Prosegue il lavoro di Unicredit sulla nomina del Ceo e sulla lista da presentare in occasione dell'assemblea che si occuperà del rinnovo della governance. La ricerca del nuovo ceo rimane una priorità per la banca ma non si vede nessuna stretta né accelerazione in questa direzione ed è probabile che l'investitura arriverà a metà febbraio, dopo l'approvazione dei risultati finanziari.

Le riunioni proseguono in modo serrato: oggi si riunirà il Cda dopo che ieri il Comitato nomine di Unicredit presieduto da Stefano Micossi ha proseguito il lavoro di identikit per individuare la figura che sostituirà Jean Pierre Mustier e imprimerà una nuova strategia al gruppo.

L'obiettivo è arrivare a una short list il prima possibile, ma serve anche una convergenza di vedute sui profili idonei.

In testa rimangono gli skills di banchiere commerciale ma con esperienza nell'investment banking e profonda conoscenza del settore bancario italiano. Tra i nomi circolati nelle scorse settimane resistono quelli di Andrea Orcel (ex Ubs) e di Alberto Nagel (attuale a.d. di Mediobanca che tuttavia intende rimanere a Piazzetta Cuccia) mentre sembrano perdere consistenza le ipotesi di Marco Morelli e forse anche di Flavio Valeri (ex Deutsche Bank), gradito però agli azionisti tedeschi e parrebbe anche alla Bce; non è detta quindi l'ultima parola.

Il principale elemento di incertezza nell'individuazione del nuovo capo-azienda e nell'eventuale fusione con Mps - scrive MF - sembra di natura esogena e farebbe riferimento alla crisi di governo che incombe a Roma. Una eventualità di questo genere infatti paralizzerebbe l'attività del Tesoro che finora ha seguito con estrema attenzione la partita. Pur non avendo nemmeno un'azione Unicredit in portafoglio, via XX Settembre ha individuato nella banca finora guidata da Mustier il destinatario ideale del Montepaschi. Proprio per questa ragione molti a Roma hanno spinto per l'arrivo di un boiardo al vertice di Gae Aulenti, sollevando non poche perplessità tra i soci internazionali della banca. È chiaro però che una crisi di governo sarebbe oggi di forte ostacolo all'attivismo del Tesoro e, secondo qualcuno, potrebbe perfino mettere in stand-by la privatizzazione del Montepaschi su cui sinora i funzionari del ministero hanno lavorato intensamente. Quanto agli altri stakeholder della banca, se i fondi internazionali preferiscono mantenere le distanze dalla partita, un certo attivismo si registra nel fronte italiano.

cce

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January 13, 2021 05:01 ET (10:01 GMT)

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