MILANO (MF-NW)--Le esportazioni di pompe di calore fuori
dall'Europa potrebbero essere duramente colpite dalle nuove regole
in materia di gas fluorurati. Tanto da cancellare, nel giro di
pochi mesi, una parte consistente delle vendite che vengono fatte
dall'Italia verso tutto il mondo, dal vicino Regno Unito fino agli
Stati Uniti e all'Australia.
E' il pericolo che nasce dal passaggio, in queste ore, più
discusso e contestato del nuovo regolamento sugli F-gas (i gas
fluorurati), sul quale giovedì scorso le istituzioni europee
(Parlamento e Consiglio, con la mediazione della Commissione Ue)
hanno chiuso il trilogo, la trattativa informale che, nel giro di
qualche settimana, dovrebbe portare, salvo sorprese, a rendere
operative le nuove norme, spiega il Sole 24 Ore.
L'obiettivo del regolamento è la messa al bando totale di ogni
consumo di F-gas entro il 2050: entro quella data, andrà chiuso
ogni tipo di impiego di questi gas che, se dispersi nell'ambiente,
sono altamente inquinanti. Per arrivare a quella scadenza, il testo
declina una lunga serie di limiti e vincoli. Ad esempio, per i
condizionatori domestici ci sarà l'obbligo di utilizzare gas
sintetici con un Gwp (global warming potential, che misura il
contributo potenziale all'effetto serra) massimo di 150 a partire
dal 2029. E, poi, l'obbligo di passare ai soli gas naturali dal
2035. Mentre, per le pompe di calore monoblocco, la prima scadenza
è fissata al 2027 e la seconda al 2032.
Nel lungo calendario del nuovo regolamento c'è un passaggio che
riguarda proprio l'export. Qui si legge che, un anno dopo l'entrata
in vigore del regolamento, l'esportazione fuori dall'Ue di tutti i
prodotti che utilizzino F-gas con un Gwp superiore a mille "sarà
proibita". Il regolamento dovrebbe entrare in vigore da gennaio
2024. Quindi, questi nuovi limiti potrebbero scattare da gennaio
del 2025. Il condizionale è d'obbligo, perché la norma, in questo
passaggio, è poco chiara o, comunque, si presta a letture
differenti.
Nel testo, infatti, si fa anche riferimento a un allegato dal
quale, senza scendere in dettagli troppo tecnici, si potrebbe
dedurre che il limite per le esportazioni scatterà seguendo il
calendario fissato dal regolamento per i nuovi standard dei diversi
prodotti. Ad esempio, per i condizionatori domestici il vincolo
partirà nel 2029. Proprio per queste ambiguità le imprese stanno
chiedendo chiarimenti a Bruxelles. Se, però, dovesse passare la
linea più restrittiva, che fa riferimento al 2025, l'impatto
sarebbe pesante. E anche paradossale, dal momento che prodotti
tranquillamente commerciabili in Europa, almeno per un periodo, non
potrebbero andare oltre i confini europei.
In Italia sarebbe la produzione di pompe di calore a subire il
colpo più duro. Stefano Bellò, vicepresidente di Assoclima, parte
osservando che "la nuova stretta sugli F-gas è in discussione da
quasi due anni; in questo periodo di tempo si è cercato di
raggiungere un compromesso tra le esigenze di carattere ambientale
e le problematiche tecniche ed economiche, mitigando alcune
posizioni estreme difficilmente realizzabili. Ma restano forti
incongruenze". Proprio sulle esportazioni c'è forse il problema più
rilevante del regolamento. "Dobbiamo, anzitutto, ricordare - dice
ancora Bellò - che in Italia abbiamo sviluppato un'alta
competitività in prodotti come pompe di calore e chiller sopra i 20
kW. Per questo tipo di prodotti siamo primi in Europa e anche i
primi esportatori extra Ue". Per questo - aggiunge - "se dovranno
esserci dei bandi su certi refrigeranti e su certi prodotti, come
minimo le scadenze alle quali fare riferimento dovranno essere le
stesse tra le esportazioni e il mercato Ue. Non ha senso bandire
per l'export produzioni che non sono ancora bandite in Europa. Si
tratta di una chiara incongruenza che andrà corretta".
Per andare ai numeri, nel 2022 il settore delle pompe di calore
ha esportato circa 210 milioni di euro di prodotti. Circa il 27% di
questi è andato fuori dall'Europa, in tutto il mondo. Molti in
Regno Unito, ma anche in Australia, Svizzera, Stati Uniti, Israele,
Marocco e Turchia.
L'attivazione di un limite di 1.000 Gwp in tempi così stretti
porterebbe una consistente riduzione di queste esportazioni. Per
dare un parametro, per le pompe di calore monoblocco (costituite da
un'unità unica) sopra i 50 kW attualmente la media è di 1.500 Gwp.
Molti prodotti, insomma, resterebbero tagliati fuori dalle
esportazioni.
"Nei primi otto mesi del 2023 - racconta Luigi Zucchi, direttore
commerciale di Aermec - abbiamo esportato extra Ue circa il 20% di
quanto abbiamo prodotto. Se dovesse passare la linea più
restrittiva, questo 20% andrebbe tutto perso o quasi. Anche se,
ovviamente, i clienti extra Ue continueranno a rifornirsi, ma lo
faranno da esportatori che non hanno questi vincoli". L'effetto di
queste regole, cioè, non sarebbe tanto spingere a una maggiore
innovazione sui mercati extraeuropei, quanto piuttosto favorire
quelle imprese che, trovandosi fuori dall'Europa, non devono
rispettare il nuovo regolamento. "Forse tra qualche anno - spiega
Zucchi - quella quota di fatturato andata persa potrà essere
recuperata, ma non è scontato".
Bisogna, poi, considerare che l'utilizzo di gas sintetici a Gwp
più elevato spesso dipende da limiti caratteristici del Paese verso
il quale si esporta. In alcuni casi, ad esempio, ci sarebbero
problemi a fare manutenzione di apparecchi che utilizzino gas
diversi da quelli comuni in un certo paese. Oppure, ci potrebbero
essere limiti legati alla legislazione in materia di sicurezza: il
gas R32 (con Gwp a 675), ad esempio, è classificato come
leggermente infiammabile. In ogni caso, il chiarimento di questi
dubbi è urgente per evitare problemi molto rilevanti a questo
settore industriale. Nella pianificazione degli investimenti, la
scadenza del 2025 è già prossima.
"Per le macchine più grandi, oggi prendiamo ordini per la
primavera del 2024", racconta ancora Zucchi. L'occasione per
indicare l'interpretazione corretta arriverà a breve. La procedura
per arrivare alla pubblicazione del regolamento, infatti, dopo il
trilogo prevede altri passaggi. L'accordo appena raggiunto sarà
sottoposto al voto degli Stati membri nel Consiglio e, poi, alla
commissione Ambiente del Parlamento europeo.
cos
(END) Dow Jones Newswires
October 10, 2023 02:45 ET (06:45 GMT)
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