ANALISI ENERGY: competizione Usa-Ue su tecnologie green fa bene al clima (Mirabaud Am)
21 Marzo 2023 - 11:41AM
MF Dow Jones (Italiano)
(di Simon Perrin, Responsible Investment Specialist di Mirabaud
Am)
Neanche tre anni fa, gli Stati Uniti sono usciti dall'Accordo
sul clima di Parigi e la politica energetica del Paese ha messo al
centro lo sfruttamento dei combustibili fossili. Da allora abbiamo
assistito a un cambiamento deciso, con la firma da parte del
Congresso degli Stati Uniti dell'Inflation Reduction Act (Ira) lo
scorso agosto.
Per molti osservatori, questa legge, che prevede una spesa di
circa 370 miliardi di dollari in tecnologie verdi, rappresenta un
grande successo politico interno per l'amministrazione Biden,
un'enorme spinta all'economia e, soprattutto, una rivoluzione nella
lotta al cambiamento climatico. A livello europeo, molti leader
hanno criticato gli effetti protezionistici dell'Ira, ma la
Commissione europea non è da meno e sta preparando la sua risposta,
con il Green Deal europeo.
L'Ira è un pacchetto legislativo multimiliardario che mira a
"rendere più verde" e a far crescere l'economia statunitense,
ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, fornendo
sussidi e agevolazioni fiscali all'industria delle tecnologie
pulite. Oltre all'aspetto climatico, che sta suscitando scalpore
vista l'entità del bilancio, la legislazione mira anche a ridurre
il deficit degli Stati Uniti introducendo una nuova tassa sui
profitti delle aziende statunitensi (15%) e rafforzando il sistema
di sicurezza sociale attraverso una riduzione dei prezzi dei
farmaci.
Il pacchetto clima, per un totale di quasi 370 miliardi di
dollari, fornirà alle aziende statunitensi impegnate nelle
tecnologie verdi crediti d'imposta sugli investimenti e sulla
produzione. Le principali aree interessate comprendono, tra le
altre, le energie rinnovabili, l'energia nucleare, i veicoli
elettrici, le batterie, la produzione di idrogeno verde,
l'efficienza energetica negli edifici, la cattura di anidride
carbonica e i biocarburanti. Con l'Ira, gli Stati Uniti stanno
mettendo in atto l'Accordo di Parigi, riducendo drasticamente le
proprie emissioni di CO2.
Un'altra caratteristica fondamentale dell'Ira è il supporto alla
produzione di tecnologie pulite "made in America". In altre parole,
i cittadini statunitensi sono incoraggiati ad acquistare auto
elettriche di marca statunitense composte da materiali elettronici
prodotti su suolo americano. L'obiettivo di fondo è superare la
dipendenza dalla Cina per quanto riguarda i componenti elettronici
utilizzati nelle tecnologie pulite. L'Agenzia Internazionale per
l'Energia stima che la Cina controlli il 60% della capacità
produttiva di tutte le batterie, i pannelli solari e le turbine
eoliche.
Senza dubbio, l'Ira rappresenta un cambiamento fondamentale nel
modo in cui gli Stati Uniti affrontano il problema climatico. Gli
esperti prevedono che, se combinato con le politiche esistenti,
l'Ira potrebbe garantire una riduzione delle emissioni rispetto ai
livelli del 2005 di circa il 46% entro il 2030. Secondo il World
Economic Forum, ciò porterà alla creazione di diverse centinaia di
migliaia di posti di lavoro legati alle tematiche dell'energia
pulita, contribuendo così a raggiungere gli obiettivi di deflazione
previsti dal programma.
Al di là della questione climatica e della crescita economica,
l'Ira va a diretto vantaggio di una serie di settori e aziende
all'avanguardia nel campo delle tecnologie pulite, sia americane
che con attività produttive basate negli Stati Uniti. Il settore
automobilistico ne è un esempio interessante. Le case
automobilistiche americane, guidate da Tesla, beneficeranno in modo
significativo di una sovvenzione governativa di 7,5 miliardi di
dollari volta all'acquisto di un nuovo veicolo elettrico. Questo
vale per l'intera catena del valore del settore dei veicoli
elettrici, dai produttori di componenti elettronici (semiconduttori
come Nxp Semiconductors) ai fornitori di minerali per le batterie
(come il litio).
Non saranno solo le aziende statunitensi a essere interessate
agli incentivi fiscali, ma anche le aziende europee che intendono
investire e trasferire le loro attività produttive negli Stati
Uniti. Nel novembre 2022, in seguito all'approvazione dell'Ira, la
società spagnola Iberdrola ha annunciato un piano di investimento
di 36 miliardi di dollari in energie rinnovabili e reti elettriche,
con l'obiettivo di realizzare il 47% di questo investimento negli
Stati Uniti. Anche Volkswagen, Hyundai, Honda e Toyota hanno
mostrato interesse a espandere la loro produzione negli Stati Uniti
per trarre vantaggio da questi sussidi.
La natura "protezionistica" dell'Ira - che è stata pienamente
supportata dal governo statunitense - ha inizialmente destato
preoccupazioni in diversi leader europei, che l'hanno condannata
come una violazione delle regole del commercio internazionale. Nel
febbraio 2023, la Commissione europea ha presentato il Piano
Industriale dell'Ue per il Green Deal (Gdip), concepito per
contrastare l'Ira e il predominio della Cina nella produzione di
tecnologie verdi. L'obiettivo è creare un ambiente più favorevole
allo sviluppo delle competenze industriali necessarie per diventare
il primo continente a raggiungere la neutralità climatica entro il
2050.
Tuttavia, a differenza della strategia climatica americana, che
si basa esclusivamente su meccanismi di sovvenzione facilmente
accessibili in tutto il Paese, il piano europeo è già stato
criticato per la sua complessità politica (è necessario coordinare
i 27 stati membri) e per la struttura eccessivamente burocratica. I
prossimi passi, tra cui l'imminente introduzione del Net-Zero
Industry Act e il Critical Raw Materials Act, saranno cruciali.
Sebbene questa competizione economica e geopolitica intorno alla
produzione di tecnologie verdi possa sembrare feroce, ha il pregio
di fornire (finalmente) risposte all'emergenza climatica.
cos
(END) Dow Jones Newswires
March 21, 2023 06:26 ET (10:26 GMT)
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