti: sono 121 mila. In passato è stata a lungo
nell'orbita politica del centrodestra, ed è evidente che un
possibile ribaltamento degli equilibri di governo si rifletterebbe
automaticamente sul suo ponte di comando. A Matteo Del Fante non
mancherebbero in ogni caso gli impegni pubblici: dovrà gestire come
presidente della società Giubileo 2025, controllata interamente dal
ministero dell'Economia, gli appalti per quell'evento.
Anche Alessandro Profumo è in procinto di completare il suo
secondo mandato come amministratore delegato di Leonardo, la
holding pubblica del settore tecnologico e militare. C'è arrivato
nel 2017 con il governo Gentiloni. Protagonista di una
straordinaria stagione a capo di Unicredit, non ha mai nascosto le
proprie simpatie politiche per il centrosinistra. Nel 2012 cedette
alle pressioni di quella parte politica e di uno dei suoi più
autorevoli leader (Massimo D'Alema) accettando di bere il calice
amaro del Monte dei Paschi di Siena. La terza banca italiana,
l'unica rimasta completamente nell'orbita di un partito (il Pd) era
sull'orlo del crac dopo la sconsiderata acquisizione
dell'Antonveneta. Profumo ne diventò presidente rinunciando allo
stipendio ma la sua era una missione disperata, culminata per
giunta con una condanna in primo grado per falso in bilancio
insieme all'amministratore voluto dalla Banca d'Italia, Fabrizio
Viola. Ora c'è in ballo il processo d'appello, che si profila per
lui come un passaggio cruciale.
Non meno appetibile di Leonardo è la Consip. Gestisce decine di
miliardi di gare per le forniture pubbliche, alcune delle quali
negli anni trascorsi hanno originato pesantissime inchieste
giudiziarie con il coinvolgimento di magistrati amministrativi.
Svolge funzioni delicatissime per l'impatto sulla spesa pubblica:
dal 2017 è amministrata da Cristiano Cannarsa, nominato dal governo
Gentiloni e confermato dal secondo esecutivo Conte. Il Fatto
Quotidiano lo bollò come "molto vicino a Matteo Renzi", definizione
che però Cannarsa non avrebbe mai accettato. Auguri anche a
lui.
Ma nell'eventualità che lunedì tutto sia cambiato c'è pure chi
potrebbe dormire sonni tranquilli. Nella periferia dell'impero
pubblico c'è una piccola società, residuo di quando lo stato faceva
pure l'assicuratore. Si chiama Consap, e per nove anni aveva avuto
come ceo l'ex direttore generale della Rai voluto da Silvio
Berlusconi, uscito di scena in seguito alla dissoluzione del potere
del Cavaliere ma con un paracadute dorato. Mauro Masi aveva sempre
resistito anche negli anni del centrosinistra finché nel 2020,
terminato il terzo mandato, aveva dovuto cedere il posto di
amministratore. Riuscendo però a conquistare quello di presidente
della stessa società. Un contentino che lo qualifica come il più
longevo occupante di poltrone pubbliche in attività. Un record che
difficilmente qualcuno potrà strappargli. Fino a prova
contraria.
glm
(END) Dow Jones Newswires
September 26, 2022 01:23 ET (05:23 GMT)
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