L'inflazione core negli Usa, quella più resistente, che esclude cibo ed energia, ha preso di contropiede i mercati: +4,7% a gennaio, oltre le attese del +4,3%. E le borse hanno iniziato a perdere terreno, venerdì 24: il Nasdaq ha aperto in rosso del 2%, il Ftse Mib ha virato al ribasso e chiuso a -1%. I prezzi, negli Stati Uniti ma anche in Europa, restano un problema difficile da risolvere a breve. E le attese sui tassi terminali quest'anno stanno salendo, un'incertezza che fa male ad azioni e obbligazioni. La curva swap che monitora le attese dei mercati sulle banche centrali vede i tassi in Eurozona al 3,6% in autunno e al 5,35% negli Usa. Gli analisti di Deutsche Bank hanno alzato però le attese al 3,75% in Eurozona, Pictet li aspetta vicini al 4% entro settembre. Oltreoceano i futures sui fed funds, che tracciano le aspettative sulla Banca centrale, scommettevano su tassi al 5,75% prima del dato sull'inflazione di gennaio, con una parte del mercato (4,4% contro 0 a gennaio) che si aspetta un picco in realtà al 6% quest'anno. Forse non vedremo i tassi veramente a quel livello nei prossimi mesi, resta il fatto che il movimento continua ad essere decisamente al rialzo. Il Btp decennale venerdì è tornato vicino al 4,5%, quasi il 2% di rendimento sopra il Bund tedesco, mentre il Treasury americano rende poco sotto il 4%. Il 2023 è stato un anno buono per i listini, il Ftse Mib ha guadagnato il 13,8% cancellando le perdite del 2022. Ma l'inflazione potrebbe tornare a fare qualche sgambetto. E i gestori hanno già iniziato a ruotare i portafogli.

Auto, pharma, bond bancari (corti), Btp. "Nonostante il dato sull'inflazione, faccio ancora fatica a pensare che arriviamo a tassi del 6% negli Usa, bisognerebbe avere un'economia straordinariamente resiliente", spiega Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex. Vale ancora la pena "avere un portafoglio concentrato sull'Europa giocato ora in difensiva tornando ad acquistare sui ribassi e sui temi importanti come l'auto e gli ambiti collegati. Le banche hanno fatto bene quest'anno proprio grazie ai tassi al rialzo, sarebbero ancora da tenere". Batacchi inizia già a vedere importanti rotazioni di portafoglio, infatti il settore finanziario che ha corso «inizia a restare laterale e va bene l'automotive. Quanto alle utilities, meglio «restare cauti visto che sono sensibili al rialzo dei tassi». L'esperto guarda all'oscillazione di movimento del Btp decennale fra il 4,5% (in quel caso varrebbe la pena comprare) e il 3,5% (un livello cui si può prendere profitto).

Dopo la "sbornia di inizio 2023, i mercati stanno sperimentando un reality check", interviene Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management, "le trimestrali sono buone, ma i tassi rimarranno alti per diverso tempo". In assenza di visibilità, il gestore è orientato sui farmaceutici (Sanofi, Glaxo, Roche) e nel settore food and beverage (Danone, Diageo). "Manteniamo i bond bancari, ma riducendo la duration e aspettiamo un calo di quotazioni delle azioni delle banche per comprare, visto che i finanziari rimarranno beneficiari delle attuali condizioni macro", aggiunge Caldato. Che punta anche alla nicchia del settore "riassicurativo, vive un momentum notevole con Scor e Swiss Re insieme al leader mondiale Munich Re". Quanto alla scommessa su euro-dollaro, l'esperto resta in area euro, "perché il trend del biglietto verde adesso è difficilmente intuibile dopo il rally del 2022". La riapertura della Cina dovrebbe avere poi un effetto positivo sul ferro, almeno nel breve termine e in tal senso "il titolo Rio Tinto risulta, tra i big minerari, il più esposto con circa il 70% dell'ebitda generato da questa materia prima". Lato bond, dopo i profitti degli ultimi mesi, è meglio "accorciare la duration del portafoglio, concentrare sugli investment grade o simili, in attesa di una nuova opportunità di ingresso", conclude.

T-bond a sei mesi. Per Gabriel Debach, market analyst di eToro, la visione Goldilocks, da riccioli d'oro, caratterizzata da un'inflazione in discesa, si scontra contro una realtà ben diversa. "A questo si aggiunga l'acutizzarsi della tensione geopolitica con Cina e Russia, Mosca ha annunciato la sospensione del trattato sulle armi nucleari e ora sembra minacciare la Moldavia". Debach ricorda che il comparto bancario (misurato dall'Etf iShares EXV1) è salito dai minimi di ottobre del 43% e sui massimi degli ultimi cinque anni beneficiando "delle ottime trimestrali. Situazione che dovrebbe continuare a offrire supporto, ma che nel breve periodo potrebbe essere oggetto di possibili prese di profitto, in un percorso che resta tuttavia ancora ben posizionato».

I principali rischi restano incentrati su Francoforte, dove potrebbero emergere "apprensioni sulla quota di debito pubblico detenuto dalla Bce (quello italiano è superiore al 30%) in un percorso di QT (riduzione del portafoglio della Banca centrale)". Debach sottolinea che ora il rendimento dei bond è "decisamente allettante. I rendimenti dei Treasury a sei mesi (5,05%) sono diventati persino maggiori dei rendimenti dello S&P 500 (4,6%), situazione che non si verificava dal 2001". Sul fronte valute, gli indicatori tecnici rimarcano una tendenza al ribasso dell'euro "con l'area 1,05 che potrebbe essere il primo supporto da monitorare".

Occhio al m&a bancario. Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, vede ancora bene in portafoglio le banche, soprattutto "Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Mediobanca non solamente per i piani di remunerazione ma anche per gli sforzi nella pulizia dei bilanci e per gli obiettivi ambiziosi dei piani strategici". Un altro elemento che potrebbe spingere le quotazioni dei titoli bancari è una nuova ondata di matrimoni. Diodovich crede che "Unicredit, Banco Bpm e Mediobanca possano essere coinvolte in operazioni straordinarie". Sul cambio euro-dollaro l'esperto ha modificato le prospettive. Tenendo conto dell'approccio più falco della Fed e dell'incremento delle tensioni geopolitiche, "crediamo che la coppia valutaria possa scendere fino a 1,04 a medio/breve termine. Nel lungo periodo ci aspettiamo un ritorno dell'euro in area 1,1", conclude Diodovich.

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