Di Chris Iggo, cio core investments di Axa Im

ROMA (MF-NW)--Non è chiaro se gli eventi in Medio Oriente avranno un impatto sulla politica monetaria in Europa e negli Stati Uniti. Tuttavia le aspettative di un picco dei tassi ufficiali potrebbero essere rafforzate dall'aumento delle tensioni politiche globali. Generalmente l'incertezza tende a portare all'acquisto di beni rifugio, che in determinati scenari potrebbero vedere un'inversione di tendenza nel recente aumento dei rendimenti dei titoli di Stato. In caso di aumento sostenuto dei prezzi del petrolio a livello mondiale gli investitori dovranno nuovamente considerare l'impatto sulla crescita e sull'inflazione. Ciò potrebbe esacerbare le preoccupazioni esistenti sulle prospettive e creare una certa volatilità nei mercati azionari e del credito. Il debito di diversi emittenti mediorientali ha già subito un contraccolpo. Lo stesso Israele deve far fronte a pressioni sulla sua valuta e sulle sue riserve estere, ma non va dimenticato che detiene notevoli riserve di valuta estera, così come altri emittenti di debito nella regione del Golfo. Sarà necessario seguire con attenzione gli sviluppi in Egitto, un emittente rilevante sul mercato del debito estero, poiché i profughi in fuga dal conflitto potrebbero mettere a dura prova l'economia del Paese rendendo così più critica l'assistenza finanziaria da parte del Fondo Mometario Internazionale.

Finora la Turchia e il Qatar hanno fatto appello alla de-escalation e si sono proposti come potenziali mediatori nella crisi, e questo sembra aver rassicurato i mercati. Dal punto di vista azionario, Israele è piuttosto importante in quanto sede di centri di ricerca e sviluppo (R&S) per diverse aziende del settore tecnologico, tra cui semiconduttori, software e aziende di cybersecurity. Sebbene Israele sia classificato come Paese sviluppato e rappresenti lo 0,17% dell'indice Msci All Country World, rappresenta circa il 2% dell'indice tecnologico più ampio (Msci World It). Un'eventuale escalation o un conflitto di lunga durata potrebbero causare distorsioni per le aziende con attività operative e di ricerca e sviluppo in Israele. Un'escalation materiale degli eventi potrebbe produrre un ulteriore shock di stagflazione sull'economia globale. Un'impennata dei prezzi del petrolio si farebbe sentire soprattutto nei Paesi importatori di petrolio e in quelli con imposte sul carburante relativamente basse, concentrando la pressione su diverse economie dei mercati emergenti e sugli Stati Uniti. Nel frattempo l'elevata incertezza di fondo peserebbe anche sulle decisioni di investimento, in particolare nella regione, ma anche più in generale, in quanto le imprese potrebbero valutare ulteriori rischi e incertezze.

Gli effetti combinati potrebbero rallentare ulteriormente la crescita economica e mantenere l'inflazione più alta più a lungo. Ciò sarebbe sgradito alle banche centrali internazionali che hanno già faticato a mitigare gli shock legati alla pandemia e alla guerra in Ucraina. Nel peggiore dei casi, gli sviluppi in atto potrebbero rallentare materialmente l'attività economica, ma anche rischiare di far aumentare l'inflazione sia nominale che di fondo. Per il momento tuttavia tale prospettiva rimane un caso di rischio e rimaniamo vigili sugli sviluppi di una situazione emergente fluida.

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1308:49 ott 2023

 

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