Il 2023 è un anno ottimo per investire la liquidità e per continuare a essere grandi aggregatori. Parola di Alessandra Gritti, vicepresidente e amministratore delegato di Tamburi Investment Partners (Tip), il gruppo fondato nel 2000 assieme a Giovanni Tamburi per puntare su società in forte sviluppo e che dal 2010 è quotato in borsa nel segmento Star.

Lo scrive MF-Milano Finanza aggiungendo che dopo i risultati record del 2022, che hanno prodotto 139 milioni di utili, l'ultima operazione che riguarda da vicino Tip è stata annunciata il 4 aprile e porta in dote un'altra ricca plusvalenza realizzata con il gruppo Azimut-Benetti, di cui Tamburi è socio da oltre otto anni. La quota di Tip scenderà infatti dal 12 all'8% dopo che il più grande produttore al mondo nella costruzione di megayacht ha reso noto l'ingresso del fondo sovrano saudita Public Investment Fund con una quota del 33% del capitale sociale. Un passaggio-chiave per il salto globale del gruppo nautico toscano, che Tamburi indica tra le potenziali ipo sulla rampa di lancio.

Il «dream team» di Tip ha creato in vent'anni un ragguppamento industriale considerato sul mercato il benchmark d'eccellenza del Made in Italy, in forza di un modello di business unico nel suo genere: 31 partecipate in portafoglio che per la maggior parte sono leader di mercato in Italia e all'estero. In questa intervista a ClassCnbc la ceo di Tamburi tratteggia un quadro molto positivo sulla redditività attesa per quest'anno nonostante i venti contrari della stretta monetaria e le incertezze sull'economia.

Domanda. Che cosa emerge dai fondamentali di bilancio dopo i vari shock del contesto internazionale?

Risposta. Si parla tanto di resilienza ma noi l'abbiamo vista nei fatti. Fondamentali solidissimi di tutto il nostro portafoglio di aziende quotate e non quotate, da cui deriva una redditività straordinaria guidata dai record storici dei risultati. Il nostro portafoglio non è indebitato e le nostre partecipate non quotate hanno addirittura cassa. E' un ottimo punto di partenza per il 2023.

D. Il rallentamento economico potrebbe comprimere i margini societari.

Il 2023 è un anno difficile?

R. Non lo pensiamo, così come non lo pensavamo del 2022. Siamo seduti su un budget la cui redditività è migliore di quella del 2022. E' evidente che lasciamo alle spalle un anno in cui la capacità di trasferire nei prezzi l'incremento dei costi è stato forse il fattore preponderante.

Ma ciò sta lasciando il passo a un decremento dei costi molto importante quanto inaspettato, come si osserva dai temi energetici. Quindi si lavorerà di nuovo sui volumi e non tanto sui prezzi, oltre che su un ridimensionamento dei costi. E' un inizio d'anno che nel primo trimestre ha visto ancora dati molto importanti.

D. Quali prospettive avete fornito al mercato?

R. Le guidance sono quelle di una grande sicurezza per il 2023. Il fatto di non avere debito nelle nostre società ci permetterà di essere ancora grandi aggregatori, per cui lavoreremo su quelli che chiamiamo «a done», cioè sugli accordi in essere. Come Tip abbiamo 1,1 miliardi da investire assieme a una buona pipeline di opportunità da aggiungere agli investimenti nel nostro portafoglio

D. Le recenti turbolenze finanziarie hanno scosso il settore del credito. Tip non ha mai investito nelle banche, però opera nel campo del private equity, molto sensibile ai tassi. Considerate questo periodo buono o cattivo per investire?

R. Per noi è un anno ancora ottimo per investire la nostra liquidità. Come interlocutori in grado di utilizzare l'equity abbiamo decisamente una possibilità in più dei concorrenti in quanto non dobbiamo ricorrere alla leva. Questo è un vantaggio competitivo molto forte perché ci permette di decidere al nostro interno rispettando le tempistiche senza dover essere subject to.

D. A proposito di investimenti, a quali ipo state già pensando per la quotazione?

R. Mi riferisco sostanzialmente ad Alpitour, al gruppo Azimut Benetti, a Beta e a Chiorino. Abbiamo iniziato un processo di possibile quotazione nel corso di tutto il 2022 quindi questo per noi non è solo un obiettivo ma spero che sia un fatto nel 2023. Le dimensioni di tutte le società e il percorso di preparazione fanno sì che le dichiarazioni di intento, che avevamo dato e che sono state posticipate nell'ultimo triennio, possano diventare obiettivi concreti nel breve. Oggi abbiamo delle bellissime aziende «tonde» e pronte anche per un processo di quotazione, argomento non da poco.

D. Per gli investimenti sul mercato vi limiterete al buyback delle azioni Tip?

R. Spero ardentemente che faremo anche altro.

L'investimento nelle azioni Tip è un segnale importante, ogni volta che sono a sconto è evidente che dobbiamo comprare, e questo da public company è una dichiarazione forte. Il migliore affare che abbiamo fatto nel breve periodo è proprio quello di aver comprato azioni proprie sulle quali oggi il nostro capital gain è molto significativo. Per fortuna per noi, per un domani, le azioni proprie sono anche motivo di utilizzo strategico potendo usarle per fare dei concambi, o per evitare aumenti di capitale in possibili fusioni o acquisizioni. Ciò premesso, ci auguriamo di inserire anche qualche investimento di più grande dimensione ma nell'ottica di una totale diversificazione, e lavorando su diversi segmenti di attività.

D. Ai vostri azionisti avete raccomandato che oggi e nel prevedibile futuro, come mai accaduto negli ultimi venti anni, un corretto livello di patrimonializzazione è fondamentale. Come si fa a capirlo?

R. Lo si capisce rispetto al tema della criticità del debito.

Siamo sempre stati contrari al debito e il fatto di non avere leva e di avere addirittura dei livelli di cassa è motivo di grandissima sicurezza. Le nostre partecipate sono molto meno rischiose di aziende che mediamente vediamo in altri portafogli perchè il fatto di non avere leva, e anzi di poterla ulteriormente raccogliere, oggi rappresenta un grandissimo vantaggio rispetto a prima, quando i tassi erano a zero. Oggi parlare di tassi significa avere una compressione a livello di utili. Quindi, meno indebitato sei, meglio è.

D. Dai minimi di ottobre, il titolo Tip ha guadagnato il 30% ma il valore intrinseco che dichiarate è quasi il doppio del prezzo di mercato. Da cosa dipende il divario?

R. La nostra valutazione è di 14 euro per azione ed è un valore che ha una fortissima concretezza se rapportato su un totale di asset di 3 miliardi di euro.

Di questi, 1 miliardo è rappresentato dalle nostre large cap più note, cioè Moncler, Interpump, Hugo Boss e Prysmian. Pertanto, i due terzi dei nostri asset si riferiscono ad aziende che non sono ancora sotto i riflettori e che quindi non sono scontate: valutiamo circa 800 milioni le partecipazioni nelle nostre mid cap che sono Elica, Ovs, Sesal e Roche Bobois perché su tutte abbiamo partecipazioni superiori al 20%. Vuol dire che stiamo creando valore importante anche sulle società non quotate che raggiungono dimensioni importanti, come per i 700 milioni di valore creato su Alpitour. Penso che il passaggio dal 2022 al 2023 segni la vera linea di demarcazione nel rappresentare al mercato che il valore che abbiamo creato è significativo.

D. Dal 2014 avete puntato molto su Eataly. Cosa comporta l'acquisizione della maggioranza da parte di Investindustrial e l'iniezione di capitale da 200 milioni?

R. Noi rimaniamo in Eataly.

L'operazione per noi è un ottima notizia perché sono azionisti che rimangono e non cedono e queste risorse saranno legate e dedicate allo sviluppo. Pensiamo che Eataly abbia ancora un'importante storia da cogliere, in particolare andando ad aggredire in maniera definitiva il mercato americano la cui redditività è nettamente superiore a quella europea.

pev

 

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April 17, 2023 03:16 ET (07:16 GMT)

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