Investimenti: private debt oltre i 27 miliardi (MF)
11 Aprile 2023 - 8:42AM
MF Dow Jones (Italiano)
Ha chiuso con 27,3 miliardi di euro di volumi il mercato del
private debt italiano nel 2022, non troppo al di sotto dei livelli
del 2021 quando si era toccato il record di 29,6 miliardi. Il dato
aggregato, che emerge dall'ultimo report di BeBeez di prossima
pubblicazione e che MF-Milano Finanza è in grado di anticipare,
nasconde però una differenza importante nelle statistiche per i due
anni. Se nel 2021 la cifra dei 29,6 miliardi conteneva poco più di
2 miliardi di operazioni di acquisto di crediti deteriorati da
parte di fondi specializzati o spv ceduti dalle banche, quella del
2022 ha visto crescere in maniera significativa quella componente,
con un totale di crediti deteriorati corporate passati di mano
vicino agli 8 miliardi. Di pari passo, invece, si è ridotto in
maniera sensibile il volume delle operazioni su asset in bonis, per
un totale che è stato soltanto di 19,5 miliardi contro gli oltre 26
miliardi del 2021.
Quello che è mancato è stato soprattutto il contributo delle
grandi emissioni di bond, quelle dai 100 milioni in su, spesso
strutturate a supporto di grandi buyout condotti da fondi di
private equity, che nel 2022 sono state soltanto 23 per un totale
di 6,8 miliardi di euro, mentre nel 2021 si erano superati i 16
miliardi di euro spalmati su 31 emissioni. In particolare,
quell'anno la sola Astm, dopo il delisting a valle dell'opa
promossa dalla famiglia Gavio insieme ad Ardian, aveva emesso tre
sustainability linked bond per un totale di 3 miliardi di euro. E
Nexi, paytech quotata ma ancora partecipata per una minoranza
significativa da fondi di private equity, e per questo mappata da
BeBeez, aveva portato sul mercato due bond per un totale di oltre 2
miliardi. E ancora, Teamsystem aveva portato sul mercato tre bond
per un totale di 1,45 miliardi per finanziare il buyout con cui
Hellmann&Friedman ha passato di mano la partecipazione dal
vecchio fondo a uno nuovo.
L'anno scorso certo non sono mancate le emissioni a supporto di
buyout, ma le dimensioni sono state in media più contenute, con
l'eccezione dei due bond di Castor per un totale di 1,4 miliardi,
per rifinanziare in parte l'opa di ION Investments su Cerved, e dei
due bond di Fiber BidCo per 1,025 miliardi per rifinanziare il
debito di Fedrigoni, a seguito dell'ingresso nel capitale da parte
di BC Partners al fianco di Bain Capital. Per il resto si è visto
invece anche un aumento importante delle emissioni di note di
cartolarizzazione derivanti da strutture di basket bond, che hanno
riguardato sette operazioni per un totale di 349 milioni di euro,
contro altrettante operazioni per 145 milioni del 2021, mentre i
minibond, cioè le emissioni sino a 50 milioni di euro, compresi i
titoli cartolarizzati all'interno di basket bond, sono stati 213
per un valore complessivo di 1,4 miliardi, molto più alto del dato
del 2021 che era stato di 1,105 miliardi (l'Osservatorio della
School of Management del Politecnico di Milano ne ha peraltro
mappati 268 per 1,65 miliardi dagli 1,033 miliardi del 2021).
Interessante notare anche che inizia a formarsi un mercato di
minibond collocati sulle sezioni speciali delle piattaforme di
equity crowdfunding, ma davvero si tratta ancora di pochissime
operazioni, su tre sole piattaforme: Fundera, Opstart e
CrowdFundMe.
Per contro, le piattaforme fintech di lending, comprese anche
quelle immobiliari, macinano numeri importanti.
Più nel dettaglio, gli acquisti e le erogazioni di crediti in
bonis condotti su piattaforme fintech senza cartolarizzazioni si
sono mantenuti sui livelli del 2021, attorno ai 910 milioni dai
poco più di 980 milioni dell'anno prima, così come le operazioni di
direct lending, che anzi hanno visto un leggero incremento
sfiorando i 500 milioni dai precedenti 425. In aumento anche i
volumi di crediti commerciali e a medio-lungo termine intermediati
con cartolarizzazioni sulle piattaforme fintech e le altre
operazioni di cartolarizzazione di crediti in bonis, che hanno
superato i 9,6 miliardi dai 9,3 miliardi del 2021.
Se limitiamo il punto di osservazione all'attività dei soli
fondi di private debt specializzati, il quadro che emerge è un po'
diverso e nel complesso più positivo: secondo l'indagine semestrale
di AIFI in collaborazione con Deloitte, pubblicata nei giorni
scorsi, il 2022 per i fondi di private debt in Italia si è chiuso
con una crescita degli investimenti di ben il 43% a quota 3,224
miliardi dai 2,261 miliardi del 2021, con un'inversione di tendenza
significativa nel secondo semestre dell'anno, dopo un primo
semestre che aveva invece visto investimenti per soli 531 milioni
di euro (dai 746 milioni del primo semestre 2021), spalmati su 102
operazioni (da 125) e 49 società (da 71).
Certo è che l'aumento dei tassi di interesse di questi mesi ha
spostato al rialzo anche l'asticella del costo del private debt che
già di suo era più caro del tradizionale prestito bancario. Detto
questo, la sensazione però è che il differenziale tra i due tassi
medi, a parità di condizioni, si sia ridotto, cioè l'aumento dei
tassi sul mercato del credito privato sia stato più contenuto,
rendendo quindi più vantaggioso l'intervento dei fondi o comunque
di soggetti alternativi alle banche, che hanno dalla loro parte
anche il fatto di poter strutturare pacchetti di finanziamento più
flessibili e più adatti alle varie e diverse situazioni aziendali.
Vedremo quindi se il trend in discesa delle emissioni di aziende in
bonis del 2022 invertirà o meno la rotta.
red
fine
MF-DJ NEWS
1108:26 apr 2023
(END) Dow Jones Newswires
April 11, 2023 02:27 ET (06:27 GMT)
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