Da oltre un decennio la destra non toccava palla nella partita delle nomine. Ora però ha l'occasione per rifarsi, e con gli interessi. Davanti a Giorgia Meloni e al suo governo c'è una prateria. Perché non soltanto con l'approvazione dei bilanci 2022 scadono i consigli di amministrazione di tutti i più importanti gruppi controllati dal Tesoro, ma c'è anche da sistemare il ponte di comando di enti e apparati pubblici fondamentali per il funzionamento dello Stato, per un totale di quasi un migliaio di poltrone.

I vertici delle grandi holding pubbliche, scrive MF-Milano Finanza, sono ancora oggi gli stessi nominati dal governo di Matteo Renzi nel 2014. E torna alla mente quella frase infelice dell'ex ministro della Difesa del primo governo di Silvio Berlusconi, l'avvocato Cesare Previti, che prima delle elezioni politiche del 1996 minacciò: "Non faremo prigionieri".

Stavolta però non ce ne sarà bisogno. Molti hanno imparato e si sono già riposizionati, grazie anche ai risultati. Così, ad esempio, per Stefano Donnarumma, che la sindaca grillina di Roma Virginia Raggi aveva collocato al timone della multiutility della capitale quotata in borsa, l'Acea, e nel 2020 il governo dell'attuale leader del M5s Giuseppe Conte aveva promosso alla guida di Terna, secondo radio mercato si profila un importante avanzamento di carriera. Ossia il trasferimento sulla poltrona di amministratore delegato dell'Enel, ora occupata da Francesco Starace.

Sarebbe invece al sicuro quella, all'Eni, di Claudio Descalzi. Conquistando il suo quarto mandato consecutivo, sarebbe il più longevo capo azienda dell'Eni da settant'anni. Cioè da quando, era il 1953, esiste l'ente petrolifero di Stato. Davanti perfino a Enrico Mattei, che fu presidente dell'Eni per nove anni, dopo essere però stato in precedenza alla guida dell'Agip per otto anni. Per il primato assoluto, a Descalzi mancherebbero ancora un paio di giri. Mai dire mai.

Boccone forse ancora più appetitoso da punto di vista politico è quello di Poste italiane. L'azienda più grande d'Italia per numero di dipendenti: sono 120 mila. L'entourage di Giorgia Meloni ne deve conservare ottimi ricordi. Non fosse altro perché dal 2002 al 2014 amministratore delegato è stato Massimo Sarmi, ex manager di Telecom Italia considerato molto vicino all'ex leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini. E anche se non è più quel tempo, le Poste fanno sempre gola. Oggi a capo c'è Matteo Del Fante, nominato dal governo di Paolo Gentiloni ma assai stimato pure dal suo predecessore Matteo Renzi, che l'aveva voluto a Terna. Chi spera nella continuità non esclude che al suo posto il governo di destra possa promuovere il condirettore generale Giuseppe Lasco.

Quanto a Leonardo, l'epoca di Alessandro Profumo è chiaramente al tramonto. Impensabile che il ministro della Difesa Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni e l'attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, non faccia valere la propria influenza. Tanto più conoscendo bene il mondo dell'industria militare pubblica italiana. Anche dall'interno. Già presidente dell'associazione confindustriale delle aziende della difesa, fino all'ingresso nel governo risultava presidente di Orizzonte Sistemi Navali, una società controllata al 50% rispettivamente da Leonardo e Fincantieri. Per la poltrona di Profumo si parla con insistenza di Lorenzo Mariani, che di Leonardo è ora chief commercial officier. Vedremo.

Poi c'è la Rai, e tutti gli indizi portano a Giampaolo Rossi, figura organica a Fratelli d'Italia. È il direttore scientifico della fondazione Alleanza nazionale. E che il nuovo governo metta le mani sulla tivù di Stato è matematico. Com' è sempre accaduto, governasse la destra o la sinistra.

Ma non è finita qui. Anche il vertice dell'Istituto nazionale della previdenza dovrà cambiare. E non soltanto perché Pasquale Tridico, nominato nel 2019 dal Movimento 5 stelle, sia in scadenza. L'Inps gestisce lo stato sociale, arma formidabile per il consenso politico. Gira il nome di Alberto Brambilla, vicino alla Lega, ex senatore nonché sottosegretario nel secondo governo Berlusconi. È presidente del centro studi Itinerari previdenziali, nel cui comitato scientifico figurano esperti di ogni orientamento politico, da Paolo Onofri a Tiziano Treu, da Natale Forlani a Enzo Moavero Milanesi.

Con loro c'è Gian Carlo Blangiardo, nominato presidente dell'Istat dal governo gialloverde di Giuseppe Conte nel 2019, anch'egli in scadenza. Potrebbe essere rinnovato, ma anche questa è una scelta molto delicata. L'Istat è la bussola della politica economica di ogni governo.

Quindi il nutrito capitolo giustizia. C'è da nominare il nuovo Consiglio superiore della magistratura. E la destra si presenta decisamente bellicosa, come dimostra la scelta di mettere al ministero della Giustizia l'ex magistrato Carlo Nordio. L'identikit del possibile vicepresidente, in sostituzione di David Ermini, potrebbe assomigliare a quello di Alfredo Mantovano. Che è però impegnato a palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza. La morte improvvisa di Franco Frattini ha liberato anche la casella cruciale della presidenza del Consiglio di Stato. La nomina è formalmente del governo anche se la designazione, in ossequio al principio di autonomia della magistratura, spetta allo stesso Consiglio di Stato. Che normalmente si basa sull'anzianità. Secondo tale principio, il primo della lista sarebbe l'attuale presidente aggiunto Luigi Maruotti. Aspira però alla nomina rivendicando pari anzianità anche Carmine Volpe, in passato titolare di molti incarichi governativi anche con i governi di centrodestra. Fra il 2008 e il 2011 è stato capo dell'ufficio legislativo del ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, ora di nuovo al governo con il compito di vigilare sul Pnrr.

La stagione delle nomine avrà uno strascico autunnale. Forse il più importante. In autunno scade anche il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, che in base alle norme non potrà fare un terzo mandato.

red

fine

MF-DJ NEWS

0908:58 gen 2023

 

(END) Dow Jones Newswires

January 09, 2023 02:59 ET (07:59 GMT)

Copyright (c) 2023 MF-Dow Jones News Srl.
Grafico Azioni Fincantieri (BIT:FCT)
Storico
Da Mar 2024 a Apr 2024 Clicca qui per i Grafici di Fincantieri
Grafico Azioni Fincantieri (BIT:FCT)
Storico
Da Apr 2023 a Apr 2024 Clicca qui per i Grafici di Fincantieri