Banca Carige (CRG)

- 03/7/2007 17:12
daniele3 N° messaggi: 19336 - Iscritto da: 05/4/2006

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9721 di 10507 - 22/1/2018 19:48
dria1304 N° messaggi: 1202 - Iscritto da: 22/7/2015
si indietreggia
MODERATO GIACOMINA BONA (Utente disabilitato) N° messaggi: 264 - Iscritto da: 10/11/2017
9723 di 10507 - 23/1/2018 15:49
GIOLA N° messaggi: 30011 - Iscritto da: 03/9/2014
Carige, Malacalza torna all'attacco

La famiglia piacentina tuona contro i vertici della banca ligure e accusa soprattutto la gestione dell'aumento di capitale

di Rosario Murgia

La famiglia Malacalza torna ad attaccare i vertici di Carige facendosi beffe delle critiche mosse dalla Bce sulla sua eccessiva influenza sul consiglio di amministrazione.

La Malacalza Investimenti, la holding dell'imprenditore piacentino Vittorio, ha inviato al presidente Giuseppe Tesauro una lettera per chiedere "un franco chiarimento" sull'aumento di capitale da 560 milioni di euro portato a termine poche settimane fa. Dalla missiva emergono numerose e dettagliate critiche sulla gestione di una ricapitalizzazione resa complessa prima da alcuni soci, tra cui appunto i Malacalza, con la richiesta dell'inserimento del diritto di opzione e poi dai tentennamenti delle banche del consorzio, impaurite dalla possibilità di doversi accollare un enorme inoptato.

Ora, la holding, già protagonista nei mesi scorsi di numerosi interventi a gamba tesa, come nel caso della defenestrazione dell'ex amministratore delegato Guido Bastianini, torna a rivolgersi ai vertici per chiedere lumi sulla "conduzione gestionale, legale e comunicativa dell'operazione da parte delle banche garanti, di Carige, dei consulenti legali di questa e dei suoi incaricati della comunicazione".

Non si tratta ovviamente di critiche su cui i vertici possono tranquillamente soprassedere perchè già all'attenzione delle autorità di vigilanza (Consob, Banca d'Italia e Bce) e perché arrivano dall'azionista di maggioranza. La Malacalza Investimenti è infatti diventata titolare del 20,64% del capitale di Carige partecipando all'aumento di capitale dopo aver chiesto alla Bce perfino l'autorizzazione a salire al 28%. Non solo.

Il nome Malacalza è diventato un catalizzatore per l'andamento del titolo. Il fatto che la famiglia piacentina non sia salita al 28% è stato considerato dagli analisti il pretesto principale per spiegare i ribassi consistenti dei primi giorni dell'anno. Ribassi dovuti in parte alla decisione di Chenavari di ridurre la sua quota, ma comunque fonte di preoccupazione per alcuni investitori, come appunto i Malacalza, che hanno investito pesantemente sulla banca ligure senza alcuna soddisfazione, almeno per ora.

Ed è proprio un senso di insoddisfazione che emerge dalla lettera. La holding sembra quasi chiedere un minimo di riconoscenza per aver "sventato" la minaccia dell'esclusione del diritto di opzione dall'aumento di capitale prima di lanciare dure accuse alle banche del consorzio (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays) e ai vertici capitanati da Paolo Fiorentino. In particolare viene criticata una linea "orientata prioritariamente nel senso di ricercare investitori estranei alla compagine sociale, trascurando qualsiasi iniziativa di contatto, spiegazione e promozione dell'operazione verso la generalità degli azionisti, e rivolgendosi a quelli principali tardivamente e burocraticamente per richiedere l'assunzione di impegni di sottoscrizione". A sua volta la banca viene accusata di aver pubblicato "comunicazioni oscure e incoerenti" sugli impegni dello stesso consorzio.

Detto questo Malacalza Investimenti, che peraltro intende "valutare, e se del caso perseguire, le responsabilità delle banche garanti", si scaglia anche contro "un'azione sulla stampa, mirata ed assai efficace, condotta per porla in cattiva luce e contrastarne la legittima influenza".

Peccato che sia stata la Bce a lanciare critiche proprio contro l'influenza dei Malacalza in seno al Cda. "Siamo certi - si afferma comunque nella lettera - che il Cda non mancherà di valutare le circostanze esposte e ne tenga debito conto anche riguardo ai rapporti della banca con i terzi responsabili di quanto rappresentato. Infine, confidiamo che il Cda e il management possano ora concentrarsi sulla più efficace e sollecita attuazione del piano industriale, dalla quale l'azionariato si attende risultati finalmente positivi che si augura possano presto emergere sia dai conti della banca che dalla percezione della clientela".

Insomma un attacco a 360 gradi che rischia di sollevare un vespaio di polemiche. Il mercato, invece, non sembra dare troppo peso alla nuova iniziativa dei Malacalza. Il titolo tratta infatti in rialzo del 2,3% sulla Borsa di Milano.
6f4ak
http://www.finanzareport.it
9725 di 10507 - 24/1/2018 08:58
dria1304 N° messaggi: 1202 - Iscritto da: 22/7/2015
Quotando: papa franfresco - Post #9724 - 23/Gen/2018 21:42

papafrancescoagenova5a67ac07dc980.jpg

SIA LODATA LA SAN DORIA



é già fin troppo lodata,cara Eminenza,speriamo sia lodata la CARIGE
9726 di 10507 - 24/1/2018 10:55
maurizio5 N° messaggi: 2909 - Iscritto da: 19/4/2007

Solo Malacalza può vivacizzare il titolo e riportarlo sopra a un cent.

9727 di 10507 - 24/1/2018 14:28
gennasivi N° messaggi: 92 - Iscritto da: 09/2/2012
Scusate potete darmi un consiglio, mi hanno proposto di attivare la funzione "prestito azioni" se ho capito bene do' la possibilità agli speculatori di utilizzare le mie azioni Carige per scommettere al ribasso, giusto grazie
9728 di 10507 - 24/1/2018 14:34
maurizio5 N° messaggi: 2909 - Iscritto da: 19/4/2007

Non credo sia così, solitamente le chiedono la banca stessa ma le usano fuori dagli orari di negoziazione, così mi hanno spiegato.

9730 di 10507 - 24/1/2018 17:16
dria1304 N° messaggi: 1202 - Iscritto da: 22/7/2015
Quotando: silvio burlesconi - Post #9729 - 24/Gen/2018 16:03

Quotando: dria1304 - Post #9725 - 24/Gen/2018 07:58
Quotando: papa franfresco - Post #9724 - 23/Gen/2018 21:42

papafrancescoagenova5a67ac07dc980.jpg

SIA LODATA LA SAN DORIA


é già fin troppo lodata,cara Eminenza,speriamo sia lodata la CARIGE


T'è dittu ben Dria... Speremmu ch'inne cacciu sciù 'sta Bagasscia de CARIGE !!!Risultato immagine per https://giphy gif trump donne/



sè repiggiemmù,pe frevà andiemu aù cittù e mesù
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
9733 di 10507 - 24/1/2018 17:45
GIOLA N° messaggi: 30011 - Iscritto da: 03/9/2014
Quotando: giola - Post #9723 - 23/Gen/2018 14:49Carige, Malacalza torna all'attacco

La famiglia piacentina tuona contro i vertici della banca ligure e accusa soprattutto la gestione dell'aumento di capitale

di Rosario Murgia

La famiglia Malacalza torna ad attaccare i vertici di Carige facendosi beffe delle critiche mosse dalla Bce sulla sua eccessiva influenza sul consiglio di amministrazione.

La Malacalza Investimenti, la holding dell'imprenditore piacentino Vittorio, ha inviato al presidente Giuseppe Tesauro una lettera per chiedere "un franco chiarimento" sull'aumento di capitale da 560 milioni di euro portato a termine poche settimane fa. Dalla missiva emergono numerose e dettagliate critiche sulla gestione di una ricapitalizzazione resa complessa prima da alcuni soci, tra cui appunto i Malacalza, con la richiesta dell'inserimento del diritto di opzione e poi dai tentennamenti delle banche del consorzio, impaurite dalla possibilità di doversi accollare un enorme inoptato.

Ora, la holding, già protagonista nei mesi scorsi di numerosi interventi a gamba tesa, come nel caso della defenestrazione dell'ex amministratore delegato Guido Bastianini, torna a rivolgersi ai vertici per chiedere lumi sulla "conduzione gestionale, legale e comunicativa dell'operazione da parte delle banche garanti, di Carige, dei consulenti legali di questa e dei suoi incaricati della comunicazione".

Non si tratta ovviamente di critiche su cui i vertici possono tranquillamente soprassedere perchè già all'attenzione delle autorità di vigilanza (Consob, Banca d'Italia e Bce) e perché arrivano dall'azionista di maggioranza. La Malacalza Investimenti è infatti diventata titolare del 20,64% del capitale di Carige partecipando all'aumento di capitale dopo aver chiesto alla Bce perfino l'autorizzazione a salire al 28%. Non solo.

Il nome Malacalza è diventato un catalizzatore per l'andamento del titolo. Il fatto che la famiglia piacentina non sia salita al 28% è stato considerato dagli analisti il pretesto principale per spiegare i ribassi consistenti dei primi giorni dell'anno. Ribassi dovuti in parte alla decisione di Chenavari di ridurre la sua quota, ma comunque fonte di preoccupazione per alcuni investitori, come appunto i Malacalza, che hanno investito pesantemente sulla banca ligure senza alcuna soddisfazione, almeno per ora.

Ed è proprio un senso di insoddisfazione che emerge dalla lettera. La holding sembra quasi chiedere un minimo di riconoscenza per aver "sventato" la minaccia dell'esclusione del diritto di opzione dall'aumento di capitale prima di lanciare dure accuse alle banche del consorzio (Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays) e ai vertici capitanati da Paolo Fiorentino. In particolare viene criticata una linea "orientata prioritariamente nel senso di ricercare investitori estranei alla compagine sociale, trascurando qualsiasi iniziativa di contatto, spiegazione e promozione dell'operazione verso la generalità degli azionisti, e rivolgendosi a quelli principali tardivamente e burocraticamente per richiedere l'assunzione di impegni di sottoscrizione". A sua volta la banca viene accusata di aver pubblicato "comunicazioni oscure e incoerenti" sugli impegni dello stesso consorzio.

Detto questo Malacalza Investimenti, che peraltro intende "valutare, e se del caso perseguire, le responsabilità delle banche garanti", si scaglia anche contro "un'azione sulla stampa, mirata ed assai efficace, condotta per porla in cattiva luce e contrastarne la legittima influenza".

Peccato che sia stata la Bce a lanciare critiche proprio contro l'influenza dei Malacalza in seno al Cda. "Siamo certi - si afferma comunque nella lettera - che il Cda non mancherà di valutare le circostanze esposte e ne tenga debito conto anche riguardo ai rapporti della banca con i terzi responsabili di quanto rappresentato. Infine, confidiamo che il Cda e il management possano ora concentrarsi sulla più efficace e sollecita attuazione del piano industriale, dalla quale l'azionariato si attende risultati finalmente positivi che si augura possano presto emergere sia dai conti della banca che dalla percezione della clientela".

Insomma un attacco a 360 gradi che rischia di sollevare un vespaio di polemiche. Il mercato, invece, non sembra dare troppo peso alla nuova iniziativa dei Malacalza. Il titolo tratta infatti in rialzo del 2,3% sulla Borsa di Milano.

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MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
9735 di 10507 - 24/1/2018 18:14
GIOLA N° messaggi: 30011 - Iscritto da: 03/9/2014
Carige, l’aumento nel mirino di Malacalza: «Necessario un chiarimento»

di Gilda ferrari

Un mese dopo la conclusione dell’aumento di capitale, Malacalza Investimenti chiede al consiglio di amministrazione di Carige un «franco chiarimento sull’intera vicenda». Con una lettera indirizzata al presidente Giuseppe Tesauro, l’azionista di maggioranza muove una lunga serie di critiche in relazione «alla complessiva conduzione gestionale, legale e comunicativa dell’operazione da parte delle banche garanti, di Carige, dei consulenti legali di questa e dei suoi incaricati della comunicazione».

La lettera che Il Secolo XIX ha potuto visionare è datata 11 gennaio 2018 e porta la firma di Mattia Malacalza, figlio di Vittorio, vice presidente della banca. La ricapitalizzazione da 544 milioni si è conclusa a fine dicembre, nel rispetto di quanto richiesto dalla Bce, ma la banca ligure sembra non trovare pace. Ad alzare il livello di tensione è la famiglia Malacalza, che attraverso la holding Malacalza Investimenti detiene il 20,639% di Carige. Così come accaduto nel caso della sfiducia all’ex ad Guido Bastianini, sollevato dall’incarico dopo una lettera portata in cda (mozione poi votata a maggioranza), anche in questo caso la famiglia di industriali affida il suo pensiero a un documento scritto.

La lettera è già all’attenzione delle autorità di vigilanza: Consob, Bankitalia e Banca centrale europea. A sollevare il disappunto dell’azionista, l’operazione di rafforzamento patrimoniale e l’andamento del titolo registrato nelle settimane successive a Piazza Affari. Nel documento di cinque pagine, Malacalza Investimenti ricorda di avere «sventato» l’eventualità approvata dal cda, sia pure «in via subordinata», di un aumento di capitale «con totale esclusione del diritto di opzione degli azionisti».

Quindi lamenta come «la linea delle banche garanti e del vertice direzionale della banca» si sia «orientata prioritariamente nel senso di ricercare investitori estranei alla compagine sociale, trascurando qualsiasi iniziativa di contatto, spiegazione e promozione dell’operazione verso la generalità degli azionisti, e rivolgendosi a quelli principali tardivamente e burocraticamente per richiedere l’assunzione di impegni di sottoscrizione».

Il riferimento è alle giornate in cui tra il consorzio di garanzia (composto da Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays) e Malacalza Investimenti si registrarono tensioni circa gli impegni di sottoscrizione che alla fine furono regolarmente firmati. In questo contesto l’azionista ricorda che, al fine di poter contribuire all’aumento in misura maggiore al 17,6% posseduto prima dell’aumento, fu chiesto alle autorità di vigilanza - e ottenuto - l’autorizzazione a salire fino al 28%.

Malacalza Investimenti denuncia poi di non essere stata a conoscenza «all’epoca dell’effettivo margine di rischio (che ancora oggi non ci risulta) che le banche garanti, a fronte di un compenso di svariate decine di milioni di euro, si sono assunte rispetto all’eventualità di mancata copertura integrale dell’aumento di capitale», accusando la banca di avere pubblicato, a tale proposito, «comunicazioni oscure e incoerenti». I Malacalza preannunciano quindi l’intenzione di «valutare, e se del caso perseguire, le responsabilità delle banche garanti», e denunciano l’esistenza di «un’azione sulla stampa, mirata ed assai efficace, condotta per porre in cattiva luce» l’azionista «e contrastarne la legittima influenza» su Carige.

Episodi, questi ultimi, che «si prestano a un’interpretazione che identifica una controparte, interna a Carige, di Malacalza Investimenti e del presidente della banca». «Siamo certi - conclude Mattia Malacalza - che il cda non mancherà di valutare le circostanze esposte e ne tenga debito conto anche riguardo ai rapporti della banca con i terzi responsabili di quanto rappresentato. Infine, confidiamo che il cda e il management possano ora concentrarsi sulla più efficace e sollecita attuazione del piano industriale, dalla quale l’azionariato si attende risultati finalmente positivi che si augura possano presto emergere sia dai conti della banca che dalla percezione della clientela». Contattata dal Secolo XIX, la famiglia Malacalza ha fatto sapere di «non commentare gli atti di pertinenza del cda».
6fl11
http://www.ilsecoloxix.it/
9736 di 10507 - 24/1/2018 18:50
dria1304 N° messaggi: 1202 - Iscritto da: 22/7/2015
speremmù bèn,pè tutti
9737 di 10507 - 24/1/2018 18:52
dria1304 N° messaggi: 1202 - Iscritto da: 22/7/2015
chi a sùperba à mùstrià ù sò vàlùre
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
9739 di 10507 - 24/1/2018 19:15
GIOLA N° messaggi: 30011 - Iscritto da: 03/9/2014
Carige, in arrivo resa dei conti nel Cda

Sarebbe stato già fissato il board per rispondere alla lettera di Malacalza. La bagarre per una volta giova al titolo, che continua il suo recupero in Borsa

L'ultima sfuriata di Vittorio Malacalza, azionista di maggioranza di banca Carige, non pesa sull'andamento del titolo in Borsa, che anzi anche oggi chiude positiva (+1,2% a 0,0090 euro con un massimo a 0,0094) tentando di riavvicinarsi al prezzo del recente aumento di capitale fissato a 1 centesimo.

L'attenzione del mercato è rivolta a martedì prossimo, quando sarebbe stato convocato un Cda della banca ligure proprio per replicare alle contestazioni dell'imprenditore piacentino contenute in una lettera infuocata inviata allo stesso board guidato da Paolo Fiorentino e presieduto da Giuseppe Tesauro.

Nel mirino della Malacalza Investimenti, la holding di famiglia dell'imprenditore Vittorio, c'è soprattutto il ruolo degli advisor nell'aumento di capitale da 560 milioni di euro portato a termine poche settimane fa, per cui si chiede "un franco chiarimento".

In particolare viene criticata una linea "orientata prioritariamente nel senso di ricercare investitori estranei alla compagine sociale, trascurando qualsiasi iniziativa di contatto, spiegazione e promozione dell'operazione verso la generalità degli azionisti, e rivolgendosi a quelli principali tardivamente e burocraticamente per richiedere l'assunzione di impegni di sottoscrizione". A sua volta la banca viene accusata di aver pubblicato "comunicazioni oscure e incoerenti" sugli impegni dello stesso consorzio.

A fronte di ciò, Malacalza non avrebbe digerito il fatto che i garanti dell'operazione - Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays, ai quali si è aggiunta Equita - si siano spartiti commissioni per complessivi 51,7 milioni senza assumersi rischi.

L'aumento è andati in porto grazie sia agli azionisti storici sia al complesso schema di subgaranti, i quali hanno "prenotato" una fetta di inoptato in cambio di alcune operazioni di cessione, come nel caso di Chenevari che ha acquisito Creditis (per poi vendere parte della quota rilevata in Carige) o del Credito Fondiario e di Sga che si sono aggiudicate gli Npl della banca ligure.

Da parte sua la Malacalza Investimenti è diventata titolare del 20,64% del capitale di Carige partecipando all'aumento di capitale dopo aver chiesto alla Bce perfino l'autorizzazione a salire al 28%. E ora, visto l'accorato j'accuse, si tratta di vedere quali saranno le prossime mosse dell'azionista di maggioranza: se intenderà effettivamente salire al 28% oppure se sia giunto il momento di farsi da parte. Tanto più che lo stesso Fiorentino ha citato una possibile aggregazione come una strada obbligata per la banca ligure. Nei giorni scorsi sono addirittura circolate voci su una possibile acquisizione da parte del Crédit Agricole.

Nella lettera comunque Malacalza auspica che "il Cda e il management possano ora concentrarsi sulla più efficace e sollecita attuazione del piano industriale, dalla quale l'azionariato si attende risultati finalmente positivi che si augura possano presto emergere sia dai conti della banca che dalla percezione della clientela".
6flzb
http://www.finanzareport.it
9740 di 10507 - 24/1/2018 19:40
GIOLA N° messaggi: 30011 - Iscritto da: 03/9/2014
Banche, addendum Bce su Npl potrebbe slittare

Il documento sarà comunque finalizzato entro il primo trimestre. Per il capo della vigilanza Nouy gli istituti "si devono preparare"

Resta sotto i riflettori il tema della vigilanza dell'Unione Europea sui crediti deteriorati delle banche italiane, dopo che nelle ultime ore una delle maggiori funzionarie della Banca centrale europea, Danièle Nouy, presidente del supervisory board dell'ente, ha fatto capire che potrebbe essere rimandata di qualche mese l'applicazione del cosiddetto "addendum" alle linee guida comunitarie sugli Npl, alias Non Performing Loans.

Parlando a Francoforte, presso la sede della Bce, la Nouy ha dichiarato: "L'addendum è stato sottoposto a pubblica consultazione che si è chiusa a dicembre. Abbiamo esaminato tutti i commenti e le opinioni legali che abbiamo ricevuto ed emenderemo di conseguenza l'addendum. Tra le altre cose, potremmo cambiare la data di applicazione e chiariremo il contesto di Pillar 2 in cui si inserisce della Bce. Ci stiamo coordinando con la commissione europea sulla sua proposta per un livello minimo di accantonamento prudenziale in base al Pillar 1. L'addendum sarà finalizzato nel primo trimestre di quest'anno".

Si ricorderà che il cosiddetto "addendum" è, riassumendo, una integrazione alle linee guida sugli Npl già emesse dalla BCE nel marzo 2017, una sorta di "aggiunta" che l'Europa ha pubblicato in autunno e che prevede di spingere le banche a coprire integralmente i deteriorati dopo sette anni, oppure due anni, a seconda siano crediti garantiti o non garantiti, decorrendo dal momento della loro iscrizione a credito deteriorato.

La Nouy ha invitato gli istituti a non sprecare la possibile dilazione e a impegnarsi comunque per raggiungere l'obbiettivo senza perdere tempo: "Il mio primo messaggio alle banche è questo: fare troppo poco e tardi non è un'opzione percorribile. Porterà sicuramente a maggiori problemi nel futuro. Il mio secondo messaggio alle banche è questo: preparatevi per l'addendum".

il capo della vigilanza Bce ha ricordato il nuovo stress test per capire quali banche sono sottocapitalizzate, spronandole a rimediare ai rischi di mercato, sotto la stretta supervisione dell'Europa. Lo scopo, come spiega lei stessa, è anche arrivare al ventilato sistema europeo di assicurazione dei depositi, o Edis. Secondo la Nouy, la creazione dell'Edis potrebbe comportare "un'altra revisione della qualità degli asset e ciò dovrebbe rappresentare per le banche un ulteriore incentivo a ripulire i loro bilanci".

Il tema dell'addendum è molto sentito dalle banche italiane, che detengono il 25% degli Npl di tutta la galassia bancaria della Ue. I criteri europei di valutazione vengono ritenuti troppo rigidi dall'Italia, e un incontro fra la Nouy e la Banca d'Italia svoltosi a Roma lo scorso 17 gennaio non è valso a far ammorbidire le posizioni europee. La prospettata dilazione di alcuni mesi, però, sembra offrire almeno l'occasione per guadagnare tempo.

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Danièle Nouy, responsabile del comitato unico europeo di vigilanza bancaria
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