Il bilancio è ancora pesante per tutti o quasi con
l'indice Ftse Mib a -18,9% alla vigilia dell'ultimo trimestre
dell'anno. E
per questo anche ricco di opportunità per i nuovi
investimenti?
Sembrerebbe di no perché il listino risulta ancora
sopravvalutato, con un
price earning medio di Piazza Affari pari a 76.
A conclusione del 3* trimestre, scrive Milano Finanza, il
portafoglio
con i principali titoli italiani accusa perdite da capogiro,
fino e oltre
il 50% per i big dell'energia e dell'industria di base ( Eni
-51%, Tenaris
-57%, Leonardo -52%). Nel 2020 le migliori occasioni sono venute
solo dai
piccoli titoli, con l'indice Star positivo per l'1,2%. In
positivo,
infatti è una pattuglia di azioni del segmento Mid cap che è
riuscita
nell'impresa di cavalcare la crisi ( Diasorin +49%, Amplifon
+19%, Campari
+14%) per la vitalità del modello di business e la forza di
marca
soprattutto nel settore della farmaceutica e dell'ealth
care.
Ma è tempo di bilanci anche sulla base dei fondamentali dei
numeri
aziendali. L'opportunità unica di comprare ancora a forte sconto
i titoli
che giacciono sui minimi deve essere verificata guardando
proprio ai
principali parametri di valutazione.
Milano Finanza ha elaborato, perciò, per ogni segmento del
mercato, la
classifica dei migliori e peggiori price/earning ratio stimati
per l'anno
di bilancio 2020. L'indicatore esprime il rapporto tra prezzo e
utile per
azione, che sintetizza il numero di anni di utili necessari per
coprire il
prezzo corrente dell'azione (normalmente accettato il valore
compreso tra
15 e 25). Secondo l'agenzia Bloomberg il rapporto p/e
dell'indice Ftse Mib
è passato dal valore di 22 a quello di 76 dopo i bilanci resi
noti a
giugno al mercato. Un dato clamoroso che sottolinea come ora i
prezzi medi
siano ancora molto alti rispetto ai dati reali di bilancio. In
pratica il
mercato ha scontato in anticipo, come sempre accade, le stime
sulla
prospettiva dell'andamento societario per il medio termine.
Ma ecco chi sono i sopravvalutati. Se si escludono i casi (
Banco Bpm ed
Exor) legati a situazioni societarie con appeal speculativo
legato più a
motivi congiunturali, molte delle valutazioni più elevate sono
di società
che esportano prodotti di eccellenza italiani come Amplifon che
ha un
rapporto p/e pari a 75, Ferrari di 55, Campari 51, Diasorin 45 e
Moncler
di 43. Le quotazioni di questi titoli, ai quali il mercato ha
dato finora
fiducia, sono in crescita su base annuale e trimestrale (a
eccezione di
Moncler che da inizio anno ha perso il 12%, per via delle
perdite
generalizzate nel settore fashion). In controtendenza Unicredit,
che a
fronte di un titolo che cala del 47% da inizio anno, continua a
mostrare
un rapporto p/e sopravvalutato, pari a 35.
Sono invece i titoli delle utilities, in linea con l'andamento
dei
benchmark e le cattive performance del comparto, a registrare i
rapporti
dell'indice più bassi. Italgas è a 13, così come A2A. Snam ed
Enel non
arrivano a 14 e Terna ed Hera sono appena sopra il valore di 15.
Una
sottovalutazione che viene rispecchiata dall'andamento del
mercato, sia da
inizio anno che nel terzo trimestre.
Le aziende energetiche stanno recuperando terreno dopo aver
subito il
contraccolpo del brusco arresto di quasi tutti i comparti
produttivi, e
sebbene stiano recuperando terreno, è molto difficile che una
ripresa a
livelli pre-Covid possa verificarsi entro fine anno. Tra i
sottovalutati
del listino principale spiccano infine titoli bancari e
assicurativi, in
un universo di tassi negativi o prossimi allo zero.
red/lab
(END) Dow Jones Newswires
October 05, 2020 02:43 ET (06:43 GMT)
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